E’ di qualche ora fa la notizia della distruzione definitiva dell’ultima base militare dell’Isis nella località di Baghouz, villaggio che era ancora in mano ai jihadisti, in Siria nord-orientale.
A dichiararlo, La Casa Bianca e le forze kurde, per le quali combatteva anche il giovane italiano Lorenzo Orsetti, il militante libertario fiorentino di 33 anni barbaramente ucciso nemmeno una settimana fa dall’Isis, che era partito con lo scopo di offrire supporto alla popolazione locale e alla brigata internazionale di giovani volontari che lottava contro le basi terroristiche.
Orsetti infatti lottava per il Rojava libero, insieme a numerose donne, schieratesi in prima persona in difesa della popolazione dilaniata dagli attentati e dalla efferata violenza dell’Isis.
Durante il mese di dicembre 2018, Donald Trump, che in un primo momento sembrava aver appoggiato le forze kurde del Rojava, aveva invece deciso di ritirare il proprio esercito, tradendo così la popolazione locale, alla quale l’America aveva promesso un sostegno militare e economico fino alla fine, per liberare il Paese dall’Isis.
Unico personaggio della Casa Bianca con il coraggio di ribellarsi al ritiro di Trump dalla Syria, il capo del Pentagono e segretario della Difesa James Mattis, che non si trovava d’accordo con il ritorno in patria di oltre 2mila soldati americani dalla Syria e 7 mila dall’Afghanistan e che ha dato le sue dimissioni, divenute effettive nel mese di febbraio 2019.
A celebrare la notizia di oggi, il popolo kurdo e anche la famiglia di Lorenzo Orsetti, uomo di estremo coraggio e spirito umanitario (nonché animalista), che per pochi, fatali giorni non è sopravvissuto alla sua lotta, per poter festeggiare la vittoria sugli ultimi superstiti dell’esercito terrorista.
Amaro in bocca, dunque, sia per la famiglia del povero volontario fiorentino, sia per gli ex combattenti italiani in Siria. Questi ultimi, infatti, da poco tornati in Italia, dovranno subire un insensato processo penale con obbligo di sorveglianza speciale e divieto di dimora a Torino, semplicemente per aver lottato a fianco dei kurdi ed aver difeso le popolazioni inermi.
Lo Stato Italiano, che oggi festeggia il traguardo della caduta della base di Baghouz, dovrebbe ricordarsi che il merito di tutto ciò non va né a Trump né all’esercito americano… bensì a quei foreign fighters ed ai combattenti curdi che stiamo portando in tribunale anziché in Quirinale per un doveroso riconoscimento.
GIORGIA MARIA PAGLIARO