Samuel Stern arriva in edicola il 29 novembre e la curiosità degli appassionati di fumetti si è accesa. Ho avuto occasione di fare quattro chiacchiere sulla nuova produzione della Bugs Comics con Gianmarco Fumasoli, uno dei suoi papà, durante il Romics di ottobre 2019.
Appena sono venuta a sapere di Samuel Stern, ho pensato subito che fosse una scelta singolare per la Bugs Comics rivolgersi alla distribuzione dei fumetti nelle edicole. Dico singolare perché, a parte le grandi produzioni come Tex o Dylan Dog, quasi sempre il mondo del fumetto oggi punta al mercato librario. Le edicole però hanno dei vantaggi indiscutibili per una produzione seriale di una giovane realtà editoriale come la Bugs Comics.
- Samuel Stern apparirà all’interno di una realtà distribuita sul territorio in modo capillare;
- Samuel Stern, proprio perché all’interno del circuito delle edicole, raggiungerà molti target e avrà accesso a un pubblico diversificato.
Mentre la curiosità circa questa nuova produzione della Bugs Comics avanzava, ho pensato di ottenere qualche informazione da uno dei diretti interessati: Gianmarco Fumasoli.
Partiamo dal numero 0 di Samuel Stern, edizione speciale che avete portato anche in questo Romics di ottobre 2019. Mi ha incuriosita questa copertina che ha un forte rimando all’espressionismo, che mi ricorda quasi Egon Schiele. Questo elemento espressionista sarà presente in tutto Samuel Stern?
Gianmarco Fumasoli: Quando si parla di Chiesa, di fede, di religione in Italia si affronta un argomento molto delicato. La cosa deriva sia dal nostro bagaglio culturale, sia perché c’è il Vaticano. La cosa quindi diventa anche “pericolosa” da certi punti di vista. Stamattina ho assistito a un incontro in cui si parlava di Nicholas Eymerich di Valerio Evangelisti. Durante l’incontro ci si chiedeva: “Perché Eymerich non funziona a fumetti in Italia?”. La risposta unanime, che condivido, è stata che è un conto raccontare e un altro conto è disegnare e far vedere un inquisitore che brucia un villaggio di persone.
Far funzionare un personaggio del genere è un po’ complicato nel mondo del fumetto. Aldilà di questo però, io credo che quando in Italia si affronta l’argomento Chiesa e religione, soprattutto il mondo dei preti che è la componente più terrena del discorso, si lavora per stereotipi. Si affibbiano dei luoghi comuni a dei personaggi e li si fa muovere in quella direzione. Uno dei capisaldi di Samuel Stern è il suo compagno di viaggio, Duncan O’Connor.
La forza di Samuel è proprio nel rapporto con Duncan, tra il loro punto di vista personale e le loro divergenze per quel che riguarda Dio e per quel che riguarda il Diavolo. Non puoi raccontare il Diavolo se non fai vedere che c’è anche la controparte. E ovviamente quando tu li vedi parlare e li senti parlare tra di loro sulle tematiche alte della storia (abbiamo lavorato davvero tanto sui personaggi), capisci quanto questo rapporto sia importante per Samuel Stern. Quando vuoi parlare di Chiesa e di religione devi essere in grado di inserirle bene.
E cosa ci dici di Duncan e del suo rapporto con Samuel Stern?
Gianmarco Fumasoli: Duncan non è un bigotto, Duncan è una persona intelligente che sa scegliere cosa seguire e cosa no. Ha però una visione dell’esorcismo e della possessione demoniaca opposta a quella di Samuel. Abbiamo mostrato come entrambi facciano quello che fanno perché lo sanno fare e non perché siano convinti che questa sia la cosa giusta. Il loro agire è dettato dal trovare una soluzione nell’immediato. C’è una storia che noi raccontiamo in cui alla fine emergono delle domande e dei dubbi. Ma sarà veramente giusto liberare tutte le persone? Non è che forse qualcuno è in realtà aiutato da quello che gli accade perché non ha modo di esprimerlo in maniera diversa? Tutto questo partendo dal fatto che la demonologia in Samuel Stern è stata completamente rivista e nella serie i demoni nascono dall’uomo e sono figli dell’uomo.
