Il rugby femminile è sempre più seguito e conosciuto. Uno sport duro e fisico, inizialmente vietato al gentil sesso, oggi invece ha sempre più appassionati. Dalle prime donne pioniere di questo sport ai giorni nostri. Storia del rugby in rosa per festeggiare la festa della donna.

Una festa della donna all’insegna del rugby femminile

Il rugby è per eccellenza uno sport duro. Mischie e placcaggi lo rendono uno sport di forte contatto. Uno sport che nell’immaginario collettivo è giocato da uomini grandi e forti. Questo fa si che nelle nostre menti il rugby si apre nel pensiero come uno sport giocato da 30 energumeni che se le danno in campo per 80 minuti.

Questo è quello che pensiamo e a volte sappiamo raccontare quando ci troviamo a parlare di rugby, in fondo in questo sport troviamo un lato totalmente differente.

Entrando a contatto con questo mondo ci rendiamo conto che il rugby è composto da altro; regole morali e valori etici, generosità, altruismo e sopratutto inclusione, proprio perché il rugby è per tutti.

Uno sport forte e deciso, proprio come il carattere di una donna. Generoso ed altruista come una mamma premurosa. Ed è proprio cosi che c’è un movimento femminile sempre in maggior fermento. Sempre più ragazze seguono questo sport e lo praticano in ogni luogo del mondo. Anche in Italia dove proprio le ragazze della nazionale ci regalano sempre belle emozioni.

Non è stato sempre cosi per le donne, infatti si sono dovute scontrare con una realtà tutt’altro che facile. Inizialmente era vietato loro praticare questo sport. Ci sono state però le prime giocatrici che grazie alla loro passione e alla loro inesauribile tenacia, hanno reso possibile l’apertura di questo sport al gentil sesso. Dalla prima giocatrice fino al mondiale del 1991.

Per questo, in occasione della festa della donna vogliamo dedicare la storia di questo sport a tutte le donne, sopratutto a tutte quelle che praticano, seguono ed amano questo sport.

Donne che hanno lottato contro i pregiudizi di questo sport, contro gli stereotipi della società, lottando e giocando, a volte anche nell’indifferenza generale ma che hanno conquistato grandi successi.

Il diario di Emily Valentine: la bambina dalla palla ovale

«Finalmente, è arrivata la mia occasione, mi hanno passato la palla: sento ancora il profumo dei cuoio bagnato e il rilievo del laccio della cucitura sotto le dita. Ho corso più veloce quando ho visto quel ragazzo venire contro di me, l’ho schivato, il cuore batteva forte, le ginocchia quasi non mi reggevano, un ultimo scatto e ho schiacciato la palla a terra, oltre la linea, nel prato fangoso. Avevo segnato la mia meta».

Queste sono le parole citate sul diario di Emily Valentine, una ragazzina di soli 10 anni che nel 1887 giocò la sua prima partita di rugby. La prima femmina che ha sfidato le regole e inseguito la propria passione.

Tutto ciò accadde nella cittadina irlandese di Enniskillen nella Portora Royal, la scuola dove studiarono anche Oscar Wilde e Samuel Beckett.

Nella scuola di Emily, frequentavano anche i 2 fratelli maggiori della ragazzina che si occupavano di insegnare agli alunni il rugby. Proprio grazie ai fratelli maggiori Emily potè realizzare la sua passione.

I fratelli vista la passione che essa custodiva per questo sport gli diedero la propria divisa e la mascherarono – altrimenti avrebbero rischiato l’espulsione – e la fecero debuttare durante una partita.

Gli inizi e le due Guerre Mondiali

Durante i primi anni del ventesimo secolo sempre più donne erano affascinate dai duri fisici dei maschi che giocavano a rugby e a loro volta erano stimolate nel voler praticare questa disciplina.

Le prime testimonianze di praticazione di questo sport arrivano tra Francia e Inghilterra durante i primi anni del secolo. Le partite venivano organizzate più che altro per scopi benefici o sfide amichevoli che dovevano essere giocate a porte chiuse.

La partita dove si ha la maggior testimonianza risale al 1917 tra Cardiff Ladies e NewPort Ladies giocata a Cardiff presso l’Arms Park, in quella partita prese parte anche Maria Eley, la sportiva più longeva della storia. Curiosità del match: le donne indossarono per la prima volta un caschetto protettivo anticipando gli uomini di qualche decennio.

Negli anni 30 in Australia venne organizzato il primo campionato di rugby femminile; interrotto successivamente per l’avvento della seconda guerra mondiale

rugby festa della donna
Prima locandina di una partita di rugby femminile pubblicata nel 1924 sul giornale “La vie Parisienne” – Credit: nprugby.it

L’evoluzione del rugby femminile

La svolta arriva negli anni ’60, nel decennio dei Beatles, dell’uomo sulla luna e delle proteste pacifiste. Proprio in questi anni anche con la nascita dei movimenti di libertà d’espressione e dei movimenti femministi che le ragazze hanno la possibilità di esprimere con maggiore libertà le proprie passioni.

Cosi che nei college e nelle università di tutta Europa le studentesse possono finalmente partecipare liberamente alle attività sportive e cominciano, sopratutto nei paesi anglosassoni, nel praticare il rugby con la creazione delle prime squadre universitarie.

Una volta che queste studentesse hanno cominciato a finire gli studi il rugby femminile si è cominciato ad evolvere verso uno sport per adulti. Cosi negli anni successivi cominciano a crearsi le prime federazioni sportive e le prime rappresentative nazionali che non venivano però ancora riconosciute ufficialmente dall’organo internazionale rugbystico.

In Italia il primo campionato femminile fu organizzato nel 1985 ma solo nel 1991 venne riconosciuto dalla Federazione Italiana Rugby.

La coppa del mondo 1991

Durante gli anni ottanta il movimento rugbystico femminile era in continua crescita, in paesi di tutta Europa e nel mondo cominciavano a nascere rappresentative femminili con l’organizzazione delle prime partite ufficiali e di campionati dilettantistici. il primo test match ufficiale tra 2 rappresentative nazionali si ebbe solo nel 1982 e a giocare l’incontro furono i Paesi Bassi contro la Francia.

Per dare maggiore visibilità al movimento nel 1990 la Women’s Rugby Football Union decise di voler organizzare una coppa del mondo. Tale decisione non fu però approvata dall’allora Federazione rugbystica internazionale (Oggi World Rugby). Solo nel 1998 la World Rugby decise di convalidare come ufficiali le prime due edizioni.

La prima edizione si disputò nel 1991 in soli 9 giorni, per risparmiare denaro nell’organizzazione, vide vincere gli Stati Uniti. La nazionale italiana invece partecipò al torneo per la prima volta nel 1998 durante la terza edizione.

Il rugby femminile ai nostri giorni

Ad oggi questa disciplina è sempre più seguita e praticata.Considerata alla pari del sesso maschile. Il rugby femminile è organizzato in campionati professionistici e nazionali che giocano i diversi tornei che si giocano anche a livello maschile.

Anche in italia dove l’anno scorso abbiamo potuto assistere al XV rosa che ha raggiunto il secondo posto nel 6 nazioni e diventare sempre più protagonista. Sperando che il movimento riesca ad emergere sempre con maggiore forza vi regaliamo gli highlights della prima partita del match giocato contro il Galles del 6 nazioni;

highilights tra Italia e Galles nella prima giornata del 6 nazioni – credit: Six Nations

Le Donne come sempre riescono a dimostrare di essere forti e passionali e, riuscire a superare ogni limite grazie alla loro tenacia. Per questo vogliamo fare un grande augurio in occasione di questa festa della donna.

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