Scuole di specializzazione medica, fuori legge 1 su 10 da Nord a Sud

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Di Redazione Metropolitan

La rivelazione in un rapporto dell’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica. Su 1433 Scuole di specializzazione medica, 135 sono fuori norma.

E se i malpensanti potrebbero insinuare che sia uno scandalo che riguardi prevalentemente le università del Mezzogiorno, si sbaglia di grosso. Da Messina a Milano, da Catanzaro a Genova, passando per Pisa, Brescia, Roma, Bari, Cagliari e molte altre ancora, le scuole di specializzazione incriminate coprono a macchia di leopardo tutta la penisola. Ma quali sono i motivi di questa bocciatura così netta?

L’Osservatorio Nazionale ha svolto le sue indagini per due anni, analizzando parametri come la presenza di spazi adeguati, laboratori specifici, o ancora la certificazione di standard assistenziali di livello alto o la presenza di indicatori sulla performance scientifica dei docenti. Il rapporto, secretato immediatamente, ma giunto al Corriere della Sera, è una vera e propria Caporetto per gli atenei nazionali. 

Chirurgia Pediatrica a Bari, Virologia a Catanzaro, Medicina dello Sport a Ferrara, Neurochirurgia a Genova, Chirurgia Vascolare a Pavia, Oftalmologia alla Bicocca di Milano, e molte altre scuole di specializzazione (diverse appartenenti ai medesimi atenei) non rispettano i criteri di qualità necessari ad ottenere l’accreditamento ed essere inserite nella rete formativa italiana.  

Solo la metà delle scuole di specializzazione medica (anzi, ancora meno, il 47,2% per la precisione) è risultata in regola, mentre quasi altrettante (il 43,3 %) potrebbero ottenere “con riserva” l’autorizzazione a insegnare e a far lavorare contemporaneamente gli specializzandi nei presidi ospedalieri convenzionati con gli atenei di riferimento (dovrebbero, cioè, dimostrare di essere in possesso dei requisiti necessari ad ottenere l’autorizzazione suddetta). Infine, il 9,4% (le 135 scuole citate precedentemente) sarebbero da bocciare (non dovrebbero poter ottenere dal MIUR e dal Ministero della Salute l’autorizzazione predetta).

«La nostra proposta è elaborata sulla base di elementi oggettivi e non discrezionali, valorizzati anche grazie all’adozione di algoritmi condivisi collegialmente – si può leggere nel verbale riportato dal Corriere -. Le deliberazioni sono state assunte anche sulla base di valutazioni effettuate dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che si sono avvalse di parametri oggettivi». 

Occorre aggiungere che l’esclusione delle 135 scuole non sarebbe definitiva, bensì provvisoria: infatti, tra due anni, potranno essere riammesse quelle che avranno colmato le mancanze contestate dall’Osservatorio. Inoltre, il parere dell’Osservatorio non è vincolante, per cui la decisione definitiva spetterà congiuntamente ai Ministeri dell’Istruzione e della Salute.

Il MInistero della Salute contesta le conclusioni del rapporto in quanto carente nelle motivazioni, ma l’Osservatorio ribatte: «Gli elementi che hanno portato alla decisione sono consultabili in ogni momento e mostrabili a qualunque soggetto portatore di interesse concreto». Nel frattempo che si decida cosa fare, rimane anche bloccato il concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione medica da parte dei laureati in medicina. 

Il MIUR ha comunque assicurato che il concorso si farà in ogni caso (è previsto per fine ottobre, dopo essere slittato da luglio). I candidati sperano che stavolta sia quella buona.

Lorenzo Spizzirri