Questa copertina rende la difficoltà di Samuel Stern nell’accettare completamente quello che sembra essere il suo destino. Cioè la consapevolezza di Samuel di fare una cosa perché la sa fare, ma anche la sua sofferenza nel non sapere se debba farlo. Anche la croce al contrario che appare rappresenta un certo tipo di Chiesa e non è per forza un simbolo demoniaco. La sofferenza quindi di Samuel Stern in questa sua crocifissione al contrario è un po’ il tema della sua storia.
Confrontando le tavole interne a questo numero in edizione limitata con lo stile della copertina, ho notato che la copertina rimane unica per ora. Questo stile sarà ripreso durante la serie?
Gianmarco Fumasoli: Antonio Mlinaric, autore della copertina a cui ti riferisci, è uno degli autori anche dei volumi della serie. Io nasco come sceneggiatore, Bugs Comics nasce perché io faccio in tarda età (31-32 anni) il primo anno di sceneggiatura a una scuola di fumetto. In seguito ho cominciato a proporre le mie idee e i miei fumetti. Non avendo avuto riscontro tra quelle che erano le linee editoriali, all’ennesima porta chiusa ho deciso di mettermi in proprio e così nasce Bugs Comics. Tutto questo per dirti che per me la storia è essenziale. Il disegno anche è essenziale, però deve essere sorretto da una storia forte.
Gli ultimi due fumetti che ho amato e che mi hanno fatto uscire una lacrima (cosa che per me è necessaria per il successo di un’opera) sono stati Sweet Tooth e Il saldatore subacqueo di Jeff Lemire. I disegni di Jeff Lemire sono anatomicamente e narrativamente all’opposto del disegno realista, però sulle sue storie sono perfetti.
Per me il disegno deve essere al servizio del tipo di racconto che fai, e in effetti è quello che noi abbiamo cercato di fare. Per esempio noi abbiamo il numero 1, disegnato da Luigi Formisano (disegnatore che viene dalla Bonelli e che ha lavorato anche a Orfani). Con lui si parla di uno stile che è tra il classico e il grottesco, ma comunque realistico. Invece nel caso del numero 2 di Samuel Stern c’è Luca Lamberti, disegnatore molto realistico. Se si parla invece del numero 3 già si parla di una sintesi tra vari stili con Marco Perugini. Marco però disegna una storia che è ambientata in un mondo “parallelo” al nostro. Questo mondo è complesso e popolato da creature kafkiane, e la sua sintesi è perfetta per la storia perché con un disegnatore troppo dettagliato e realistico non capiresti nulla.
Cerchiamo di dare un equilibrio tra storia e disegno, ed è talmente forte l’identità editoriale di Samuel che anche se cambia il disegno, Samuel Stern è sempre lui.
Questo è un dettaglio molto interessante, che mi porta a una domanda che volevo porti. Quando ho saputo di Samuel Stern ero positiva perché era presentato dalla Bugs Comics, che produce di solito prodotti di ottima qualità. Dall’altro punto di vista però ho subito pensato a una cosa. Dylan Dog? Per ora noi sappiamo delle cose di Samuel Stern che mi fanno pensare al rischio di scontrarsi con una serie molto amata come Dylan Dog. Avete affrontato il discorso in qualche modo o avete rischiato e basta?
Gianmarco Fumasoli: Chiaramente il pensiero a Dylan Dog come competitor è sempre presente. Io poi, che ora ho 44 anni, quando avevo 11 anni conobbi Dylan Dog grazie a mia madre. Io allora leggevo il Corriere dei Piccoli, Topolino, La Pimpa, ecc. Quando uscì Dylan Dog, mia madre – conoscendo la mia passione per l’horror – mi chiese se fossi interessato a Dylan Dog, L’alba dei morti viventi. Me lo ricordo come fosse ieri perché tornavo dal dentista. Lo comprai e da quel momento impazzii completamente per quella serie. Io lo compro tuttora ed è inutile negare che io mi sia formato anche su Dylan Dog.
