La scarcerazione del boss di Cosa Nostra Totò Riina è stata rigettata dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna.

Quindi, no alla sua scarcerazione, richiesta per problemi di salute. Riina resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell’ospedale di Parma.

Sostengono i giudici: “Salvatore Riina appare ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra, nonostante le sue condizioni di salute e l’età ormai avanzata. Va quindi ritenuta viva la sua pericolosità sociale”. 

La lucidità palesata da Riina e la tipologia dei delitti commessi in passato fanno sì che non si possa ritenere che le condizioni di salute complessivamente considerate, siano tali da ridurre del tutto il pericolo che lo stesso possa commettere ulteriori gravi delitti“, aggiungono.

Il Tribunale di Bologna (Fonte: www.zoom24.it)

 

Inoltre, i giudici ritengono degno di nota un colloquio video sorvegliato con la moglie, dello scorso 27 febbraio. Il capo dei capi affermava: “Non mi piegheranno, mi posso fare anche 3000 anni”. È un passaggio, secondo i giudici, significativo perché i coniugi giungono ad affermare che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso.

Oltretutto, vi è assoluta tutela del diritto alla salute sia fisica che psichica del detenuto, visto che il boss è in una stanza dotata di tutti i presidi medici e assistenziali necessari. Quindi “non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori”, osservano il relatore Manuela Mirandola e la presidente Antonietta Fiorillo. E aggiungono: “Riina viene assistito giornalmente da un fisioterapista. Dispone quotidianamente di un importante intervento assistenziale espressamente finalizzato al mantenimento della residua funzionalità muscolare”.

Alla richiesta dei legali si è opposto il Pg di Bologna Ignazio De Francisci. “Totò Riina rimane in ospedale. Ma è una ordinanza che sarà oggetto di ricorso“, ha dichiarato il legale di Toto Riina, Luca Cianfaroni

La decisione del Tribunale sulla scarcerazione di Riina arriva nel giorno in cui sono stati sequestrati a Riina e ai suoi familiari beni per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Il provvedimento riguarda società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, numerosi terreni.

I beni sequestrati sono localizzati prevalentemente nelle province di Palermo e Trapani. E sono riconducibili anche alla moglie Ninetta Bagarella e ai figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia. Al sequestro si è arrivati dopo un’attenta indagine patrimoniale. Da essa è emersa la continua disponibilità di denaro contante in particolar modo della moglie, malgrado i molteplici sequestri subìti nel tempo e l’assenza di redditi.

Patrizia Cicconi