Salvo D’Acquisto, il carabiniere che si sacrificò per salvare 22 persone dalla fucilazione per mano dei nazisti a Fiumicino

“All’ultimo momento, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D’Acquisto. … Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell’interprete. Cosa disse il D’Acquisto all’ufficiale in parola non c’è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l’ultimo ad allontanarmi da detta località”.

SALVO D'ACQUISTO . IL MONUMENTO COMMEMORATIVO   A FIUMICINO - FOTO DAL WEB
SALVO D’ACQUISTO . IL MONUMENTO COMMEMORATIVO A FIUMICINO – FOTO DAL WEB

Angelo Amadio, il ruolo nella vicenda di Salvo D’Acquisto

Angelo Amadio, 18 anni, uno dei 22 ostaggi catturati dai tedeschi il 22 settembre 1943, ricorda, molti anni dopo, nel 1957, il sacrificio del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto a Fiumicino, che offre la sua vita in cambio del rilascio di prigionieri prelevati a Torre Perla di Palidoro, lungo la via Aurelia, nell’attuale comune di Fiumicino.

SALVO D'ACQUISTO - ILLUSTRAZIONE - DAL WEB
SALVO D’ACQUISTO – ILLUSTRAZIONE – DAL WEB

Il clima rovente post 8 settembre 1943

E’ appena stato firmato, l’8 settembre 1943 dal generale Badoglio, l’armistizio tra Italia e forze del patto atlantico. Il paese è piombato nel caos, l’esercito si divide: una parte segue il Duce nella sua fuga al nord, dove fonda la repubblica di Salò, una parte segue le direttive del neonato Comitato di liberazione nazionale istituito a Roma il giorno seguente la firma dell’armistizio, combattendo a fianco delle truppe angloamericane. Ma la reazione tedesca non si fa attendere e in pochi giorni la penisola viene attaccata da nazisti e fascisti, con violente rappresaglie.

Tutto inizia con un incidente nella vecchia postazione della Guardia di Finanza

La storia di Salvo D’acquisto è una di queste rappresaglie, andata a buon fine grazie al suo sacrificio. A fine settembre, un reparto di paracadutisti tedeschi della seconda Fallschirmager-Division atterrano e nel loro giro di perlustrazione decidono di stazionare per un po’ in alcune vecchie postazioni abbandonate della Guardia di Finanza vicino Torre Perla di Palidoro, un paesino che giuridicamente rientra nella competenza amministrativo-territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra, dove si trova il vicebrigadiere D’Acquisto.

Il 22 settembre, nel pomeriggio, mentre un gruppo sta ispezionando delle casse di munizioni abbandonate, esplode una bomba a mano, o forse qualcuno di loro ha maneggiato in modo incauto gli ordigni utilizzati per la pesca da frodo sequestrati a suo tempo dalla Guardia di Finanza. Due paracadutisti muoiono e altri due rimangono feriti.

La rappresaglia per vendicare della morte dei due paracadustisti

Il comandante del reparto attribuisce la responsabilità a presunti attentatori italiani e chiede immediatamente ai Carabinieri di Torrimpietra di collaborare e individuare i colpevoli. Assente il comandante, è il vicebrigadiere D’Acquisto a farne le veci e si adopera per le indagini nella zona che però non portano a nulla, trattandosi con ogni probabilità di uno sfortunato incidente.

Salvo D’Acquisto e l’inutile tentativo di dissuadere i tedeschi

Inizia così un supplizio per gli abitanti, dove i tedeschi, insistendo con le loro accuse e richiamandosi a un’ordinanza emanata pochi giorni prima dal feldmaresciallo Albert Kesserling, setacciano le abitazioni in cerca di prove e alla fine prelevano a caso 22 persone. Minacciano di ucciderle tutte se il colpevole non si consegna. Salvo D’Acquisto insiste nel dire che si è trattato di un incidente, ma non serve a niente.

