Non c’è stata istigazione a delinquere nei post comparsi sulle piattaforme social di Matteo Salvini e riferiti a Carola Rackete: si chiude così il processo contro l’ex ministro dell’Interno.

Il gip di Milano, Sara Cipolla, accogliendo la richiesta del pm Giancarla Serafini, ha deciso di chiudere il processo e disposto l’archiviazione dell’accusa che era stata presentata dalla ex comandante della Sea Watch 3. Rimane, invece, aperto il processo per diffamazione, accusa scaturita in seguito sempre in seguito alle esternazioni di Salvini sui social contro Rackete.  

La vicenda: le parole di Salvini contro Rackete

Nel giugno 2019, alla Sea Watch 3, comandata da Carola Rackete, dopo aver tratto in salvo 53 migranti in pericolo in un barcone alla deriva nelle acque della zona SAR libica, viene negato il permesso di sbarco. Un lungo braccio di ferro tra Rackete e l’allora ministro dell’Interno Salvini, che impediva lo sbarco, si concluse con la forzatura da parte della nave della Ong del blocco navale dopo 2 settimane di divieti. A inizio luglio, Salvini in una diretta dal suo canale Facebook definì Rackete “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente” e responsabile di “un atto criminale”. Secondo Alessandro Gamberini, avvocato della ex comandante, queste parole sarebbero non solo lesive nei confronti della propria assistita, ma anche non riconducibili all’alveo del diritto di cronaca. Secondo, invece, il legale di Salvini, Claudia Eccher, aveva ribadito nei giorni scorsi che quelle parole fossero espressione di un diritto di critica legittimo e fossero prive di intento istigatorio. Il gip le ha dato ragione.

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Giulia Moretti