Sergio Algozzino fumettista e illustratore autore di numerose storie a fumetti tra cui “Memorie a 8bit”, “Ballata per Fabrizio De André” e “Il piccolo Caronte”, si racconta in questa speciale intervista…
Eccoci con un’altra intervista esclusiva! InfoNerd ha avuto il piacere di intervistare Sergio Algozzino, fumettista e illustratore italiano che vanta collaborazioni con le più grandi case editrici italiane. Artista a 360°, divide i suoi impegni da fumettista, con la passione per la musica e il suo canale YouTube Memorie a 8bit. In questa speciale intervista ci ha raccontato delle sue esperienze e delle sue passioni…
Buongiorno Sergio, per iniziare ti va di presentarti e parlarci un po’ di te?
Sono nato a Palermo e diciamo ho avuto un percorso abbastanza canonico per i ragazzi della mia età interessati a questo mondo. Ho frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia delle Bella Arti, all’epoca non avevo ancora la possibilità di iscrivermi a una scuola del fumetto, anche perché erano anni in cui non c’erano così tante scuole sparse in Italia. Quindi ho iniziato a chiedere consigli a chi aveva avuto la possibilità di frequentarle, e quindi ho iniziato a pubblicare i primi timidi fumetti su una serie di fanzine e poi ho cominciato a fare questo in maniera professionale. Ormai sono quasi 20 anni che faccio fumetti in più versioni di me stesso, perché ci sono stati progetti in cui coloravo, altri in cui ho solo disegnato o fatto illustrazioni… un po’ di tutto ecco.
Autore di fumetti, musicista e anche youtuber. Si può dire che sei un’artista a 360°. Partiamo però dalla tua passione per le illustrazioni e i fumetti. Hai collaborato con importanti case editrici (Panini, Bonelli, Marvel…) e insegni in prestigiose scuole di comics. Puoi raccontarci della tua esperienza e quali opere e/o autori ti hanno ispirato lungo il percorso?
Io ho sempre amato il fumetto in senso “democratico” dico sempre. Ho messo un po’ di tutto, sempre, avendo tra l’altro iniziato a disegnare fin da bambino fumetti senza passare per la fase del disegno fine a sé stesso. Io ho sempre disegnato fumetti, perché li ho sempre amati… In realtà gli autori o i fumetti che mi hanno toccato, sono tantissimi e sono sparsi in vari paesi e potrebbero sembrare anche contraddittori tra di loro e completamente diversi. Questo perché ho sempre fatto in qualche modo da collante, perché è questo quello che si fa in questo mestiere. Conoscere, studiare i grandi e non solo, la storia del fumetto, imparare, e poi in qualche modo “risputare” queste cose secondo il nostro punto di vista. Dove nessuno inventa niente, dove è però chiaro che anche se io decidessi di copiare un altro autore, una piccola parte di me ci sarebbe sempre. Quindi moltiplicando tutti questi autori e letture, che non sono solo le letture di fumetti, ma anche quello che uno guarda, film, cartoni o libri, ho sempre avuto una mia idea che ho dovuto tenere sopita per un paio di anni per esigenze professionali in cui ho dovuto adattarmi a cose altrui. Poi quando ho iniziato a fare i miei libri ovviamente sono un po’ più personali. Si vedono sempre, per chi le sa, le influenze… le riesci a cogliere. Poi però sono sempre viste dal mio punto di vista.
Gli autori a cui sono debitore sono diversi, prima a questa domanda rispondevo facendo un po’ di nomi poi mi sono reso conto che sono davvero così tanti che mi sembra sbagliato citarne solo 3-4. Ogni cosa che leggo e ho amato in qualche modo, mi ha lasciato qualcosa.
Quali sono le tue opere a cui sei maggiormente affezionato?
In questo senso non c’è una vera risposta perché ovviamente i libri sono un parto a tutti gli effetti, non sono così tanto continuativi da poter pensare di preferirne uno. Rappresentano più o meno quello che ero nel momento in cui gli ho fatti, e quindi in linea di massima ogni libro che ho fatto, anche se adesso con gli occhi del 2018 potrei pensare che qualche cosa avrei potuta farla meglio, in quel momento erano la cosa giusta. Non potrò mai dire a quale sono più affezionato, potrei parlarne singolarmente e di ognuno provare a farne un’autoanalisi e vedere cosa adesso mi soddisfa oppure no. In quel senso mi sentirei come un genitore al quale gli viene chiesto che figlio preferisce.
