Verbali da film horror emergono oggi sul conto del manager Antonio Di Fazio, secondo la fonte Ansa. Le notizie seguono quella che, nei giorni scorsi, aveva visto protagonista una 21 enne drogata e violentata dall’amministratore unico di Global Pharma. Altre vittime starebbero dunque facendo emergere un mondo sommerso di orrori che circondava il 50 enne milanese. Agli sviluppi ha contribuito anche l’appello fatto delle forze dell’ordine.
Le ragazze che hanno già risposto alla chiamata dei Carabinieri di Porta Monforte sono circa una decina. Le giovani avrebbero descritto sempre lo stesso modus operandi. Due delle vittime sentite ieri hanno addirittura raccontato di essere state sequestrate per “giorni” o addirittura “settimane” da Di Fazio. Ma a fare paura è la rete che coprirebbe l’uomo da ormai diversi anni.
Il modus operandi
Secondo quanto emerso finora, a quanto riporta Ansa, Di Fazio avrebbe agito sempre con lo stesso raggiro. Prima il colloquio. Il manager avrebbe infatti attirato le sue vittime in azienda, con l’offerta di uno stage formativo. Poi il narcotico. Una volta sul posto avrebbe quindi stordito le giovani con del Bromazepam sciolto nelle bevande. Il disegno criminale si compiva infine con abusi e fotografie. Gli inquirenti hanno ricostruito una cronistoria da cui, se confermata, emergerebbe un quadro gravissimo in capo all’indagato. Le ragazze infatti rimanevano costantemente in uno stato di soggezione psicologica verso l’uomo perché intimorite. L’imprenditore, usando dosi massicce di tranquillanti, pare avesse anche l’obiettivo di cancellare loro i ricordi.
Gli orrori del manager
A colpire gli inquirenti è stato soprattutto il racconto di due delle vittime. Le ragazze, studentesse dalla vita ordinaria, erano infatti alla ricerca di un impiego e hanno descritto di essere state tenute sotto sequestro anche per diversi giorni, addirittura “settimane”. Gli stupri del manager sembra durassero da anni. I PM Letizia Mannella e Alessia Menegazzo avvertono, come riporta Ansa: «Pericoloso, pericolosissimo e non è solo». Sui dispositivi del 50enne trovate infatti centinaia di immagini crude di violenze e abusi alcune anche risalenti a diversi anni fa. «Aveva attorno a sé una rete di complici e fiancheggiatori». Si sta aprendo una voragine sotto i piedi di Antonio Di Fazio. Una voragine piena degli incubi delle ragazze che ancora oggi hanno paura di denunciare, ancora terrorizzate da distintivi del Sisde, pistole e amicizie criminali con ambienti della ’ndrangheta che probabilmente il 50enne non millantava soltanto.
Le indagini
Finora le ricerche hanno confermato l’«evidente serialità delle condotte» già chiarita dal GIP Chiara Valori nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al momento Di Fazio, difeso dall’avvocato Rocco Romellano, ha scelto di non parlare nell’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice. «Le accuse sono piuttosto gravi — ha spiegato il legale — conosco Di Fazio come cliente e nei miei confronti è sempre stato una persona corretta ma chiaramente non ci dormo assieme e non so se avesse una seconda vita. È mio dovere raccogliere tutti gli elementi». La difesa ora potrebbe chiedere una perizia psichiatrica. Per la Procura, tuttavia, Di Fazio è lucido nelle sue violenze e ben protetto da una rete che ora gli inquirenti stanno cercando di individuare. «Dobbiamo capire se ce ne sono altri come lui; siano essi fiancheggiatori o complici» spiegano gli inquirenti. Anche il Nucleo investigativo dei Carabinieri di via Moscova partecipa alle indagini. C’è poi da chiarire chi gli fornisse il Bromazepam. La sorella medico si è assunta a verbale la responsabilità delle prescrizioni aggiungendo tuttavia che erano per l’anziana madre.
Fonte: Ansa.it
di Serena Reda