Romain Gary è solo uno dei tanti pseudonimi usati dallo scrittore, partigiano e diplomatico originario della Lituania, nato a Vilnius l’8 Maggio del 1914. Il suo verso nome è Romain Kacew. Ha attraversato la storia del Novecento, ottenendo la consacrazione con il premio Goncourt, il massimo riconoscimento letterario francese. Nel 1956 lo vinse con “Le radici del cielo” e nel 1975 con “La vita davanti a sé”, parabola di poesia e sopravvivenza che ruota intorno al piccolo orfano Momo e alla sua salvatrice Madame Rosa.
Per quanto concerne la sua vita privata, un dato di rilievo è il matrimonio con l’attrice simbolo della Nouvelle Vague, Jean Seberg, con la quale ha condiviso la morte per suicidio. Il suo capolavoro indiscusso è “La promessa dell’alba”, pubblicato nel 1960, un romanzo autobiografico, una dichiarazione di amore verso sua madre. Dal romanzo è stato tratto il film del 2017 di Eric Barbier, con Charlotte Gainsburg nei panni della madre.
Anche “La vita davanti a sé” è stato portato sullo schermo in due trasposizioni. La prima del 1977 che ha vinto l’oscar come miglior film straniero e l’ultima meno fortunata, trasposta nel Sud Italia, con Sophia Loren nei panni di Madame Rosa. Il suo ultimo romanzo, “Gli aquiloni”, è stato pubblicato nel 1980 e insieme ai suoi primi due romanzi compone quella che la casa editrice Neri Pozza ha rinominato La trilogia dell’amore.
Romain Gary, lo scrittore degli pseudonimi
Emile Ajar, Romain Gary, Shatam Bogat, Fosco Sinibaldi. Sono questi gli pseudonimi con cui questo scrittore dai contorni sfocati ha reso leggenda la sua presenza nel mondo letterario. Cinque sono i romanzi pubblicati sotto la firma di Emile Ajar. Tra cui “Pseudo” un gioco di specchi in cui si intreccia l’autore e il personaggio. Un’opera fondamentale per comprendere il suo continuo nascondersi agli occhi di pubblico e critica, che in qualche modo riflette la sua condizione di ricercato politico.
Nel multiplo universo romanzesco di Romain Gary rientra anche la sua morte. Pensata come l’ennesima storia da raccontare, ha lasciato una lettera in cui concentra l’attenzione sul particolare di una vestaglia rossa, scelta per confondere il colore del sangue. Con l’ultimo manoscritto inviato al suo editore, “Vita e morte di Emile Ajar”, ha eliminato i suoi pseudonimi e il 2 dicembre 1980 con un colpo di pistola alla testa si è tolto la vita, ponendo fine all’inimitabile vita di Romain Kacew.
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Eleonora Ceccarelli