SALVO D’ACQUISTO – FOTO DAL WEB

I nomi dei 22 abitanti fatti prigionieri e condannati alla fucilazione

Riportiamo i nomi di alcuni dei prigionieri poi riscattati dal sacrificio di D’Acquisto: Angelo Amadio, testimone dell’omicidio (18 anni); Armando Attili, detto Nando, muratore, padre; Attilio Attili, muratore, il figlio; Ennio Baldassarri (13 anni), il più giovane del gruppo, ma fatto scendere dal camion poco prima di raggiungere il luogo dell’esecuzione; Vittorio Bernardi, fabbro e muratore, obbligato a scavare con le mani la fossa perché le pale erano finite; Enrico Brioschi (36 anni), cameriere.

Giuseppe Carinci (70 anni), ucciso mentre tenta di fuggire; Rinaldo De Marchi (30 anni), muratore; Giuseppe Feltre, muratore; Benvenuto Gaiatto (52 anni, il più anziano del gruppo); Antonio Gianacco, muratore; Oreste Mannocci e Sergio Manzoni, venditori ambulanti di frutta, Vincenzo Meta (27 anni), muratore; Attilio Pitton, muratore; Fortunato e Gedeone Rossin, fratelli entrambi muratori; Umberto Trevisol (35 anni); Michele Vuerick (39 anni), detto “Mastro Michele”, capomastro muratore; Ernesto Zuccon, fornaio.

Salvo D’Acquisto prelevato e interrogato di nuovo

Anche Salvo D’Acquisto viene prelevato dalla caserma e portato in piazza a Polidoro, dove si trovano tutti gli ostaggi, che vengono sottoposti a un interrogatorio sommario e ritenuti dagli ufficiali non attendibili, perciò condannati a morte. Convinti che il vicebrigadiere stia proteggendo qualcuno lo interrogano con insistenza e viene malmenato. Lui non parla e mantiene un contegno dignitoso, come racconta un’altra testimone oculare, Wanda Baglioni.

A un certo punto viene condotto in piazza Angelo Amadio, un ragazzo che i tedeschi credono anche lui carabiniere. Sarà l’ultimo a vedere D’Acquisto vivo. I prigionieri vengono portati fuori dal paese e muniti di pale per scavarsi ognuno la propria fossa (a parte il Bernardi). Il compito dura qualche ora, poi si aspetta l’alba per la fucilazione.

La decisione di sacrificarsi

Poi, invece, sappiamo come è andata. Salvo D’Acquisto si assume la responsabilità dell’accaduto, chiede l’immediato rilascio degli ostaggi, che fuggono a gambe levate, mentre Amadio viene trattenuto perché assista all’esecuzione di D’Acquisto. Quando riesce a dimostrare di non essere un carabiniere esibendo i documenti, fugge via anche lui. Alle sue spalle sente il grido patriottico del vicebrigadiere seguito da una raffica di colpi che lo uccidono.

SALVO D'ACQUISTO - CAUSA DI BEATIFICAZIONE- . FOTO DAL WEB
SALVO D’ACQUISTO – CAUSA DI BEATIFICAZIONE- FOTO DAL WEB

Sepolto nel cimitero di Palidoro…

Si gira indietro e vede il corpo riverso a terra e un graduato che gli assesta un altro colpo. Poi però lo seppelliscono, in segno di rispetto, per l’impassibilità dimostrata di fronte alla morte. Dieci giorni dopo, due donne, una delle quali proprio la testimone Wanda Baglioni, insieme a Clara Lambertoni, lo disotterrano e il corpo viene portato nel Cimitero di Polidoro.

… ma la madre chiede di portare la salma a Napoli

La madre, Iris Marignetti, nel 1947, riesce a far portare la salma del figlio nella sua città natale, Napoli, malgrado la contrarietà dei 22 superstiti, e il 10 giugno di quello stesso anno, viene tumulata nel Sacrario Militare di Posilippo. Nel 1986 sono trasferite nella Basilica di Santa Chiara, sempre a Napoli.

Monsignor Getano Bonicelli, nel 1983, annuncia l’apertura del processo di beatificazione che si è concluso il 25 novembre 1991 con l’assegnazione del titolo di Servo di Dio.

Anna Cavallo