Nello spazio di LetteralMente Donna, oggi una donna eccezionale che ha dato un contributo enorme alla pittura naif, purtroppo dimenticata a causa della sua malattia. Il suo nome è Séraphine de Senlis e questa è la sua storia.
Séraphine de Senlis, un’infanzia difficile
La storia di Séraphine de Senlis inizia con un’infanzia poverissima ad Arsy dove nacque nel 1864. La madre morì quando lei aveva solo un anno e qualche anno più tardi anche il padre mentre di lei si prese cura la sorella maggiore Argentine. Entrambe avevano un’ossessione per la loro madre che veneravano come una santa. Dal canto suo la de Senlis non si avvicinò subito alla pittura ma lavorò come pastorella e poi come donna di servizio presso un convento. La fede sarà infatti un altro degli elementi di che segneranno la vita difficile di questa pittrice pronta ad un certo punto a scegliere la vita monacale a Clermont. Come riporta informareunh.it, raccontò la de Senlis a proposito di Clermont che “Ci sono rimasta per tanto tempo perché mi trovavo bene e il lavoro non era troppo faticoso”.
La de Senlis, dopo aver abbandonato l’idea di prendere i voti, si trasferì a Senlis, una cittadina a 50 km di Parigi dove sorge la cattedrale di Notre Dame. Questa sarà uno dei suoi luoghi più assidui di frequentazione dopo quello che lei chiamava il “lavoro nero” svolto di giorno come domestica presso case di borghesi abbienti.
L’apparizione della Vergine Maria
Qui, nel 1906, raccontò di aver avuto un’apparizione della Vergine Maria che le avrebbe chiesto di iniziare a dipingere. In questo modo cominciò la carriera artistica della de Senlis che però non ebbe nessun maestro ma fece tutto da autodidatta lavorando la sera mentre cantava lodi alla Madonna e beveva vino. Così la de Senlis iniziò a dipingere le sue famose nature morte fatte di foglie, piume e frutti realizzate con una miscela di colori vividi e forti mai rivelata a nessuno e probabilmente composta da una miscuglio di pigmenti colorati, cera da pavimento, olio per lumini recuperato in cattedrale e sangue di macelleria.
Wilhelm Uhde e la pittura naif della de Senlis
All’inzio la de Senlis dipingeva per se stessa. Nella pittura riversava tutte le sue ossessioni ed emozioni che le permettevano di realizzare una natura molto intensa con una flora che sembra vera e minacciosa. Il suo era uno stile che si divideva tra la pittura naif e il surrealismo. A notare per primo il talento di questa grande pittrice fu il mercante e collezionista d’arte Wilhelm Uhde, protettore di grandi artisti come Picasso, di cui la de Senlis era la domestica. Questi vide un suo quadro raffigurante delle mele posate su un tavolo in una casa di Senlis. Racconta Uhde di quel momento: “Erano delle vere mele, modellate in una bella pasta consistente. Cézanne sarebbe stato contento di vederle”. Solo dopo Udhe scoprì che l’autrice del quadro era la sua domestica
Comincia così la fortuna come pittrice della de Senlis che entrò nella cerchia di Uhde, il quale la protesse e la impose come artista naif. Ne segue un periodo di benessere finanziario che va grosso modo avanti fino al 1929. In quegli anni la de Senlis venne accolta bene nell‘ambiente artistico parigino e le vendite dei suoi quadri proseguirono con successo. La fama però influisce negativamente su una mente fragile come quella della de Senlis facendole partorire diverse manie di grandezza che diventeranno veri e propri deliri.
Una pittrice alienata
Un pittrice alienata e vittima delle sue ossessioni non potè reggere alla crisi del mercato dell’arte imposta dalla grande depressione del 1929 che colpì anche lo stesso Uhde. Quando il suo protettore venne meno la de Senlis si ritrovò sola con i suoi fantasmi e i suoi deliri di grandezza finchè il 31 gennaio 1931, dopo essere arrivata a non mangiare per il timore che qualcuno volesse avvelenarla, avvisare tutti dell’imminente fine del mondo e denunciare il parroco a causa delle sue manie di persecuzione, non accatastò tutte le sue cose fuori dalla sua abitazione.
La de Senlis venne allora considerata un elemento di disturbo e internata nel manicomio di Clermont. La sua probabilmente era una psicosi cronica che oggi sarebbe stata trattata diversamente ma che all’epoca le comportò il vivere il resto della sua vita da dimenticata e reclusa in manicomio dove morì di stenti l’11 dicembre 1942. I suoi quadri ora sono esposti in diversi musei in Francia e nel 2008 il film “Séraphine” di Martin Provost fece conoscere la sua storia.
Stefano Delle Cave
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