Ho sempre creduto nei miracoli. È con questa frase che Scott Morrison si presenta al suo elettorato dopo la vittoria.
Una frase per nulla retorica, considerato che il suo sfidante Bill Shorten, veniva additato dai media come colui che non poteva perdere le elezioni.
In ogni caso, sembra fuorviante parlare di premier di rottura.
Nella sua cavalcata elettorale, Morrison si è dimostrato abbastanza in linea con linea conservatrice che caratterizza politicamente il continente australiano ormai da decenni.
Più che altro, la speranza per il popolo australiano è quella di aver ritrovato quella stabilità politica che manca ormai da troppo tempo.
Negli ultimi dieci anni nessun premier uscente si è mai infatti ricandidato per un secondo mandato.
Secondo Morrison una seria lotta a difesa dell’ambiente è attualmente impraticabile. Lo dimostra inoltre il suo scetticismo verso la battaglia ambientalista, pienamente inserito nella filosofia – liberal conservatrice.
La perdita dei posti di lavoro e l’introduzione di nuove tasse sarebbero nella sua opinione conseguenze insostenibili per un paese sempre più esposto alla crisi globale e alla concorrenza cinese.
Una presa di posizione che naturalmente si pone in antitesi a quella della politica laburista che più di dieci anni fa’ introduceva la carbon tax ( in seguito abolita dai liberali nel 2011).
Piccolo appunto a chi ha curato la comunicazione del nuovo premier.
“Make Australia Great Again”. È un concetto vincente in termini comunicativi, come la vittoiria di Trump ha confermato confermato. Ma insomma, rielaborarlo senza snaturarne il concetto, è quello che mi aspetto da una grande agenzia di comunicazione.