Ovviamente ci sono delle influenze in Samuel Stern, ma per uscire in edicola con una serie che abbia un genere nazional-popolare il rischio di un competitor si nasconde dietro a tutto. Se avessimo fatto fantascienza avremmo avuto Nathan Never; se avessimo fatto il western ci sarebbe stato Tex, se avessimo fatto il giallo ci sarebbe stata Julia, se avessimo fatto il fantasy ci sarebbe stato Dragonero, ecc.
La Bugs Comics è famosa per Mostri, con cui ha iniziato la sua carriera, e visto che il suo core business è l’horror abbiamo pensato a una serie horror. Siamo stati associati a Dylan Dog, ma si tratta di storie diverse e tematiche diverse. Samuel Stern ha strutture narrative e capisaldi differenti. Molti ci hanno detto che lo abbiamo ambientato a Edimburgo, che è a due passi da Londra; ma ci sono tutta una serie di motivi per cui è stato ambientato a Edimburgo.
In effetti Edimburgo è quasi come la Torino scozzese, non mi sorprende che sia ambientato là Samuel Stern.
Gianmarco Fumasoli: In effetti si, ci sono molte sfaccettature interessanti a Edimburgo che si legano bene alla storia di Samuel Stern. Uno dei numeri si chiama per l’appunto I sotterranei di Edimburgo, disegnato proprio da Antonio Mlinaric di cui parlavamo. Questo numero ha una forte connotazione storica. Poi nel numero 2 si parla di Edimburgo quasi come protagonista.
Invece che di dici del primo numero di Samuel Stern?
Gianmarco Fumasoli: Il primo numero è molto introduttivo, ma questo non significa che non sia forte. In effetti è come una botta in faccia che spiega chi sia Samuel Stern, quale sia il suo passato, il suo presente e chi sia il suo compagno di viaggio, Duncan. Ti fa subito capire che non è una serie buonista, ma c’è subito un finale forte. Con il secondo numero invece si conoscono altri personaggi che girano intorno al mondo di Samuel Stern, e così via.
Sapendo di avere in comune la formazione da antropologo con Andrea Guglielmino, che è uno degli sceneggiatori della serie, mi è venuta in mente una riflessione. Negli ultimi anni ci sono state delle produzioni, come il revival di Twin Peaks o Midsommar di Ari Aster, che fanno pensare a un ritorno nella cultura di massa di temi come la magia sessuale di Aleister Crowley, e altre forme di spiritualità nate e radicatesi in occidente. Per scrivere Samuel Stern avete preso spunto da questo genere di manifestazioni alternative al pensiero cristiano o avete preso totalmente delle strade diverse?
Gianmarco Fumasoli: Oggi, ma già da qualche anno, nella nostra società è comune cercare di puntare il dito a chi è esterno caratterizzandolo come malvagio. Sempre è colpa di qualcun altro, ma si rimane sempre profondamente individualisti. In realtà poi il male si scopre essere dentro di noi, e andare a ricercare il male dentro se stessi è raggiungere una certa consapevolezza. Anche Samuel è così e ha un passato pieno di problemi, che riveleremo di numero in numero. E lui si è reso conto e sa con lucidità che la colpa di tutto ciò che è accaduto è sua. La sua è una redenzione che parte sempre da un’autoanalisi e dal riconoscere le colpe che sono negli altri.
Samuel Stern deve rivivere, ormai questo è pubblico, insieme alla vittima ciò che l’ha portata a essere vittima e, di conseguenza, la nascita del male dentro le persone. Quello che negli esorcismi classici si svolge con domande tipo “Come ti chiami?” rivolte ai demoni, in Samuel Stern invece avviene tramite il riconoscimento delle proprie emozioni e degli avvenimenti che hanno portato alla nascita del male.
