La Roma torna nella Capitale con un prezioso pareggio. La squadra guidata da Di Francesco soffre per tutto lo svolgimento della partita al cospetto di un Napoli arrembante e caparbio. La rete al 14′ di El Shaarawy viene pareggiata al 90′ da Mertens: ecco l’unico, vero, rimpianto dei capitolini. In Campania è stata una Roma provinciale oppure, in questo momento, il Napoli è semplicemente più forte?
La Roma raramente si smentisce: la doppia fronte di questa società, da tempo immemore, ha abituato i tifosi ad un sali e scendi di emozioni. Prestazioni estremamente positive contro avversari tosti che, da contraltare, vengono vanificate da clamorose prove negative contro compagini inferiori al cabotaggio dei capitolini. Nella storia romanista, tutti ormai lo sappiamo, queste montagne russe (chiamatele “Dolcetto o Scherzetto” vista la vicinanza con Halloween) sono costate, nei peggiori dei casi, lo scudetto dopo aver inscenato una stagione praticamente perfetta. Chiedere al Lecce già retrocesso, al Venezia con l’acqua della laguna alla gola oppure alla Sampdoria. La gara di ieri sera, anche per il più ottimista dei tifosi, non lasciava spazio al positivismo: dopo aver perso in casa contro la Spal (gli estensi sono stati letteralmente presi a pallonate dal poco presentabile Frosinone al Paolo Mazza nel pomeriggio di Serie A), dopo essersi fatti rimontare due reti dal Chievo Verona fermo ad un punto, dopo non essere riusciti a vincere contro l’Atalanta in casa pareggiando col brivido ed, infine, dopo aver concesso i primi goal stagionali al Bologna di Santander (non proprio Cristiano Ronaldo) certificando la prima vittoria della banda guidata da Filippo Inzaghi, i giallorossi sembravano recitare la scomoda parte della “vittima sacrificale” al cospetto di un lanciatissimo Napoli che, nell’ultima giornata di campionato, aveva ridotto il distacco in classifica dal battistrada Juventus a quattro lunghezze.
LA PARTITA DEL SAN PAOLO: RIMPIANTO FINALE
La Roma, dopo il miracoloso pareggio contro il Napoli, resta a margine delle posizioni che contano: l’attuale ottavo posto in graduatoria, infatti, relega i capitolini (15 punti su 10 gare giocate) fuori da Champions League ed Europa League. Di contro, il Napoli di Ancelotti occupa placidamente la seconda piazza dietro alla Juventus schiacciasassi di Allegri e Ronaldo; il pareggio casalingo, però, ha ampliato il gap dai bianconeri: la mancata vittoria del San Paolo, infatti, ha scaraventato gli azzurri a meno sei dalla Juventus. Se questa sera, poi, l’Inter di Spalletti dovesse battere a domicilio la Lazio nel monday night di A, i nerazzurri aggancerebbero nella piazza d’argento proprio i campani. Che sviluppo ha avuto il vecchio Derby del Sole? Pronti, via ed il Napoli imprime un ritmo forsennato alla gara: Insigne viene murato miracolosamente dal monolite greco che, all’anagrafe, prende il nome di Kostas Manolas. Dopo quattordici minuti di gara, però, è la Roma a comandare il match grazie alla realizzazione di El Shaarawy che, dopo aver sfruttato il pregevole assist di Dzeko, batte Ospina giocando di sponda col palo. Il rocambolesco vantaggio potrebbe incanalare il match in modo estremamente vantaggioso: la banda Ancelotti è costretta a riversarsi in avanti alla caccia del pareggio mentre la Roma può attendere nella sua trequarti per poi scatenare le controffensive con la sua batteria invidiabile di velocisti.
Nel ciclone arrabbiato di un Napoli dagli automatismi offensive quasi perfetti, la barchetta giallorossa seppur in balia della tempesta riesce a resistere alle minacce portate da Callejon, Insigne e Milik sfiorando, con Dzeko, la rete dell’ingiusto 0-2: il bosniaco, imbeccato magistralmente da Under, scarta Ospina defilandosi dallo specchio di porta. Finita così? Assolutamente no: le aggraziate movenze del “Cigno” di Sarajevo lo portano a girarsi in un fazzoletto calciando, così, la sfera verso la porta sguarnita dei partenopei. Sarà Albiol a strozzare in gola l’urlo di giubilo dei romanisti scacciando la minaccia bosniaca sulla riga di porta con un perentorio stacco di testa. Troppi, comunque, i rischi difensivi corsi dalla compagine di mister Di Francesco: il Napoli, al netto dei pochi brividi portati dalla Roma, schiaccia nettamente i capitolini nella loro metà campo creando azioni da goal a profusione. Olsen, uno dei migliori, s’impone salvando (a volte goffamente) il risultato in almeno sei occasioni sfruttando, anche, la poca precisione sotto porta degli avanti azzurri. Il fischio che decreta la fine della prima frazione di gioco porta nel tifosi romanista un’impercettibile fioritura di speranza: “Possibile che, dopo un primo tempo del genere, la squadra possa resistere e, perché no, creare più problemi ad un Napoli che potrebbe calare a livello fisico nel secondo tempo? Possiamo giocarcela?!” Ehm…anche no!
