Novità sul Russiagate: la commissione della Camera che indagava sul caso ha assolto Trump. Ma se il presidente Usa esulta che “la caccia alle streghe” è finita, per i Democratici l’inchiesta è stata chiusa troppo presto.
Donald Trump assolto dalle accuse che lo legavano al Russiagate. Non c’è alcuna prova che il presidente Usa, o lo staff della sua campagna elettorale, abbiano cospirato con Mosca. È la conclusione delle indagini sul caso, svolte dalla Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti. Qualcuno in Russia sarebbe stato effettivamente interessato a favorire The Donald, perché visto come più favorevole a una distensione con Mosca rispetto a Hillary Clinton. Ma non ci sono prove che Trump o il suo staff abbiano agito in tal senso.
Ma, viene da pensare, se non c’è “alcuna prova” di un coordinamento tra la campagna elettorale di Trump e il Cremlino, chi è stato a mettere in piedi tutto ciò? E, seppure non sono state considerate prove, come si giustificano i “numerosi contatti poco avveduti con Wikileaks” dello staff del tycoon?
Russiagate: le prove e il verdetto che “non conclude”
Di risposte sicure, in questa storia, ce ne sono davvero poche. Tra queste, il fatto che il verdetto della Commissione non chiude affatto la vicenda. Innanzitutto perché l’inchiesta penale portata avanti dal procuratore speciale Robert Mueller è ancora in corso. Poi perché i democratici presenti nella Commissione sono convinti che le indagini sono state chiuse troppo presto. E condotte in modo parziale. A presiedere la Commissione era infatti un fedelissimo del presidente, David Nunes.
Dunque Trump esulta ma, per il momento, si può dire che ha vinto una battaglia. Mentre la guerra del Russiagate continua.
Russiagate: la rabbia dem per l’assoluzione
Non c’è dubbio che i Democratici a stelle e strisce, che hanno fatto causa al governo russo, alla campagna di Trump e a Wikileaks, andranno avanti. E non solo per le reazioni furenti che hanno accompagnato la notizia dell’assoluzione di Trump. Ma perché se il Russiagate c’è stato, qualcuno sarà il responsabile. E allora va trovato. Perché le risposte vanno date a tutti gli americani e un po’ a tutto il mondo. E poi perché le conclusioni della Commissione e, soprattutto la condotta di Nunes non convincono nemmeno alcuni dei Democratici. Da più parti, anche interne, arriva la critica che abbia agito come “un avvocato di Trump”.
Federica Macchia