Questa cosa è interessante perché, che voi lo abbiate fatto di proposito o meno, si avvicina al modo di guardare il mondo di certe spiritualità che sono alternative al pensiero cristiano riguardo alle possessioni demoniache. E nella cultura di massa questi temi sono tornati prepotentemente. Proprio perché stiamo parlando di cultura di massa poi, mi viene in mente che avete scelto un tipo di distribuzione che vi permette di raggiungere un pubblico differenziato e vasto con dei temi molto forti.
Gianmarco Fumasoli: Io nasco con questo tipo di fumetto, cioè quello distribuito nelle edicole. Il fumetto lo amo perché mi dà la possibilità di evadere. Io mi fermo, leggo 40 minuti, e mi leggo qualcosa che deve essere completamente avulso dal mio contesto. Un intrattenimento, un’avventura. Questo è il motivo per cui nasce la Bonelli tra le altre cose, la casa editrice del fumetto d’avventura per eccellenza. Oggi si scrive sempre di più per la nicchia, e un caso tra tutti è il caso di Game of Thrones. Si tende a capire quali siano le esigenze di un nucleo di pubblico e si scrive per quelle persone. Il motivo è che è diventato sempre più difficile andare a cogliere la massa.
Questa cosa comporta, più o meno consapevolmente, che si riducono così tanto le persone per cui si scrive che alla fine si arriva a scrivere solo per se stessi. Questa cosa ha colpito anche Samuel Stern, tanto che molti autori, abituati a pensare al lavoro in proprio autonomo, non seguivano il soggetto in modo pedissequo. Io penso che in edicola ci sia sempre più difficoltà a trovare una solidità editoriale e delle linee guida che permettano a un personaggio di avere una voce.
Nel caso di Samuel Stern il soggetto è ben studiato, e non è che io voglia soffocare la creatività degli autori, ma il soggetto e le pagine scritte sul personaggio in due anni di lavoro vanno seguite. Io spero che Samuel sia un ritorno del fumetto di intrattenimento. Voglio un personaggio che come primo livello di lettura abbia se stesso e la sua storia. I contenuti ci sono, lo specchio della nostra società c’è, ma la prima cosa è la storia che andiamo a raccontare.
Quindi si può parlare quasi di un mix tra un Propp puro e lo storytelling. Interessante che tu e gli altri della Bugs Comics abbiate deciso di seguire questa strada e far debuttare Samuel Stern in edicola come prodotto per un pubblico ampio.
Gianmarco Fumasoli: Ed è anche difficilissimo da fare! Ultimamente ho letto un fumetto (non faccio nomi) nazional-popolare importante con una trama bella. Io ho subito pensato “chissà come finirà?”. Il fumetto finisce con la faccia di uno dei protagonisti che dice che oggi è banale dover avere una fine su ogni storia che si racconta, va bene anche così senza spiegazioni. Fine.
Il post-moderno ha colpito tutti mi sa…
Ma no, no, no! Per me non va bene. Umberto Eco diceva che ci sono due tipologie di racconti: il racconto chiuso e il racconto aperto.
- Il racconto aperto si basa sulla conoscenza da parte del lettore del bagaglio culturale dell’autore. Facendo un racconto di questo tipo devi essere sicuro che il lettore riesca a seguire le tue scelte e arrivare alle tue stesse considerazioni. Se quest’ultimo interpreta in modo diverso le situazioni e il finale, la storia non ha più senso per lui.
- Il racconto chiuso è quello più difficile da rendere bello e originale. Io posso anche decidere di scrivere una storia con elefanti rosa con ali blu che attaccano la Terra e poi finirla dicendo che era tutto il frutto del sogno del protagonista. Allora così io sono giustificato a scrivere qualsiasi cosa, non ho climax, non ho struttura, non ho drammatizzazione. E allora puoi fare di tutto in questi casi senza preoccuparti di giustificare niente. Così è troppo facile. Fare il contrario invece è difficile, ma io voglio farlo.
