In questa Milano Fashion Week si segna la sesta fatica di Sabato De Sarno, direttore creativo subentrato ad Alessandro Michele. Entrambi impegnati a presentare la propria collezione, per Gucci uno, e per Valentino l’altro, hanno creato una doppia aspettativa nella giornata di ieri. E Gucci ha aperto la Triennale di Milano, sede del Museo del Design, portando i più classici statement di uno dei marchi di moda più famosi al mondo. La nuova collezione è una perfetta fusione tra i canoni classici del brand e una ripresa di alcuni trend degli anni 2000. Tutto è curato nei minimi dettagli, a partire dall’invito: un calendario da tavolo di una particolare sfumatura tra rosso e amaranto, rinominata “Ancora”. Che, già nelle scorse collezioni, ha conquistato proprio tutti.
I must have della nuova collezione Gucci
Tra i protagonisti continua a sfilare, ahimè, la vita bassa. Che sembra restare ancora parecchio in tendenza per tanti brand. Insieme a lei la canotta bianca, un capo apparentemente basic, ha una postazione fissa in tantissimi look. L’abbinamento jeans e canotta bianca è dunque la base per presentare un capospalla anche lui tornato direttamente dai primi del 2000: il bomber. In versione rivisitata e leggermente più moderna. E a proposito di modernità, è stato un piacere rivedere fazzoletto in testa e occhiali da sole, tipici dell’eleganza degli anni ’60, ovviamente rivisitati in chiave moderna.
Allo stesso modo, shorts e accessori riappaiono ma in colori fluo, in evoluzione. Per esempio, gli iconici mocassini sono diventati stivali. La borsa con manico in bambù cambia dimensioni e diventa leggermente più piccola. È anche il ritorno delle frange, che danno dinamicità e tridimensionalità agli outfit. Infine, Vittoria Ceretti e Mona Tougaard, due delle modelle più celebri, hanno sfilato tenendosi per mano. Un gesto di grande simbolismo che ha catturato l’attenzione del pubblico. E lo stesso Sabato De Sarno ha attraversato l’intera passerella confermando ancora una volta il suo successo e la sua capacità di coniugare innovazione e tradizione.
Marianna Soru
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