“Sciuscià 70” di Mimmo Verdesca verrà proiettato oggi, martedì 4 luglio, sulla Terrazza Italia del Vittoriano. Il documentario celebra i 70 anni del film capolavoro del Neorealismo di Vittorio De Sica. E racconta i retroscena e la lavorazione del primo film italiano a vincere l’Oscar. Appuntamento con la storia del cinema a piazza Venezia, alle ore 21.00.

Sciuscià festeggia 70 anni

Roma, martedì 4 luglio, ore 21: proiezione del documentario “Sciuscià 70”, che ci racconta la lavorazione del film “Sciuscià” di Vittorio De Sica, tra ostacoli e avventure di un’epoca quasi dimenticata.

È l‘ultimo appuntamento della rassegna estiva  “Il Vittoriano tra musica, letteratura, cinema e architettura”, promossa dal Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli. Alla serata prenderanno parte il regista Giuliano Montaldo, Emi De Sica, figlia di Vittorio, il regista Mimmo Verdesca e Rinaldo Smordoni, protagonista di Sciuscià.

Anche “Sciuscià 70” è stato selezionato dal regista Giuliano Montaldo, Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello.

Difficile immaginare una cornice più bella del Vittoriano di Roma per celebrare un compleanno. Figurarsi poi se ad essere festeggiato è un film così significativo, e bello, come il capolavoro di De Sica. Film che, non a caso, è premio Oscar e primo Nastro d’argento della storia del premio, nel 1946.

Sciuscià e il Neorealismo

Non so chi legge, ma io mi sono avvicinata davvero al cinema italiano neorealista solo lo scorso anno. E ho scoperto un mondo. Un mondo fatto di non attori, di riprese a mano e di una tecnica che sembra quasi “improvvisata” e che vorrebbe raccontarci la Storia dalle piccole storie.

Un modo all’epoca nuovo per guardare le cose da un punto di vista diverso. E soluzioni tecniche nuove o diverse che talvolta nascevano per bisogno: Sciuscià viene girato nell’immediato dopoguerra, periodo di grande fermento artistico, ma anche di grande povertà.

Mimmo Verdesca credits: oubliettemagazine

Quella di Sciuscià 70 è un’operazione simile a quella avvenuta con un altro capolavoro neorealista, “Roma città aperta” di Rossellini. Nel 1983 un libro, “Celluloide”, di Ugo Pirro ci racconta la lavorazione a dir poco rocambolesca del film. Dal reperimento dei fondi da parte del regista, al furto della corrente per le riprese. Arrivando a scoprire i fatti e i personaggi, anche di cronaca, che lo ispirarono. Nel 1996, poi, Carlo Lizzani ne farà un film.

Con il documentario di Mimmo Verdesca la storia si ripete: un film sul film. La storia di una pellicola che è ormai un “classico” raccontata dai protagonisti che, scoprirete, si sono resi conto solo dopo di quale “cosa bella” avevano realizzato.

L’evento è a ingresso libero. Cosa che, credo, avrebbero apprezzato anche i neorealisti.

Buona visione.

Federica Macchia