La destra italiana si trova di fronte ad un bivio. Le recenti elezioni amministrative certificano legittime ambizioni di governo con il fronte unito. Salvini prova aperture, ma non accetterà mai la presenza di Alfano in una possibile coalizione. Berlusconi dovrà scegliere presto cosa fare.

Il risultato elettorale della scorsa settimana apre nuovi scenari nel variegato mondo quale è la destra italiana dell’era post-berlusconiana (quasi post). Salvini  ne esce ancor più rinforzato, dimostrando nei fatti di essere il leader di destra con maggior seguito elettorale. Berlusconi regge botta, confida ancora nel ruolo di spalla ad un Governo eletto con il proporzionale ma strizza l’occhio, da uomo pragmatico, ad una coalizione che potrebbe essere vincente. Per Angelino Alfano, ai minimi storici in termini di popolarità, rimane la speranza di tentare la strada di un’alleanza, per provare il ritorno in Parlamento. L’ipotesi appare difficile in questo momento. Ma si sa, la politica italiana riserva sempre sorprese “illuminanti”. Vediamo quali potrebbero essere.

Alleanza Lega Nord-Forza Italia

Se Salvini e Berlusconi trovassero un accordo, la nascente coalizione avrebbe ottime possibilità al prossimo turno elettorale (in programma probabilmente nei primi mesi del 2018). Il problema è il solito: la scelta della leadership, ovvero il candidato premier. In termini di voti, Salvini avrebbe ottime motivazioni a suo favore (a Genova e a Verona, dove già esiste un’alleanza tra i due partiti, nelle liste che appoggiano i candidati al ballottaggio la Lega è nettamente davanti a Forza Italia). Berlusconi accetterebbe una leadership salviniana? Farebbe si parte di un gruppo con giuste ambizioni di governo, ma in disparte, nella difficile situazione, con un’eventuale vittoria, di far parte di un governo trainato da una forza con idee a volte indigesto allo stesso Berlusconi. Avendo quindi tutti gli svantaggi di essere al potere senza avere i vantaggi dati da un forte peso politico.

Nell’attesa, il segretario della Lega ha cercato una prima apertura con le sue ultime dichiarazioni sull’Europa, a cui andrebbe data un’ultima chance.http://ildubbio.news/ildubbio/2017/06/13/ue-salvini-diamo-a-europa-ultima-possibilita-di-cambiare/ Se l’alleanza si materializzasse, Alfano sarebbe fuori dai giochi, in quanto non digeribile dall’elettorato leghista. Sicuramente molti dirigenti di Alternativa popolare sarebbero tentati da un approdo in una coalizione del genere, viste le possibilità di riprendere il seggio presieduto nell’ultima legislatura. Perché correndo da soli lla Camera, con la soglia del 3%, avrebbero una possibilità, comunque di pochi seggi. Al senato, l’8% appare veramente insormontabile.

Tre liste separate 

Forse l’idea preferita da Berlusconi. In questo caso, Forza Italia dovrebbe sperare in un risultato poco netto alle prossime elezioni, in modo da poter ricoprire un ruolo di supporto in un governo di grande coalizione. Salvini potrebbe ottenere un ottimo risultato, ma correndo da solo non riuscirà ad essere il primo partito, e si ritroverà a fare una robusta opposizione per (forse) cinque anni. Per Alfano, la situazione sarebbe pressoché quella di prima, con il rischio sempre alto di perdere dirigenti importanti tentati dal ritorno in Forza Italia.

Alleanza Berlusconi-Alfano

L’ipotesi appare piuttosto remota, ma in caso di mancato accordo tra Lega ed F.i., potrebbe convenire a tutti e due i partiti un’alleanza di questo tipo. Berlusconi avrebbe comunque qualche voto in più, sopratutto al Sud, dove Ap conserva una discreta percentuale di eletti. Per Alfano sarebbe la soluzione migliore; tornerebbe quasi sicuramente in Parlamento e nel caso di risultato in bilico potrebbe anche assumere cariche governative. Per Salvini cambierebbe poco: lui i suoi voti li ha e riuscirebbe a tenere testa alle due liste sia unite che separate.

Nota a margine: il leader della Lega nord ha sicuramente segnato molti punti a suo favore nell’ultima tornata elettorale. Ma non tutto è andato per il meglio. A Palermo, il suo candidato Ismaele La Vardera, avrebbe inscenato tutta la campagna elettorale per girare un documentario sul malaffare in politica, turlupinando lo stesso Salvini che appare su tutte le furie. La selezione della classe dirigente, non è un lavoro facile.