FINALE SCRITTO: PAREGGIO NAPOLETANO DI MERTENS
La ripresa è un assolo azzurro. Tattiche o non tattiche, poco conta: la Roma viene investita dall’onda napoletana senza trovare porti sicuri per ripararsi dal ciclonico assedio guidato dal generale Ancelotti. Non è una scelta quella della Roma ma una vera e propria esigenza dettata dall’attuale superiorità dei partenopei: è vero, i romani interpretano la ripresa da provinciale che, spaventata dalla verve dei più quotati rivali, si rintana a difesa del preziosissimo goal di vantaggio. I partenopei costruiscono azioni su azioni accumulando palle goal da lasciare in eredità ai calciatori che, fra cento anni, vestiranno la maglia azzurra; la Roma dal canto suo perde De Rossi e Manolas per infortunio (altra prova negativa per Cristante e Fazio entrati per rimpiazzarli) ed il fortino comincia a scricchiolare ancor più sinistramente. La rete incassata al 90′ da Mertens, entrato per sostituire un evanescente Milik, sintetizza perfettamente novantuno anni di storia giallorossa: col traguardo insperato ormai vicino e dopo aver vanificato le mirabolanti azioni del Napoli, i partenopei tramutano la sfortuna in fortuna nella svirgolata a centro area di Callejon che, magicamente, diventa un assist al bacio per il belga che, da zero metri, fulmina l’incolpevole Olsen facendo esplodere di gioia il poco popolato San Paolo. Pessimismo, speranza, possibilità concreta di vittoria e delusione: la Roma viene raggiunta sui titoli di coda dal Napoli generando tristezza ed un pizzico di sconforto. Giallorossi provinciali o Napoli superiore? Ai posteri l’ardua sentenza…
LE PAROLE DI MISTER DI FRANCESCO
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? A margine del pareggio colto sul difficile campo del Napoli, Di Francesco (tecnico della Roma) ha rilasciato alcune dichiarazione alla stampa. Ecco le sue parole: “Solo a tratti si è visto qualcosa Avevamo troppi problemi fisici, De Rossi e Manolas per noi sono troppo importanti. L’errore nasce quando fai sempre la giocata corta e orizzontale e permetti agli avversari di aggredirti invece a volte devi essere bravo a farli venire su e scavalcarli. Dovevamo farlo con più continuità.” Qualcosa da salvare nella serata? Ecco la risposta del mister ex Sassuolo: “Abbiamo sbagliato delle scelte, ma siamo stati combattivi e ci siamo aiutati l’uno con l’altro. Non si può giocare a calcio senza desiderare di essere squadra. Devo convincere i ragazzi che possiamo migliorare. Perdiamo d’identità se ci facciamo schiacciare; vorrei una squadra sempre propositiva che difensiva, ma è stato anche un motivo fisico. C’è bisogno di tempo e serve la pazienza e la capacità di saper aspettare. Il cambio di passo di qualcuno più grande? Arriva, sono ottimista, abbiamo potenzialità importanti. Devo essere bravo a permettergli di esprimersi al meglio. Intanto prendiamoci questo punto, che alla fine fa morale”.
Un punto che fa morale e, marginalmente, mette un piccolo tassello aggiuntiva sulla continuità nei risultati dopo la bella vittoria europea contro il CSKA Mosca che ha spedito i giallorossi, per differenza reti, al comando del raggruppamento G di Champions League. Fiorentina-Roma (sabato 03/11 ore 18:00) e CSKA-Roma (mercoledì 7/11 ore 19:00) sapranno dirci se questo punto, prima insperato e poi rimpianto, sarà stato propedeutico all’innalzamento del morale di una squadra che vive picchi di entusiasmo altissimi e baratri negativi nei quali testa e gambe sembrano ribellarsi all’inevitabile salto di qualità dei capitolini nati nel 1927…
ANDREA MARI
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