Chitarre elettriche che accompagnano il ritornello ‘È venerdì’. Le musiche di Detto Mariano fanno da sipario al film di stasera in tv “Sabato, domenica e venerdì“. Tre episodi del 1979, diretti da Castellano e Pipolo, Pasquale Festa Campanile e Sergio Martino. Arriva a movimentare, la colonna sonora “Ce vuo’ ce fe‘” di Leone di Lernia. Sana follia tra la comicità.
“Sabato” è il primo spezzone firmato Sergio Martino. Con Lino Banfi, Pasquale Zagaria alla anagrafe, nel ruolo di Nicola La Brocca. Edwige Fenech, vero nome Edwige Sfenek, nell’ingegner Tokimoto e Milena Vukotic. Un ragioniere, che lavora in un palazzo (all’Eur sulla Cristoforo Colombo), costretto dal proprio direttore a sacrificare il weekend al mare con la fidanzata Clelia, per andare a prendere all’aeroporto un importante ingegnere giapponese. Scoprirà che è una bellissima donna, con l’inconsueto pacco al seguito: l’urna funeraria del nonno, a cui deve dare sepolturama. L’isterica e gelosa compagna farà di tutto per sconvolgere i piani. Nulla è lasciato all’immaginazione, quando la Fenech indossa una vestaglia trasparente, con un primo piano che insiste sui pettorali; vestita da geisha con un’improbabile parlata giapponese, diventa così, esperta di arti marziali. Piccole parti anche per le esordienti Lory del Santo (Loredana del Santo) e Maria Teresa Ruta: la prima è l’amichetta del direttore, e la seconda, con la camicetta sbottonata fino all’ombelico, ne è la segretaria. Chiudono la storia, i figli giapponesi di Banfi, che parlano barese.
Sabato, domenica, non c’è senza venerdì
“Domenica” è l’episodio di Pasquale Festa Campanile. Con Michele Placido in Mario Salvetti, e Barbara Bouchet, vero nome Bärbel Gutscher, in Enza Paternò, improbabile siciliana. Un camionista, distrutto dalla fatica e dal sonno per il lavoro presso la ditta di trasporti Bonelli & Salvetti, non trova modo di riposare. Si ritrova a salvare una donna che vuole suicidarsi, e che gli chiede di fare la parte del novello sposo. Costretto a farsi passare per Camillo, davanti il padre e la madre, siciliani e tradizionalisti.
“Venerdì” è a cura di Castellano e Pipolo. Con Adriano Celentano in Mister Costantin, con Lova Moor (Marie-Claude Jourdain), e Ernst Thole. Idolatrato dalla folla, un eccentrico impresario, creatore del famoso balletto “Les porte-bonheur“, del Ballet de Crazy Horse, vede sfuggirgli all’improvviso la prima ballerina: la ribelle Jacqueline (Lova Moor moglie reale di Alain Bernardin fondatore del Crazy Horse), che ha intenzione di sposare un gangster. E questo significherebbe il ritiro dalle scene della più bella. Tenterà l’impossibile per riportarla nel suo corpo di ballo. Tra astuzie e il tentativo di sostituirsi a Fred nel cuore di Jacqueline.Trionfo per gli occhi il balletto sul finale, con la spettacolosa Lova Moor mentre balla, e meno quando tenta di recitare, e con le ragazze del Crazy Horse senza veli, come le coreografie parigine impongono. Constantin-Celentano con i suoi vizi da superuomo, e le ballerine soggiornano al Grand Hotel Villa Serbelloni a Bellagio (CO).
Febbre del sabato sera..
La Bari vecchia incontra la Cina; appassionati baci dopo aver dormito sul camion, e Leone di Lernia accompagna in un italiano maccheronico le scene. L’istrionico Molleggiato a suo agio come in un ballo rock, dichiara di non essersi mai sposato, perché il corpo di ballo del Crazy Horse è la sua unica famiglia. Fantasie anni ’70, di un film cult, ancora in voga.
Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!