ll Tribunale di Genova ha emesso ordinanza di sequestro preventivo sui conti della Lega, congelando di fatto le disponibilità economiche del Carroccio e impedendo l’adeguata rappresentanza democratica
«Oggi, per la prima volta nella storia della Repubblica, i giudici stanno bloccando l’attività di un partito politico» – queste le parole con le quali il leader dalla Lega Matteo Salvini ha accolto (suo malgrado) il provvedimento di sequestro preventivo del patrimonio del suo partito disposto dal Tribunale di Genova.
Le casse della Lega Nord sono infatti state colpite della misura cautelare reale del sequestro preventivo (questo vuol dire che tutti coloro che avevan accesso al patrimonio del partito non potranno più averne finchè l’ordinanza sarà efficace) a seguito della condanna inflitta nel luglio scorso in primo grado a carico di Umberto Bossi, Francesco Belsito (ex tesoriere della Lega Nord) e Renzo Bossi.
Tutto comincia nel lontanto 2012…
Nel 2012 viene aperta un’inchiesta che ha ad oggetto la presunta sottrazione da parte dell’ex “Senatur” dei fondi del partito derivanti da finanziamenti pubblici, illecitamente utilizzati per soddisfare i bisogni privati della sua famiglia. A Umberto Bossi vengono contestate spese per un valore di circa 500.000 Euro, sostenute appunto con i fondi del partito derivanti da finanziamenti pubblici, anche grazie alla gestione irregolare esercitata dall’allora tesoriere Francesco Belsito. La Lega Nord, inoltre, non avrebbe restituito i finanziamenti ricevuti nel periodo 2008-2010 facendoli sparire (e qui la truffa per un amontare di 58 milioni di Euro ai danni dello Stato).
L’ordinanza di sequestro preventivo è stata emanata per evitare che quel denaro presente nelle tasche del partito fosse utilizzato per reiterare i reati contestati, porne in essere di nuovi o aggravare o protrarre quelli eventualmente già commessi.
Il provvedimento riguarda, però, non il conto centrale del Carroccio, ma conti separati, decentrati e dati in mano ad alcune sezioni regionali; questo perchè l’autorità giudiziaria ha pensato che Salvini, conscio dei rischi che il suo partito stava correndo, avesse già spostato il denaro in altri conti per far sì che un eventuale provvedimento di sequestro si rivelasse inutile trovando il contro principale incapiente.
“Il timore è che Salvini abbia fatto in modo che non si trovi un euro nel conto del partito nazionale. Negli ultimi due anni il leader ha infatti creato le “Leghe Nazionali” nelle varie regioni, con loro bilanci autonomi, loro casse e loro conti correnti bancari. Tutto questo Salvini lo avrebbe fatto per distribuire sul territorio il patrimonio di via Bellerio, luogo dove si sarebbero consumati i reati di Bossi e Belsito. Così nell’eventualità di condanne, che poi sono arrivate, e di eventuali confische, i magistrati non avrebbero trovato nulla. Per questo motivo il Tribunale genovese ha concesso il sequestro dei conti nelle banche di varie regioni, attingendo alle casse ed ai conti correnti di ciascun segretario regionale” – avrebbe sottolineato la sentenza di condanna a carico di Umberto Bossi e Francesco Belsito.
L’imminente referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto e le elezioni nazionali
Il provvedimento di sequestro preventivo dei conti della Lega Nord arriva in un momento fondamentale per il futuro del partito. Tra poche settimane si terranno infatti i referendum per chiedere l’autonomia della Lombardia e del Veneto, che potrebbero così essere pesantemente compromessi dalla mancanza di denaro nelle casse del partito, non solo per promuoverne le idee ma anche per l’organizzazione.
Tra pochi mesi, inoltre, terminerà l’attuale legislatura e prossimamente inizierà la campagna elettorale per ogni partito politico. Quella della Lega Nord rischia di essere pesantemente compromessa vista la mancanza di fondi, con un danno non solo al partito ma anche a tutti coloro che si sentono rappresentati dallo stesso
Da una parte una legittima attività giudiziaria che ha ragione di continuare finchè la verità non verrà accertata oltre ogni ragionevole dubbio, dall’altra un’inaccettabile violazione del principio democratico che dovrebbe sovraintendere l’intero ordinamento italiano, anche a costo di sacrificarne gli altri.
L’ira di Matteo Salvini
Il provvedimento di sequestro preventivo ordinato dal Tribunale di Genova ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini che ha denunciato, a suo parere, l’attentato alla democrazia per mano delle “toghe rosse”: «Pensavo di arrivare in un Paese libero, invece non è così. Si vuole colpire il terzo partito italiano per responsabilità di dirigenti del passato. C’è chi, usando un pezzettino di magistratura, anche un solo giudice vuole mettere il bavaglio al dissenso, ad alcuni milioni di italiani che credono nella Lega – continua Matteo Salvini. Non si può permettere che in uno Stato di diritto qualcuno venga imbavagliato. Senza uno straccio di foglio in mano bloccano un partito, su decisione di un singolo giudice. Ma neanche in Turchia. Qui siamo alle toghe ultra-rosse. Venite domenica a Pontida, sarà una giornata molto particolare».
L’ordinanza di sequestro preventivo non ha eficacia definitiva ma, in quanto tale, ha efficacia provvisoria tanto da poter essere modificata e revocata. E’ molto probabile cheMatteo Salvini adica le vie legali chiedendo il reclamo di un provvedimento che, di fatto, potrebbe inficiare duramente il futuro del partito fino, addirittura (ma si tratta di un’ipotesi assai remota) a farlo “fallire”, costringendo a sciogliersi.
Lorenzo Maria Lucarelli