Una nuovissima scoperta permette di rivoluzionare completamente la storia della letteratura. I papiri di Ercolano raccontano infatti le ultime ore del celebre scrittore Platone. Sopravvissuti all’esplosione del Vesuvio del 79 d.C., al loro interno raccontano di come l’autore non fosse così felice del flauto che veniva suonato.

Cosa c’è scritto nei papiri di Ercolano?

In questo testo viene rivelata la vera storia delle ultime ore di vita di Platone. Infatti, nel testo si racconta che Platone, nonostante la morte imminente, avesse avuto la forza di lamentarsi della suonatrice di flauto, a detta sua “fuori tempo”. E non solo: il testo rivela anche che il filosofo fu venduto come schiavo sull’isola di Egina già forse nel 404 a.C. Siamo nell’anno quando gli Spartani conquistarono l’isola. L’altra alternativa collocherebbe la vendita nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate.

A parlarne il papirologo Graziano Ranocchia. “Finora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa”. Inoltre, nuove letture forniscono un nuovo quadro delle circostanze della corruzione dell’oracolo di Delfi da parte del filosofo accademico Eraclide Pontico. E non solo: il nome di Filone di Larissa sarebbe in realtà ‘Filione’ (allievo del grammatico Apollodoro di Atene e dello stoico Mnesarco).

Filione morì a 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale. “Per la prima volta siamo riusciti a leggere alcune sequenze di lettere dei papiri che erano nascoste all’interno di strati multipli, rimasti attaccati l’uno all’altro dopo lo srotolamento fatto nei secoli scorsi con una tecnica meccanica che ha provocato la dislocazione di interi frammenti di testo” dice Ranocchia.

La nuova tecnologia

“Grazie alle più avanzate tecniche di diagnostica per immagini stiamo finalmente riuscendo a leggere e decifrare nuove parti dei testi che finora sembravano inaccessibili”, sottolinea il papirologo. “Le scoperte più affascinanti sono emerse dal papiro contenente la ‘Storia dell’Accademia’ di Filodemo di Gadara. Un risultato straordinario che arricchisce la nostra conoscenza della storia antica”, dice il papirologo Graziano Ranocchia, Professore dell’Università di Pisa. Che presentando alla Biblioteca Nazionale di Napoli i risultati di medio termine del progetto di ricerca ‘GreekSchools’.

Per arrivare a questa scoperta si sono usate due tecniche innovative, la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi. Utilizzati in un laboratorio mobile fornito dalla Nottingham Trent University. “Gli strati multipli rappresentano un problema drammatico per la lettura di quasi tutti i rotoli che sono stati svolti, all’incirca 1.560 sui 1.840 totali sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio”, dice il Professore.

“Queste gravi stratificazioni stravolgono buona parte dei testi rendendone impossibile l’edizione. Poter finalmente individuare questi strati e ricollocarli virtualmente nella loro posizione originaria per ripristinare la continuità del testo significa raccogliere una quantità di informazioni enorme rispetto al passato. Il lavoro, però, è ancora alle battute iniziali: l’impatto reale sul piano delle conoscenze lo vedremo solo nei prossimi anni”.

Marianna Soru

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