Inutile girarci intorno. La storia recente del Schalke 04 è fatta di tante, troppe ripartenze e pochissime certezze… come mai?
Schalke disastro
Un fallimento dietro l’altro e nessuna dirigenza capace di organizzare un progetto sportivo e tecnico di crescita degno di questo nome. Quando si parla di Schalke 04 però, non si parla di una squadra qualsiasi. Si parla della terza squadra di Germania per numero di tifosi e che rappresenta insieme al Borussia Dortmund l’eccellenza calcistica nel bacino della Ruhr. Migliaia di tifosi che attendono, giustamente, di vedere la propria squadra ai vertici del calcio tedesco come non accade da troppo tempo… e magari vincere un campionato, impresa che non succede dal lontano 1958. Valanghe di soldi spesi inutilmente per cercare di emulare i rivali storici del Borussia Dortmund o addirittura il Bayern Monaco. Niente di più sbagliato. Adesso sono cambiate guida tecnica e società. Sarà la volta buona?
Grande di nome ma…..
Si può essere grandi per titoli (vinti) o blasone acquisito. Lo Schalke 04 appartiene senza dubbio alla seconda voce, perché la bacheca a livello nazionale e internazionale piange molto. Ultima Bundesliga nel 1958, ultima Coppa di Germania nel 2011 e ultima Coppa Uefa (l’unica) nel 1997. Il club però è molto amato e seguito, ha 155.000 soci e uno stadio da brividi. Questo ha permesso a tutti i gestori passati e presenti di speculare molto sulla vita sportiva dei biancoblù.
Il problema principale e la differenza con le altre società tedesche, sta proprio nella gestione. Nessuno allo Schalke è mai risuscito a mandare avanti un progetto sportivo vero. Secondi posti che si alternano a decimi posti, vittorie fragorose a epiche sconfitte. Quella del 2001 che valse il campionato all’ultimo secondo dell’ultima giornata di campionato, è la dimostrazione di tutta la storia dello Schalke.
Ennesimo inizio
Capita così che nel giro di due anni, si abbia l’inizio, dell’inizio di un nuovo inizio. Scusate il gioco di parole ma a volte lo Schalke 04 regala “perle” di mala gestione da poterci scrivere una commedia da Oscar. Naufragato il vecchio (nuovo) corso targato Domenico Tedesco, riuscito nell’impresa di portare i Knappen (i minatori) ad un passo dalla retrocessione in una delle loro peggiori stagioni calcistiche (14° posto). In estate i biancoblù sono ripartiti da David Wagner, quarantasettenne ex tecnico dell’Huddersfield richiamato in patria proprio per risolvere la “matassa” Schalke. Insieme a lui, segno stavolta di lungimiranza rispetto al passato, il Presidente Tonnies (prima di essere travolto dallo scandalo “Africa”) ha affidato la gestione tecnico-sportiva a due vecchie e competenti volpi come Peter Knäbel e Michael Reschke (i Sartori e Marotta tedeschi, per fare un parallelismo) autori di una campagna acquisti oculata e senza grandi nomi.
Cura Wagner
Wagner, bravo nel limitare i commenti estivi e creare attese, ha voluto una squadra giovane e che si adoperasse al 100% per la causa. Il nuovo corso si vede anche nel modulo, un 4-4-2 semplice ma allo stesso tempo molto moderno a cui Wagner ha unito l’intensità “appresa” durante il suo periodo inglese. Niente problemi di spogliatoio, via Konoplyanka ed Embolo con i loro mal di pancia, nessuna prima donna.
L’età media è scesa così a 24,5 anni, dimostrazione che qualcosa finalmente è stato fatto. Wagner ha preteso che restassero in rosa i tanti giovani lanciati da Tedesco per aiutarli ad esplodere. Oltre alla permanenza di Mc Kennie e Kutuku, in estate sono arrivati in prestito Jonjoe Kenny dall’Everton e il talentuosissimo Juan Miranda dalla cantera del Barcellona. Due prestiti biennali (in stile Bundesliga) per avere il tempo necessario per lavorare sui calciatori. E di Miranda si parla un gran bene.
Adesso Wagner ha a disposizione un mix di giovani e più esperti da cui si può ripartire (ancora una volta) per un progetto di crescita graduale. Inutile al momento guardare alle prime tre della Bundesliga. Serve umiltà e lavoro. Unici ingredienti chiesti dai tifosi per tornare almeno in Europa.
Tattica
Ottimi cambi tattici: Stambouli confermato in difesa per far ripartire l’azione da dietro, l’alternanza tra 4-4-2 e 4-2-3-1 con diga a centrocampo e ali veloci (Caligiuri, Harit e Raman), brave anche come seconde punte. Almeno nell’impostazione e nell’idea, lo Schalke ricorda molto il Napoli di Ancelotti, bravo ad alternare i due moduli senza punti di riferimento offensivi. Cambiano però gli interpreti e dalla prossima stagione bisognerà portare in rosa molta più qualità.
Obiettivi Schalke
Il ritorno in Europa è l’obiettivo (non dichiarato) della società. Per crescere servono gli introiti delle coppe e Wagner deve centrare almeno l’Europa League per ritenersi soddisfatto. Al contrario di altri anni però, i biancoblù vogliono crescere una rosa di buoni giocatori e mantenere tutti gli effettivi per 2/3 stagioni in modo da diventare una squadra vera.
Calciatori pagati tanto come Serdar, Mascarell, Uth, Harit, Raman e Nastasic devono esplodere e dimostrare il loro valore. Wagner ha la fortuna in questa stagione di dover disputare una sola competizione e quindi può lavorare senza pressioni ogni settimana. Se la squadra riesce ad acciuffare la qualificazione in Europa, la prossima annata si potrà puntellare la rosa magari con un calciatore di qualità in modo da accrescere il livello tecnico complessivo. Ultimo, ma non per importanza, riuscire a portare a casa almeno un derby contro il Borussia Dortmund. Per il morale di tutti, sarebbe forse come vincere un titolo.
L’inizio della stagione è stato molto buono: 7 punti in 4 partite e una sconfitta contro il Bayern Monaco messa ampiamente in preventivo. Bravo Wagner, l’ennesimo (nuovo) inizio è andato bene.
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