Se ragionassimo nell’ottica di Samuel Stern come un prodotto da dover vendere al lettore, tu pensi che questa sia la scelta vincente sempre per una produzione a fumetti?
Gianmarco Fumasoli: Assolutamente si. E devo essere io insieme agli altri autori a dovermi impegnare affinché Samuel Stern arrivi a tutti. La storia però deve essere bella, non deve essere banale, perché sennò ho perso. Non deve essere il lettore a interpretare, ma io sceneggiatore devo darti una storia. Bisogna seguire le regole per scrivere una bella storia, e per cambiarle – come cerchiamo di fare con Samuel Stern – bisogna conoscerle bene. Per seguire questo scopo litighiamo con gli amici, non accettiamo i soggetti. Sai quanti sceneggiatori vengono da noi e ci dicono che pretendiamo troppo? Noi abbiamo deciso di voler raccontare Samuel Stern così, che non è detto che sia il verbo o il modo corretto, ma è quello che vogliamo fare noi. Sperando che le cose vadano come vogliamo che vadano.
Per ora quanti numeri di Samuel Stern sono previsti?
Adesso stiamo lavorando al numero 16. E non abbiamo intenzione di portare Samuel Stern alla morte editoriale subito con storie banali e 700 numeri. Noi vogliamo garantire al nostro pubblico un prodotto di qualità che possa andare avanti.
Io ho seguito con attenzione la vostra campagna marketing sui social e ho notato che avete cercato di coinvolgere i futuri lettori tramite degli enigmi. Questa modalità ha avuto successo? Siete riusciti a coinvolgere i potenziali lettori come avevate pensato? E avete capito quale sarà il lettore-tipo attratto da Samuel Stern?
Gianmarco Fumasoli: Ormai l’account Business Manager di Facebook è in grado di darti le informazioni sugli utenti coinvolti. E io devo dire che abbiamo avuto dei riscontri, tanto che spesso in fiera vengono delle persone interessate a chiedermi la soluzione del Mistery Contest. Chiunque risponderà correttamente poi avrà la variant, questa cosa ci permette di capire se veniamo seguiti in un certo modo e con attenzione. La campagna sui social sta andando abbastanza bene, ma la integriamo con altre soluzioni. Per esempio sono andato e andrò in televisione. Siamo usciti su dei giornali e mi è stato fatto notare di averlo fatto su un giornale politicizzato. Per me però Samuel Stern non deve essere vittima della politicizzazione da parte di nessuna fazione, quindi la campagna pubblicitaria non tiene conto di queste componenti.
Ti facevo questa domanda perché volevo capire se, essendo un fumetto nuovo che arriva per la prima volta nelle edicole nel novembre 2019, fosse previsto di accompagnarlo anche con una controparte social attivissima. Insomma, Samuel Stern sarà accompagnato da una componente social che sveli dettagli o spieghi elementi non apparsi sulla carta?
Gianmarco Fumasoli: Allora per ora posso dirti che non è prevista una cosa del genere, ma non si esclude. Probabilmente queste cose si evolveranno man mano che aumentano le interazioni degli utenti. Cosa che è successa con la pagina della Bugs Comics per esempio.
Per la scelta di far uscire Samuel Stern in edicola invece che mi dici?
Tutti hanno in bocca questa idea della crisi delle edicole e la crisi del fumetto da edicola. I problemi sono due.
- Il primo problema è che in edicola non vanno prodotti da edicola, perché ci sono opere bellissime che starebbero molto bene cartonate e colorate in libreria.
- Le edicole sono ancora 26.000 punti vendita, e le persone che parlano della crisi delle edicole sono le stesse che portano il loro prodotto nelle edicole.
Ci sono produzioni come Hellblazer con protagonista Constantine che hanno avuto dei problemi in alcuni contesti per aver trattato anche il tema del religioso. Per ora Samuel Stern ha avuto qualche problema su questo fronte, trattando anche il tema dell’esorcismo?