Sei anche un grande appassionato di musica. Come è nata questa passione, a che artista sei particolarmente legato e in che modo sei riuscito a unire questo mondo con la tua professione?
La musica era l’unica altra cosa che facevo rispetto ai fumetti. Ho suonato tanto, quasi da poter dire di essere un musicista ma in realtà non mi ci sento, perché io mi considero e mi sento solo un autore di fumetti. La musica per me nasce uguale al fumetto è un mezzo di espressione, è qualcosa di cui sapevo che non avrei mai potuto farne una professione, perché era qualcosa di troppo complicato, troppo in preda a variabili impazzite. Diciamo che nel mondo del fumetto in linea di massima se uno è veramente capace non può non pubblicare. Se tu sai fare veramente questo mestiere, trovi qualcuno che ti pubblica e trovi il modo di fare qualcosa. Invece nel modo della musica è molto più difficile, non ci ho mai probabilmente creduto realmente e non ho mai spinto quella cosa più del limite che mi sono dato che era suonare in giro, fare pezzi miei e avere una band. È rimasto sempre un hobby rispetto a quello che è invece il mio mestiere, che alla gente normale sembra sempre un hobby.
Anche per gli artisti è la stessa identica risposta che vale per i fumetti. Proprio per una mia fisiologia passo da estremi senza avere un’unica preferenza. Così come per il fumetto leggo di tutto, anche con la musica ascolto di tutto e amo cose che sono diametralmente opposte. Posso amare profondamente il progressive anni ’70così come amo il punkche è totalmente opposto di principi stile e suono, così come mi piace il metale Mina, la musica italiana degli anni ’50. Anche qui è tutto un miscuglio. Diciamo che sicuramente nella musica quei due tre nomi definiti, se dovessi fare la classica orribile classifica, nonostante io sia incredibilmente appassionato ed esperto dei Queen, probabilmente per quanto io ami la musica, per me il gruppo per antonomasia sono i Beatles. La passione che ho e il tipo di consapevolezza generale, mi porta a pensare che senza di loro non ci sarebbe stato nient’altro, come Battistiin Italia. De André invece, su cui ho fatto un libro, così come possono essere altri autori italiani che io amo, mi piace per le cose più ovvie che siano i testi o determinate canzoni. Diciamo che in realtà in comune tutti gli artisti che mi piacciono, sia nella musica che nel fumetto, in comune hanno questa continuo dinamismo. Difficilmente mi concentro su un unico album o discografia, difficilmente mi concentro su un’artista nella sua totalità se non è un’artista dinamico. André lo è, passa da album totalmente acustici, ad album con arrangiamenti possenti e incredibili, a Creuza de Mäche è praticamente il primo album, o quasi, di World Music della storia, fino a cose più tradizionali. A me piace non stancarmi. Quindi la stessa cosa è nel fumetto, gli artisti che mi piacciono di più sono quelli dinamici. Passo da un classico Hugo Pratt, Andrea Pazienza un Nicola Mari. Però mi piacciono anche quelli statici, DinoBattagliache è sempre uguale e a me piace tantissimo, così come nella musica mi piace Lou Reed che era uno, per dire, che non è cambiato tanto. Quindi boh dipende, potrei fare elenchi per ore delle cose che mi piacciono.
Passiamo ora a Memorie a 8bit. Uno splendido progetto possiamo definire “cross mediale” che si divide tra vecchi e nuovi media. Come è nata questa idea e come riesci ad affrontare questa doppia identità di fumettista/youtuber?
Io avevo già questo canale YouTube aperto, poi lo guardavo e dicevo “peccato che non lo utilizzi più”. Io sono un grande fruitore di questa piattaforma di cui avevo già una serie di Youtuber che mi piacevano e ne seguivo i contenuti. È un altro modo di esprimere delle cose che sono funzionali al mezzo, è un modo di esprimersi che non ha senso nel fumetto, così come nella musica evidentemente è adatto. Inizialmente l’idea era quella di fare quasi esclusivamente richiami al libro e basta, quindi capitoli che potevo trasformare in video. Poco a poco, nonostante fosse un canale piccolo ma molto coerente nei contenuti si è evoluto e ha avuto una sua progressione. Si è trasformato in qualcosa che non potevo immaginare, anche qui è un riflesso di cose che ho sempre fatto e mi sono sempre divertito a fare, cioè i classici film e cortometraggi che in adolescenza giravo per avvenimenti personali o di amici (compelanni feste). Quindi io giravo roba, li montavo, in pratico cose identiche a quelle che faccio adesso, solo che non erano fruibili da nessuno. Ho cominciato a unire il mio lato da… boh anche questo è un termine orribile, chiamiamolo da “Showman”, anche perché parallelamente facevo eventi in cui presentavo e commentavo in diretta le stesse sigle dei cartoni. Quindi un sacco delle cose che faccio, sono un riflesso di quello che ho accumulato negli anni. Questo è un grosso impegno, perché di tutto ciò che faccio, questa è la più stupida e la meno sensata dal punto di vista economico professionale. Però comunque ho creato, anche se non è un canale gigantesco, una piccola fascia protetta di gente che magari non segue YouTube ma segue solo me, perché rappresento una tipologia di cose che nel modo in cui le faccio magari non le fa nessuno. E quindi il canale è ormai proprio al massimo delle attività.
