Nel Metropolitan Today di oggi ricordiamo l’elezione di Sandro Pertini a Presidente della Repubblica. Ricorre infatti la sua nomina oggi 8 luglio, quando nel 1978 riceve la carica con 832 voti.
L’elezione di Sandro Pertini: le premesse
Pertini è stato uno tra i Presidenti della Repubblica più amati e benvoluti. Nato a Stella il 25 settembre 1896, ha dedicato una vita alla politica. Fu il primo esponente del Partito Socialista a ricoprire questa carica: il suo mandato è stato una novità assoluta. La sua carriera però comincia dai tempi della Grande Guerra. Ha combattuto infatti sul fronte dell’Isonzo, ed è entrato nel Partito Socialista proprio nel primo Dopoguerra. E proprio nel periodo fascista che comincia la sua lunga e persistente lotta alla dittatura e all’ideologia fascista.
Perseguitato durante il Ventennio, fu costretto a evadere e a fuggire all’estero. Tenta di rientrare con falso nome nel 1929, ma viene scoperto e nuovamente arrestato. Ottiene nuovamente la libertà solo nel 1943, con la caduta del regime. Da qui tenta di ricostruire il Partito Socialista con Pietro Nenni e Lelio Basso, continuando il suo lavoro incessante di Resistenza contro le armate tedesche che avevano occupato Roma. Ed è proprio a Roma che viene condannato a morte, dalla quale riesce a salvarsi solo fuggendo dal carcere di Regina Coeli. È, all’alba della fine della guerra, tra coloro che firmano il decreto che sancisce la condanna a morte di Benito Mussolini.
Il secondo Dopoguerra e l’elezione
Nei lavori per la Costituzione e la nascita della prima Repubblica ha partecipato attivamente. È infatti eletto per ben due volte deputato nell’Assemblea Costituente, in seguito senatore nella prima legislatura. In seguito, fino alla sua elezione come Presidente della Repubblica. Ed è proprio oggi 8 luglio che si ricorda, a 45 anni di distanza, uno dei mandati più importanti nella storia del nostro Paese. Il suo lavoro infatti è stato caratterizzato da una forte impronta personale, dovuta anche alla sua importante storia militare e politica. Tanto che acquisisce subito una notevole popolarità, tanto da essere ricordato come il “presidente più amato dagli italiani” o il “presidente degli italiani”.
I lavori per l’elezioni cominciarono il 29 giugno, e sono stati necessari ben sedici scrutini. La questione è talmente lunga e scontrosa che, a un giorno dall’ultimo scrutino, Pertini decide di prenotare un volo e andare dalla moglie in Francia proprio il 7 luglio. L’8 luglio poi, una volta eletto, accetta con grande entusiasmo la notizia di questa nuova carica. Nel suo discorso di insediamento, non ha mancato di ricordare nomi importantissimi della politica italiana, soprattutto nell’ambito della lotta al terrorismo e alle ideologie fasciste. Inoltre, non manca di ricordare il recentemente scomparso Aldo Moro.
Le parole importanti di Pertini
Ricordiamo parte del suo discorso anche per quanto riguarda la politica del lavoro, attualissima in questo momento. Infatti già nel 1978 Sandro Pertini ricorda che “Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione – disse Pertini in quella occasione – è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva e, disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli”.
Io lasciai l’Italia nel 1926. La mia vita si è svolta prima all’Università di Genova, poi a quella di Firenze, quindi come professionista a Savona. Il mio studio fu devastato due o tre volte. Vidi un Paese di violenti, gli anni Venti furono il periodo della sopraffazione fascista. Molti erano intimiditi da quelle violenze e sostenevano che non si dovevano provocare i fascisti, per non indurli a infierire. Questo non è mai stato il mio atteggiamento. Sono stato bastonato perché il Primo Maggio andavo in giro con una cravatta rossa. E sono stato mandato all’Ospedale perché, nella ricorrenza della sua morte, ho appeso alle mura di Savona una corona di alloro in memoria di Giacomo Matteotti. Sono stato arrestato per aver diffuso un giornale significativo: “Sotto il barbaro dominio fascista”. Ho vissuto i miei vent’anni così e non me ne pento.”
Sandro Pertini
Marianna Soru
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