Sardine Roma, piazza San Giovanni era sicuramente la piazza più impegnativa, ma la prova è stata superata egregiamente, 100000 oggi le persone scese in piazza
“È chiaro che la manifestazione nella Capitale assume una valenza nazionale”. Siamo così alla prova di maturità per il movimento delle Sardine, che raggiunge le 100 mila persone in piazza San Giovanni.
Un’invasione colorata e pacifica da ogni parte d’Italia intona bella ciao e l’inno di mameli. “L’obbiettivo è dare la svolta al clima d’odio che ha pervaso l’italia” dice Antonella, sardina orgogliosamente siciliana.
Dall’abolizione del decreto sicurezza alla condanna di ogni forma di violenza nella pratica politica, sono 5 le proposte politiche dei giovani che oggi hanno infiammato la piazza.
Tante le frasi nei cartelli come:
“la libertà è l’obbligo di essere esseri umani”
Massimo FAGIOLI
“IL MALE CHE C’È NEL MONDO VIENE QUASI SEMPRE DALL’IGNORANZA, E LE BUONE INTENZIONI POSSONO FARE ALTRETTANTO DANNO DELLA CATTIVERIA SE MANCANO DI COMPRENSIONE.”
ALBERT CAMUS
Giuseppe Conte
“E’ un movimento che mi procura simpatia, c’è voglia di partecipazione – dice il premier Giuseppe Conte – non vedo perché dovremmo essere preoccupati da queste manifestazioni di cui colgo tutta la positività. Incontrarli? Se vorranno io sono a disposizione, ma c’è molto rispetto da parte mia, non mi spingo io a propormi perché potrei essere frainteso, come un tentativo di mettere il cappello sopra”.
Santori e Ogongo
“Dovremo darci una struttura – spiega il leader del movimento guardando al ‘vertice’ del giorno dopo, domenica – non tanto sui contenuti quanto sull’organizzazione. L’idea che spiegheremo – spiega Santori – è che l’obiettivo è essere un corpo intermedio tra la politica e il mondo civico attivo. Non possiamo sostituirci alle associazioni, alle lotte e alle battaglie politiche dal basso. Dobbiamo rappresentare un collegamento tra i partiti e la società civile attiva. Noi cerchiamo di presentare alla politica le istanze di questo mondo, in maniera aggregata”.
Mattia Santori, Bolognese, 32 anni, impiegato part-time in una società di ricerca nel settore dell’energia, è il portavoce ufficioso del fenomeno.
E’ la pacifica presa di un immaginario Palazzo d’Inverno, è l’assalto gioioso alle casematte del Potere, è l’emancipazione da uno stato “infantile” a uno “adulto” della lotta politica. «Una nuova generazione è scesa in campo», c’era scritto sulle tessere della Fgci di quarant’anni fa sopra quelle bandiere rosse dalle quali questi giovani di oggi rifiutano:
«Non portate bandiere o simboli di partito o delle associazioni – è scritto nell’appello – è tempo di reagire a questo modo di fare politica, una retorica vuota e senza empatia, che alimenta la divisione e fonda il proprio messaggio sull’odio verso il prossimo».
Santori aggiunge: “Chi e’ eletto faccia politica nelle sedi istituzionali. I ministri comunichino solo attraverso i canali istituzionali. Ci sia trasparenza nell’uso dei social network e su chi finanzia le pubblicazioni da parte dei politici.
La violenza verbale sia equiparata alla violenza fisica. Abrogare il decreto sicurezza, servono leggi che non mettano al centro la paura”.
Prosegue dicendo: “Le piazze hanno preso la forma dell’antifascismo e della lotta alla discriminazione. Con mezzi ignoti al sovranismo bieco, la gratuità, l’arte, il racconto della diversità. In quelle piazze c’erano solo persone capaci di distinguere la politica dal marketing”.
Stephen Ogongo (organizzatore delle sardine romane): «Siamo uniti contro ogni forma di discriminazione, abbiamo voluto organizzare questo raduno in un luogo simbolo, una piazza che negli ultimi tempi è stata usata come palco per diffondere messaggi che non sono degni di una società civile»
Sardine Roma, Piazza San Giovanni
Esistono però anche dei rischi. Nel senso che la nazionalizzazione del movimento può comportare, e sicuramente comporterà, complicazioni organizzative.
Gli esempi non mancano. Centinaia di gruppi e gruppetti in questi decenni, posti di fronte alla necessità di un salto di qualità, si smarrirono, litigarono, ripiegarono, si dispersero.
L’ultimo grande riferimento è quello dei Girotondi, l’enorme manifestazione a piazza san Giovanni del 14 settembre 2002, un entusiasmo poi andato scemando.
Piazza San Giovanni è la piazza tipicamente di sinistra. Memore dei comizi di Berlinguer, del suo funerale con oltre 2 milioni di persone e di quello di Togliatti con la piazza altrettanto gremita. L’ultima grande manifestazione della sinistra risale al 2011 quando centinaia di migliaia di persone si radunarono alla manifestazione dei democratici di Bersani.
L’elezione di Maurizio Landini nel 2019 a capo della Cgil, anche se non prettamente politica, ha comunque riempito la piazza e dato speranza alle opposizioni della destra.
Tuttavia negli ultimi anni la piazza non è stata più la “piazza rossa” per eccellenza. Ha ospitato due grandi manifestazioni del centrodestra di Berlusconi, ma anche tre Family day con Mario Adinolfi.
Ha accolto le grandi manifestazioni dei 5 stelle, di Grillo e Casaleggio, 800000 nel febbraio del 2013 e altrettanti nella chiusura della campagna elettorale per le europee del 2014.
Infine nel 2019 è la nuova destra di Matteo Salvini a riempire la piazza di San Giovanni, “200000” dicono gli organizzatori, “radunati per rispondere a una domanda di unità che viene dal nostro popolo.”
Questo delle sardine, anche se non politicamente schierato, è il primo sussulto della sinistra di riprendersi la propria piazza.
Questo sussulto non viene dalla politica, ma dal popolo. Un movimento, quello delle sardine, che oltre a protestare contro la destra estrema appella ad una mancanza di altri riferimenti nel panorama nazionale, sostituendosi appunto alle istituzione e alla politica che aspettano da anni.
Organizzazione
Mattia Santori sostiene: “Domani inizia una nuova fase. Ci sarà un momento in cui ci siederemo e ci guarderemo negli occhi, per confrontarci su ciò che è stato e su ciò che sarà”.
Infatti ora viene la parte più difficile, quella di valorizzare la voglia e l’entusiasmo degli italiani e concretizzare in qualcosa che non per forza sia un partito politico, ma anche un corpo intermedio tra popolo e istituzioni come lo definisce Santori.
Si spera quindi di non ricadere negli stessi errori dei Girotondi del 2002. La seconda fase sarà quella di tornare in emilia e di lottare per l’emilia dice Santori, sostenendo che la terza fase, quella della futura organizzazione sarà la più importante e complicata.