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Russell T Davies, come perdonare i contemporanei

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Di bravi registi si è scritta la storia ma la nostra è l’era degli sceneggiatori, della rivalutazione dei meriti e delle competenze. Le storie raccontate al cinema e in tv si reggono in sostanza su tre elementi fondamentali: la scrittura, la regia e l’interpretazione. Non che siano meno importanti settori come il montaggio o il sonoro (per citarne alcuni) ma essi possono rientrare meno genericamente all’interno dello stesso processo di creazione che rendono straordinario un film ordinario. Alcuni film sono stati resi eccezionali da un lavoro di montaggio meraviglioso e altri hanno fatto storia grazie alla loro colonna sonora. Tuttavia le tre coordinate a cui fare riferimento risultano dei passepartout, il lasciapassare necessario per attraversare la mediocrità e urlare al capolavoro.

Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare di sceneggiatura, ovvero la base di qualsiasi prodotto audiovisivo. La sceneggiatura è, in parole povere, la capacità di tradurre le storie in linguaggio cinematografico – per riuscire a farle funzionare. Alcune storie si prestano -meglio di altre- alle sceneggiature, ma ci sono alcuni casi in cui le emozioni e le situazioni sono assurdamente complesse da raccontare: sono le storie che danno linfa vitale all’uomo che le genera; dall’uomo sono fatte e per l’uomo prendono vita. Esistono pochissimi casi in cui gli scrittori sono in grado di dare magnificenza alla complessità dell’umano. In questo panorama, Russell T. Davies è il Dante della serialità televisiva contemporanea.

Chi è Russell T Davies?

https://www.doctorwho.tv/news-and-features/russell-t-davies-to-return-as-doctor-who-showrunner

Per gli appassionati della serialità televisiva non sarà difficile riconoscerlo, perché nella sua carriera firma – oltre che l’iconico Queer as Folk (1999-2000) – anche la paternità della nuova versione di Doctor Who (2005-2010), di cui è produttore e sceneggiatore. Russell T Davies non è un nome che avrebbe bisogno di presentazioni, eppure credo che, nel corso della sua carriera, lo scrittore abbia dato modo di far conoscere al mondo dei capolavori, capisaldi della cultura seriale da studiare nei libri di storia e che forse solamente i posteri ne daranno i giusti elogi. Il primo di cui voglio parlare è in realtà formato da una trilogia, i cui titoli sono Banana (2013), Cucumber (2015) e Tofu (2015), che prendono il nome da uno studio scientifico sull’erezione maschile condotto dall‘European Association of Urology. Le serie seguono le vicende di persone della comunità LGBTQ+ spogliandosi da qualsiasi retorica di genere, inteso come genere televisivo/cinematografico.

Qualsiasi prodotto firmato da Russell T Davies risulta completamente scevro da compassione o discorsi moralizzanti sul senso della vita. Ellen E. Jones su Indipendent descrive la serie come un prodotto che si concentra su tematiche LGBTQ+ rendendole universali, che è letteralmente uno dei regali più preziosi che un artista può fare alla sua arte. Riuscire a ricavare l’universale da minuziosità tematiche riuscendo a conservarne le preziosità, oltre che essere un lavoro difficilissimo, è ciò che rende straordinario qualsiasi lavoro: lo sviluppo di qualcosa che comunica lo stesso potentissimo messaggio a chiunque. Solitamente le serie LGBTQ+ sono relegate in una sottocategoria che, nel caso di Russell T Davies risulterebbe, oltre che ingiusta, estremamente liminale.

Russell T Davies, il genio dietro al capolavoro

Un discorso, il mio, che risulta estremamente didascalico con la serie Years and Years (2019) che chiunque viva la nostra epoca deve guardare. Non esiste nessun altro prodotto televisivo in grado di prevedere e raccontare così a lungo termine gli effetti, gli affetti, le emozioni di una famiglia londinese nell’arco di quindici anni. Non solo Russell T Davies ci racconta i rapporti familiari, i colpi bassi e le debolezze di un gruppo di personaggi appartenenti a diverse generazioni, ma ce li presenta dentro e fuori da quel nucleo familiare, rispetto allo scontro che ognuno di loro sviluppa con l’esterno, con gli eventi catastrofici – ed estremamente realistici – che caratterizzeranno la società inglese e mondiale: dalla conquista dei partiti sovranisti ai risvolti etici e psicologici dell’evoluzione tecnologica.

Infine, l’ultimo lavoro dello sceneggiatore riavvolge di nuovo il nastro, piegando il tempo a suo piacimento fino agli anni ’80, fino ai difficilissimi anni dell’AIDS. Con It’s a Sin (2021) viene raccontata la storia di alcuni giovanissimi ragazzi e ragazze alle prese con la propria crescita, con la riappropriazione dei propri corpi, con le grandi rivoluzioni culturali e, infine, con le tragiche conseguenze che l’AIDS, in quegli anni, portò con sé. Non è mai facile raccontare quegli anni ma Russell T Davies decide deliberatamente di farlo con semplicità: la chiave vincente e più devastante. Davies restituisce ai suoi protagonisti le parole che meritano, togliendone pietismi e retorica, puntando il dito contro coloro che all’epoca non hanno avuto remore di nascondercisi dietro.

Russell T Davies, come perdonare i contemporanei

Spiegare il talento di uno scrittore come Davies non è facile, soprattutto perché nel paragone qualsiasi cosa sembra semplicistica rispetto al suo enorme talento che, sia chiaro, è frutto oltre che di un incredibile capacità di scrittura anche -se non soprattutto- di una delicatissima sensibilità nel capire il contemporaneo e, nonostante tutto, continuare ad amarlo.

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Benedetta Vicanolo

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