Come dicevi, in realtà tu sei approdato su YouTube molto prima di Memorie a 8bit e ti sei reso famoso con un “format” molto originale…
Si che in realtà mi sono giocato malissimo, perché non sapevo nulla di YouTube. Ho fatto cose senza preoccuparmene minimamente, e con la consapevolezza che ho adesso, probabilmente quel progetto poteva avere un grandissimo potenziale. Io non l’ho minimamente sfruttato. Non sapevo nulla, quindi prendevo e caricavo video. Non era solo un disocrso tecnico, era anche un discorso di come io stesso mi ponevo in quei video. Avrei sicuramente dovuto curarli meglio, c’era tanta roba che avrei potuto fare per migliorarlo e non l’ho fatto. In quell’occasione è nato Ukulele Man. Mi resta incollato anche se probabilmene non ha più senso, e qualcuno mi chiama ancora così. Ancora oggi comunque qualcosa al riguardo la faccio sempre. Avevo completamente abbandonato il progetto, continuavo soltanto le sigle dei cartoni e le collaborazioni con i cantanti delle stesse sigle, in cui suonavo l’ukulele e basta. Poi ho detto “proviamo a dargli un senso” quindi ultimamente faccio come bonus track legato al video una mia esibizione dove canto qualcosa di inerente al video.
Che consiglio ti senti di dare a chi cerca di intraprendere la strada del fumettista?
Questo non è mai cambiato ed è innazitutto disegnare tanto e fare fumetti. Sembra scontato da dire ma non lo è, quindi non limitarsi ai disegni e fare fumetti, leggerne tanti. Non hai idea quanta gente voglia fare questo mestiere per vezzo e non legge fumetti, e quindi è totalmente ignorante sulla cosa che vuole fare, pensando semplicemnte che basta fare quattro vignette. In realtà fare fumetti è una cosa molto più complessa che saper disegnare. Saper disegnare è l’ultima delle cose, quasi. Non che non sia importante, però lo è molto meno di quello che la gente pensi. Che lo pensino i lettori è giusto, perché non è obbligatorio sapere come funziona un fumetto e cosa c’è dietro. Mentre uno che vuole fare solo fumetti, se la mette solo sul piano del diesgno allora non ha capito niente perché non sa neanche quello di cui si sta parlando.
Quali sono i prossimi progetti in uscita, lavori a cui ti stai dedicando…
Non so darti una data precisa, perché sono periodi editoriali… Probabilmente all’inizio dell’anno prossimo dovrebbe uscire il secondo libro disegnato da Deborah Allo la disegnatrice con cui ho fatto “Il piccolo Caronte” per Tunué. Uscirà questo secondo libro che non è un seguito, ma è comunque coerente si chiamera forse Dairin, dico forse perché i titoli all’ultimo cambiano sempre. Poi c’è sempre un libro disegnato da me che sta andando a ritmi a “casaccio”, non so neanche di quante pagine sia. Ogni tanto lo disegno, faccio delle pagine, so dove andare a parare e quando finire ma non so ancora quando uscirà. In teoria potrebbe uscire sempre per l’anno prossimo. Poi dipende da quelo che accade nel mondo del fumetto, ed è quello che spesso mi rallenta. La mia attività magari anche di colorista per Dylan Dog, quando ho lavori di quel tipo, hanno la priorità assoluta per vari motivi. Quindi se dovessero arrivarmi 6 numeri di Dylan Dog da colorare metterei in stand by quasi tutto il resto…
Ci teniamo a ringraziare Sergio Algozzino per la disponibilità e la professionalità dimostrata fin da subito. Non ci resta che attendere con ansia i suoi prossimi progetti! Rimanete collegati con noi per ulteriori aggiornamenti!
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