Il colosso Samsung continua a volare alto: in Borsa registra un +40%. Come Apple e meglio di Facebook. Eppure l’ultimo anno ha visto l’azienda coreana affrontare il “caso Galaxy Note 7”, con il dispositivo che prendeva fuoco, poi ritirato. Senza contare i guai giudiziari, con l’arresto dell’erede dell’impero, Lee Jae-yong. Gli investitori però hanno premiato il colosso sudcoreano. Come è possibile? Grazie a un secondo “core business” e a una visione degli uomini d’affari più smaliziata di altri paesi.
Un annus horribilis, gli ultimi dodici mesi di Samsung, trasformato in performance brillante. Lo ricostruisce e lo analizza, dal punto di vista dell’andamento del titolo, Quartz, giornale online business oriented made in Usa. Risultati che appaiono tanto più brillanti se paragonati ad altri colossi internazionali. Secondo il portale americano, infatti, i numeri dell’azienda sudcoreana sono in linea con quelli di Apple e migliori di Facebook, Amazon e Alphabet.
Eppure la storia recente di Samsung è puntellata di eventi e traversie che avrebbero tagliato le gambe, almeno per un po’, ad aziende altrettanto stabili. E allora cosa ha spinto tanti investitori a non indietreggiare di fronte ai suoi titoli e anzi dar loro ancora più preferenze? Fino al’impennata sui listini? La risposta è nel modello di business, dice Quartz. Un modello che ha permesso di contenere i costi del recall del Galaxy Note 7, costato comunque miliardi, ma molto meno di un evento simile per un prodotto Apple. Perché nessuno come Samsung produce componenti molto sofisticati ma anche a basso costo. Un modello che si è evoluto superando la presenza di un unico core business.
Oggi l’azienda con sede a Seul punta, accanto agli smartphone, ad essere all’avanguardia sulla componentistica e non solo. La conglomerata sudcoreana detta da tempo la linea in settori come le illuminazioni Oled ed è sempre più avanzata in altri più contesi come i semiconduttori.
Ma Samsung sta dimostrando anche che guai giudiziari come la condanna inflitta a Lee Jae-yong, non influiscono troppo sull’immagine della società. Quartz ci ricorda infatti che i sudcoreani sono abituati a vedere stimatissimi top manager finire nella bufera. Non era il meglio che potesse accadere, ma non fa nemmeno troppo scandalo.
L’annus horribilis di Samsung
Quartz dunque ripercorre l’ultimo anno di Samsung e della crescita del valore del suo titolo. Lo fa andando a vedere le flessioni del titolo in concomitanza degli eventi negativi. Sono stati due gli eventi che principalmente hanno colpito il colosso: l’affare Galaxy Note 7 e l’arresto per corruzione di Lee Jae-yong, erede dell’azienda.
Una foto dell’azienda dal sito samsung.com
Iniziamo dal caso Note 7: a causa di un di difetto di fabbricazione della batteria, l’ultimo modello del dispositivo prendeva fuoco. Lo scorso autunno, Samsung è quindi costretta a ritirare dal mercato il nuovo smartphone, che nel frattempo era stato bandito da tutte le compagnie aeree. A novembre, da problemi anche un altro dispositivo. Si tratta di lavatrici con caricamento dall’alto, venduti solo negli Statesi, il cui oblò si staccava durante la centrifuga. rischiando di colpire il proprietario con la forza di una palla di cannone. Si meritano l’appellativo di “lavatrici-bomba” e causano 733 denunce di distacchi e alcuni feriti.
I guai con la giustizia, con possibile ricaduta sulla “brand reputation” scattano invece a febbraio 2017, insieme alle manette per Lee Jae-yong. L’erede dell’impero Samsung è stato accusato di corruzione, falsa testimonianza, trasferimento illegale di asset all’estero e appropriazione indebita. Lee, destinato a ereditare un impero industriale da 80 miliardi di dollari, è stato condannato a cinque anni di carcere. I giudici lo hanno riconosciuto colpevole di aver versato tangenti a un oscuro personaggio, Choi Soon-Sil, confidente della presidente della Corea del Sud, priva di un incarico ufficiale e ribattezzata la “Sciamana” sudcoreana. Il caso della “sciamana” ha portato alla destituzione della stessa presidente Park Geun-hye.
In entrambi i casi, però, il titolo della Samsung si è ripreso in fretta. A ricordarci, probabilmente, che negli affari non ha successo chi non sbaglia mai. E che nel mondo del business l’onestà dei manager non è il fattore decisivo.
Federica Macchia