Rugby, a pochi chilometri da Roma un posto che racconta la storia del rugby.

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Di Redazione Metropolitan

Ad Artena, antico borgo situato a pochi chilometri da Roma è possibile visitare il museo del Rugby, un luogo che conserva oltre un secolo di storia del mondo della pallaovale.

Ce l’hai presente quando da piccolo ti portano al parco giochi e ti senti il bambino più felice del  mondo. Tutti quei giochi, quelle luci colorate, la sensazione di emozione e gioia che provi. La stessa sensazione per un appassionato di sport che ha l’occasione di entrare a contatto diretto con il mondo che adori e vedere con i propri occhi la storia di quello sport.

Quando hai la passione di uno sport come il rugby, lo vivi tutti i giorni, guardi tutte le partite che puoi, rivedi i video dei tuoi campioni, le loro storie, rimani affascinato dalle loro giocate, ne condividi in pieno lo spirito e la passione che contraddistingue quell’ambiente.

C’è un luogo poco fuori da Roma dove puoi immergerti nella storia di questo sport, rivivere le loro giocate, condividere l’amore per questo sport. Questo luogo è il museo del rugby, situato ad Artena, nello storico palazzo Traietti e, gestito dalla fondazione “Fango e Sudore” e dal Presidente Corrado Mattoccia che, come un cicerone tramite la sua incredibile collezione ci racconta la storia, le partite e gli eroi di questo grande sport.  Regalandoci emozioni uniche.

Siamo stati in visita al museo del rugby per rivivere queste emozioni uniche in occasione della presentazione della maglia degli All Blacks del primo tour europeo nel 1905.

Certamente non ha bisogno di molte presentazioni il museo del rugby che dal 2012 è aperto al pubblico e, precedentemente collezione privata del presidente Corrado Mattoccia. La fondazione ha ricevuto inoltre importanti riconoscimenti per il lavoro svolto, nel 2010 è stata insignita della medaglia di bronzo dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, nel 2016 dal Presidente del Senato Pietro Grasso. Inoltre dal 2018 la FIR ha approvato il museo come Associazione riconosciuta.

Oltre a questi prestigiosi riconoscimenti il museo può essere considerato come la “più importante esposizione sportiva al mondo” dove è possibile osservare oltre 16000 memorabilia di tutto il mondo del rugby.

Tra la collezione circa 1800 maglie ma, non solo, scarpini, trofei, Giacche di rappresentanza, palloni da gioco, Caps e tanto altro provenienti da tutto il mondo.

Partiamo nel tour e ci ritorviamo subito davanti la maglia più antica conservata nel museo risalente al 1894, maglia di Sammy Mortfitt, della nazionale Inglese, una divisa da gioco bianca con la cucitura della rosa rossa sul petto, simbolo della nazionale britannica. Per passare alla prima maglia della nazionale italiana nella prima storica partita datata 1929 e, distinguibile per il fascio littorio cucito sul petto. Fino alla prima storica partita del mondiale nel 1987, match disputato ad Auckland tra i padroni di casa della Nuova Zelanda e la nazionale italiana, maglia di Marzio Innocenti.

Tra i giocatori di maggior rilievo sono presenti le divise di Wilkinson e Francois Pienaar, datata 1995, ricordato al mondo per lo storico abbraccio con Nelson Mandela dopo la vittoria dei mondiali che sigla la fine dell’Apartaihd.

Fino ad entrare nella sala che ospita la storia degli All Blacks. Un’emozione unica poter vedere cosi da vicino le maglie di alcuni tra i più grandi che hanno fatto la storia del rugby. Muri contornati da maglie nere e bianche con la felce cucita sul petto che ne hanno fatto il simbolo e la storia di questo sport e, ti lasciano “letteralmente a bocca aperta,” una su tutte quella di Jonah Lomu, ala Neo Zelandese, che ti fa rivenire subito in mente l’ultimo saluto da parte dei compagni di squadra durante i suoi funerali con quell’haka che ha emozionato il mondo, fino a spostarsi al centro della sala e restare ammaliati dal fascino della maglia degli All Blacks, nel tour europeo del 1964.

Nella settimana che ha portato al Test Match del 24 novembre contro i Tutti Neri il museo del rugby ha ospitato anche la maglia del primo tour europeo della Nuova Zelanda datata 1905, all’epoca “The Originals” esposta in occasione della sfida contro la Nuova Zelanda.

Non solo le maglie vissute di grandi giocatori, scarpini da gioco, palle firmate da campioni del passato e del presente, giacche di rappresentanza ed una importante collezzione di caps, cappelli donati ai giocatori in occasione di partite con la propria nazionale. Oltre a questi anche importanti documenti storici con i quali si possono raccontare i fatti del passato.

Il museo del rugby rimane aperto tutti i giorni ed è possibile visitarlo gratuitamente. Una visita assolutamente da non perdere per tutti gli appassionati di questo sport. Una sorta di pellegrinaggio verso la mecca del rugby.

Un vero santuario religioso per poter vivere con i propri occhi la storia del rugby e vedere quelle maglie giocate riposte come reliquie e pensare quanto fango e sudore hanno preso sul campo da gioco.