
San Ponziano e Ippolito, i santi martiri, prima di essere deportati insieme in Sardegna, al principio della persecuzione di Massimino il Trace, si erano trovati su fronti opposti. Ponziano era infatti il Papa legittimo, mentre Ippolito era un antipapa, il primo della storia, riconciliatosi con la Chiesa proprio durante quella comune sofferenza. I loro corpi furono sepolti a Roma, il primo nel cimitero di Callisto, il secondo nel cimitero sulla via Tiburtina. Oggi, 13 Agosto è il giorno scelto nel calendario cristiano per ricordarli. Vediamo insieme la loro comune storia.
Papa Ponziano e il sacerdote Ippolito
Ponziano, dell’antica e nobile famiglia dei Calpurni, venne eletto Papa nel 230, durante l’impero di Alessandro Severo, la cui tolleranza in fatto di religione permise alla Chiesa di riorganizzarsi. Ma proprio in questo periodo di pace avvenne nella Chiesa di Roma la prima scissione che contrappose al legittimo pontefice un antipapa, nella persona di Ippolito, appunto.
Ippolito, sacerdote, colto e prolifico scrittore, era probabilmente originario dell’Asia Minore e scriveva in greco. Compose vari commentari sulle Sacre Scritture, un libro sull’Anticristo, trattati contro le eresie di Marcione e dei montanisti. A lui si attribuisce pure un compendio, intitolato Tradizione Apostolica. Ippolito arrivò a Roma durante il pontificato di san Zefirino. Giunto ad accusare di eresia lo stesso pontefice S. Zefirino e il diacono Callisto, quando quest’ultimo fu eletto Papa nel 217, si ribellò, accettando di essere lui stesso invalidamente eletto dai suoi partigiani. Si mantenne nello scisma anche durante il pontificato di S. Urbano I e di S. Ponziano, appunto.
La deportazione comune
Quando Alessandro Severo venne ucciso in Germania dai suoi legionari, gli subentra il trace Massimino, che rispolvera gli antichi editti persecutori nei confronti dei cristiani. Trovandosi di fronte a una Chiesa con due capi, spedì entrambi ai lavori forzati in una miniera della Sardegna. Ponziano è il primo Papa deportato. Perché i cristiani non fossero privati del loro pastore rinunciò al pontificato, e anche questa spontanea rinuncia è un fatto nuovo.
A succedergli fu il greco Antero, che governò la Chiesa per quaranta giorni soltanto. Il gesto generoso di Ponziano deve aver commosso l’intransigente Ippolito che morì infatti riconciliato con la Chiesa nel 235. Secondo un’epigrafe dettata da papa Damaso, Ippolito, pur essendosi ostinato nello scisma, nell’ora della prova “al tempo in cui la spada dilaniava le viscere della madre Chiesa, mentre fedele a Cristo camminava verso il regno dei santi“, ai seguaci che gli domandavano quale pastore seguire indicò il legittimo papa come unica guida e “per questa professione di fede meritò d’essere nostro martire”.
Ilaria Festa
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