Gianmarco Fumasoli: Da quel punto di vista ancora non abbiamo avuto problemi, e spero sinceramente che non succeda. Noi tagliamo qualsiasi possibilità a chiunque di utilizzare Samuel Stern per parlare di una chiesa stereotipata. Non ci interessa quell’aspetto, semmai a noi interessa un prete esorcista, che ne ha viste di cotte e di crude, che ha un passato nell’IRA. Un bel prete che sul viso e sul corpo è segnato in tanti modi, come nell’anima; e che dà il suo punto di vista cristiano-cattolico sulle problematiche di Samuel Stern. Non mi aspetto problemi perché noi facciamo uno spaccato realistico e di confronto, non è una denuncia di qualche tipo.
Per la realizzazione di questo fumetto, dove ci sono molti riferimenti puntuali al religioso, avete fatto riferimento a dei consulenti?
Abbiamo studiato tanto.
E invece per quel che riguarda il personaggio di Samuel Stern, l’idea a chi è venuta?
Gianmarco Fumasoli: Il personaggio è mio. La Bugs Comics è nata con l’idea di approdare in edicola fin da subito. Se si leggono le nostre produzioni, si capisce che la produzione era da edicola, solo che all’epoca non avevamo ancora i soldi per permettercelo. Ora stiamo cambiamo un po’ la struttura. Usciranno per esempio al Lucca Comics le prime due graphic novel firmate Bugs Comics, ma l’obiettivo è sempre stato quello di arrivare in edicola. E arrivarci con personaggi che funzionino in edicola.
Samuel Stern, che inizialmente si chiamava Sebastian Stern, nasce tanto tempo fa. Due anni e mezzo fa invece, con Massimiliano Filadoro, diventa il Samuel Stern che conoscerete. I primi cinque numeri sono miei e di Masssimiliano Filadoro, poi sono entrati Davide La Rosa, Luca Blengino, Andrea Guglielmino, Francesco Vacca, ecc. Insomma sono entrati una serie di autori che stanno seguendo la vita di Samuel Stern. In generale però la nostra supervisione su editing e dialoghi è fortissima.
Di questi tempi il tema del politically correct ha una certa eco mediatica. Samuel Stern è stato influenzato da questa corrente o ha deciso di non preoccuparsene troppo?
Gianmarco Fumasoli: Quando vedo Asgard al cinema con persone di colore o con origini asiatiche a me vengono i brividi, ma non perché loro siano persone di colore o di origine asiatica. All’interno della nostra produzione non c’è stato un obbligo morale che ci ha fatto includere personaggi appartenenti a minoranze o determinati gruppi. Samuel Stern ha i capelli rossi e gli occhi verdi perché vive in Scozia. Tutto ciò che non ha bisogno di essere forzato per essere incluso ci sarà. Penny per esempio, uno dei personaggi ricorrenti, ha una compagna. Non ci siamo soffermati a pensare al politically correct, quello che era più logico e più fluido è stato inserito.
Hai qualcosa da aggiungere oltre a quello che ci siamo detti?
Al Romics di aprile 2019 ho preso parte a una conferenza dove c’erano anche altri editori. A un certo punto una parte di loro ha cominciato a dire che le grandi storie sono nelle graphic novel. E io intanto pensavo che non fosse assolutamente vero. Il prodotto da edicola, se ci si lavora bene, può avere la stessa storia di una graphic novel. Il prodotto da edicola non è sinonimo di banalità e di storie stupide. Spero che questo si capisca leggendo Samuel Stern.
Il Mistery Contest per il fumetto Samuel Stern e la variant del primo volume firmata da Elena Casagrande
Chi vincerà il Mistery Contest del fumetto Samuel Stern avrà, come avrete intuito leggendo l’intervista, la copertina variant del primo volume. Ecco a voi la copertina per i fortunati vincitori del contest.
di Eleonora D’Agostino
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