Aria di elezioni regionali 2024 in Sardegna. I vari candidati, sostenuti dai vari leader politici nazionali, si sfidano a colpi di dibattito in questi ultimissimi giorni di campagna elettorale. I temi caldi sono sempre gli stessi: sanità, trasporti, immigrazione. E non manca l’uscita di Salvini sulle donne velate. Quello che il leader politico non sa, è che in Sardegna le donne portano il velo dalla notte dei tempi.

Salvini al comizio per Paolo Truzzu

salvini © inforicambi

E dopo la fine del mandato, Christian Solinas non godrà più dell’appoggio di Matteo Salvini. Il presidente uscente è infatti stato tagliato fuori dai giochi, lasciando campo libero all’attuale Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Che è sostenuto da Lega e FdI. Si è tenuto, proprio alla Fiera di Cagliari, il comizio di chiusura. Che ha visto un acceso dibattito tra Giorgia Meloni e la candidata Alessandra Todde.

I candidati attualmente sono Alessandra Todde, Paolo Truzzu, Renato Soru e Lucia Chessa. La battaglia, come sempre, è capitanata dai due candidati sostenuti dai maggiori partiti politici italiani. Perché si sa, come ormai è prassi, le elezioni regionali sono solamente un’ulteriore teatro per i battibecchi tra destra e sinistra. Così come cinque anni fa, la Lega insiste nel voler proporre un suo candidato.

I programmi delle Elezioni regionali in Sardegna 2024

I quattro candidati hanno diviso i loro programmi elettorali in sei punti principali. Che riguardano sanità, lavoro e infrastrutture, istruzione e ricerca, ambiente ed energia, politiche sociali e agricoltura. Analizzando i vari programmi, salta subito all’occhio il fatto che nessuno dei candidati abbia parlato di energia nucleare, tema da sempre caro per una visione energetica futura dell’isola.

Quello che abbiamo potuto osservare è invece quel sempre presente senso di separatismo, che vede, come sempre, l’isola come una colonia da conquistare. E così l’occasione di presentare proposte concrete per una politica che negli ultimi anni si è lasciata andare, si è sfruttato il palco della Fiera per battibecchi vari tra Meloni e Schlein. La prima, attaccando l’idea di un programma “antifascista” della candidata Todde. La seconda, accusando Meloni (e la destra) di aver fatto un “comizio contro le opposizioni, nonostante il disastro di cui anche loro sono coscienti”.

Separatismo e sentimento regionale

E così, in questo clima di incertezza, dove fino all’ultimo non si avevano candidati plausibili, Matteo Salvini, che ormai dovrebbe conoscere molto bene il territorio sardo, urla a gran voce “fuori le donne col velo della Sardegna”. Senza sapere, però, che di donne velate in Sardegna ne esistono parecchie: ancora oggi non è insolito incontrare per strada anziane signore con il fazzoletto in testa, “su muncadori”, come uso e costume di tradizione antichissima. Così come, vedendo tutti i gruppi folk, il leader dovrebbe ben sapere che fa parte del costume tradizionale.

In questo clima di mancato accordo tra sentimenti nazionali e necessità regionali, i candidati sembrano essere meri strumenti di una battaglia tra destra e sinistra, così come la si vede da anni in questo Paese. L’isola è pronta ad andare alle urne, anche in quelle frazioni quasi dimenticate, come a Biancareddu, nel sassarese, dove la signora Maria Ghisu mette a disposizione casa sua come seggio. Tra i vari punti, manca come sempre quello sui trasporti: continuità territoriale sconnessa e poco funzionale, mancanza di collegamenti e infrastrutture sono ancora una volta in fondo alla lista. E anche in queste elezioni, quei 2 milioni e 250mila sardi che vivono fuori dalla Sardegna non potranno tornare a casa a votare.

Marianna Soru

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