Coronavirus: gli allarmanti dati sul turismo a Roma

La Capitale non è ai primi posti per i contagi in Italia, ma risente del virus come un vero e proprio focolaio. Crollano le prenotazioni dei voli e delle strutture alberghiere, con conseguenze economiche disastrose.

La denuncia delle associazioni di categoria: il turismo a Roma a Marzo crollato fino al 90 percento.

Roma, 29 Febbraio 2020. L’anno in corso è bisestile, con Febbraio che si concede un giorno in più prima di cedere il posto a Marzo. La primavera sembra già arrivata (e neanche questa è una buona notizia), ma oltre ai fiori e al polline, non porterà una fioritura anche per quanto riguarda il settore turistico, messo in gionocchio dal coronavirus e dai suoi effetti sui decreti e sui sentimenti internazionali.

Federalberghi, Assoturismo, Confesercenti, Fiavet e tutti gli enti turistici sono concordi nella denuncia dell’imminente crisi che non si limiterà soltanto ai ristoranti cinesi, come è accaduto finora, ma colpirà l’intero settore turistico italiano, in modo particolare quello romano.

Così, se fino a qualche settimana fa erano gli italiani a non mangiare in un ristorante cinese, per via di effetti psicotici legati alla paura di un contagio, adesso sono i turisti da tutto il mondo a rinunciare all’Italia come meta turistica: chi per scelta, chi per divieto imposto dal Paese di origine. Le scale percentuali riportate potrebbero non differire da quelle di altre città italiane, ma a Roma ci sono tre fattori a determinarne la gravità ulteriore.

Perchè Roma preoccupa maggiormente

Il primo, fatto di numeri assoluti. La capitale italiana è ogni anno invasa da turisti nell’ordine delle decine di milioni. Se di colpo venissero a mancare il 90 percento di questi, significherebbe che su dieci milioni di persone, nove milioni deciderebbero di trascorrere le proprie vacanze fuori dall’Italia, di cui Roma è quasi sempre tappa di itinerario.

Il secondo: Roma deve gran parte della propria tenuta economica al turismo e se i dati non subiranno un cambiamento o un pronto intervento, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Federalberghi, paragonando le prenotazioni e i voli di Marzo 2019 con quelle del Marzo attuale, parla di un crollo del 90 percento. Anche per Giugno le diminuzioni sono pesantissime, toccando quota 60 percento.

Il terzo: Roma ha avuto pochi contagi rispetto a tante città italiane, ma i dati sono comunque disastrosi. Cosa accadrà alle zone dei focolai?

I rischi indicano un pericolo enorme per la sopravvivenza del settore

A rischio sarebbero innanzitutto 250 mila lavoratori dipendenti presso strutture alberghiere, quindi la vita stessa di tanti alberghi e ristoranti che devono alla vocazione turistica i propri bilanci. Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi, ha stimato i dati su scala periodica. In 7-8 mesi, il danno sarebbe di circa mezzo miliardo di euro.

Per avere un’idea immediata, basti pensare che il solo stop alle gite è costato circa 316 milioni di euro in tutta Italia. Sempre secondo Roscioli, la situazione a Roma potrà essere sostenbile per circa 2/3 settimane. Poi la vita di alberghi, tour operator, ristoranti, guide turistiche, dipenderà da una necessaria manovra di intervento.

Per ora, l’unica manovra pare essere quella attuata dal Sindaco della Capitale. Sono state date indicazioni a tutte le strutture recettive e ai negozi: affiggere un decalogo anticontagio all’ingresso.

La sensazione è che questo non basterà per poter garantire la sopravvivenza di un settore che soltanto a Roma conta un numero di lavoratori superiore di circa venti volte a quello dei dipendenti dell’Ilva, tanto per citare un dato che è stato ed è (giustamente) rilevante per l’interesse nazionale. Con ciò, non si intende fare inesatti paragoni di differenti problematiche e differenti aziende, ma semplicemente far intendere meglio la portata drammatica del problema.

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