Quando il talento è di famiglia i premi Oscar vengon da se. Lo sa bene Sean Penn, attore, regista e produttore americano che ha saputo conquistarsi la fiducia della critica e l’ammirazione del pubblico nel corso di una lunga e ricca carriera. La sua passione per la settima arte è sicuramente incoraggiata dai genitori. La madre Eileen Ryan è, infatti, attrice, così come il padre Leo Penn che, oltre ad essere un ottimo interprete, è anche regista e sarà proprio lui a volere Sean sul primo set cinematografico.
Sean Justin Penn nasce il 17 agosto del 1960 a Santa Monica, in California. In adolescenza frequenta la Santa Monica High School ed è, proprio, qui che inizia a girare i primi cortometraggi in compagnia dei suoi due vicini di casa ed amici Emilio Estevez e Charlie Sheen. Il debutto televisivo arriva nel 1974 in un episodio della celebre serie “La casa nella prateria“. La prima volta su un set cinematografico arriva, invece, nel 1981 con “Taps – Squilli di rivolta” insieme al celebre Tom Cruise.
Sean Penn, il Bad Boy californiano
La carriera ha preso il via e due anni dopo Sean è impegnato a vestire i panni di un ribelle violento in “Bad Boys“. Ruolo che gli si addice e continua a vivere anche ne “Il gioco del falco” e in “A distanza ravvicinata“, film del 1986 ispirato ad una storia vera. Dopo i drammi si dedica momentaneamente alla commedia, prima con “Shanghai Surprise” in compagnia dell’allora moglie Madonna e poi in “Non siamo angeli” con il suo amico Robert De Niro. Nel 1993 recita, invece, al fianco di un altro grande del cinema in “Carlito’s Way“, che vede nel cast anche Al Pacino.
Dopo aver interpretato un avvocato cinico fa il suo debutto alla regia in “Lupo solitario” nel 1991. Ripete l’esperienza nel 1996 con “3 giorni per la verità“. Sempre nello stesso anno è sul set di “Dead Man Walking – Condannato a morte“, film di Tim Robbins che gli regala la prima nomination agli Oscar come “miglior attore protagonista”. Ma è con “She’s So Lovely – Così carina” che vince il suo primo premio importante, ovvero quello per la miglior interpretazione maschile al Festival di Canes.
Sean Penn, un successo dopo l’altro
Le kermesse europee gli portano fortuna e, un anno dopo, nel 1998 è miglior attore anche al Festival di Venezia per “Bugie, baci, bambole & bastardi“. Woody Allen lo vuole, poi, in “Accordi e disaccordi“, in cui Sean interpreta un chitarrista geniale e scompigliato. La seconda nomination agli Oscar arriva, invece, con il ruolo di un padre ritardato in “Mi chiamo Sam“. Impugna l’ambita statuetta d’oro solo nel 2004 grazie a “Mystic River” di Clint Eastwood. I panni del padre dal passato criminale a cui viene uccisa la figlia gli valgono anche il suo primo Golden Globe.
Il ruoli da cattivo gli si addicono e, sempre nello stesso anno, il pubblico lo ritrova in “The Assasination“, storia vera che racconta il tentativo di Samuel Byck di far schiantare un areo sulla Casa Bianca per uccidere il Presidente Nixon. L’anno seguente è, invece, su un set cinematografico speciale. Gira, infatti, “The interpreter” insieme a Nicole Kidman nel Palazzo dell’ONU. Nel 2007 fa un grande ritorno alla regia con “Into the Wild – Nelle terre selvagge“, con cui racconta la storia vera del viaggiatore Cristopher McCandleess e ottiene un enorme riscontro da parte del pubblico.
Nel 2009 vince il suo secondo Oscar con un’interpretazione mozzafiato in “Milk“. Qui l’attore veste i panni dell’attivista per i diritti della comunità LGBT Harvey Milk. Durante la premiazione al Dolby Theather di Los Angeles Sean Penn ribadisce l’importanza sociale e storica del personaggio e perora la sua battaglia iniziata negli anni ’70. L’attore non ha mai nascosto il suo impegno nel sociale e nella difesa dei diritti civili.
Marta Millauro
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