E’ terminato un altro anno. E’ finito nel modo forse più scontato date le premesse di agosto/settembre, tra vittorie esaltanti e sconfitte crudeli. Che se ne dica sul calcio italiano dei nostri giorni, ma è stato senza dubbio il campionato col più alto tasso di tensione fino all’ultima giornata, una annata che ci fa gridare ancora più forte quanto amiamo questo sport.
E’ terminato nella maniera più lineare a quelle che sono state le premesse di inizio anno: l’Inter ai piani alti, il Crotone che non è riuscito a ripetersi, la SPAL che ha regalato spettacolo, il Milan guidato dalla stellina polare Cutrone, lo spumeggiante Napoli…
Questa Serie A ci ha tenuti col fiato sospeso fino all’ultimo regalandoci batticuore quasi irripetibili tra una Torino in festa per il più sofferto dei sette titoli consecutivi vinti dalla Juventus, una Napoli entusiasta per l’abnegazione dei propri beniamini, una Milano sponda Inter che rivede l’Europa che conta e le storiche tifoserie del massimo campionato nostrano del XXI secolo che con un po’ di brivido mantengono la Serie A dopo gli importanti risultati arrivati alle battute finali (vedansi le seconde vittorie consecutive di Udinese, Cagliari e Chievo firmate rispettivamente Fofana, Ceppitelli e Inglese). Sul fondo della classifica salutiamo con un pizzico di malinconia il Crotone di Zenga, retrocesso un po’ ingiustamente visto il gioco mostrato nel girone di ritorno. Insieme agli squali,ci auguriamo di rivedere presto anche il Benevento: due società piccole ma con al seguito solide basi societarie e un tifo da brividi per delle compagini del meridione. Salutiamo con più cinismo il Verona reo di netti ritardo e difficoltà rispetto alle concorrenti.
Ma in un turno di campionato in cui si sono emessi importanti verdetti quali quelli della retrocessione e dell’Europa League, arrivata per Milan e Atalanta (i rossoneri disputeranno direttamente la fase ai gironi con la dea che proverà ad entrare dalla porta secondaria), non si può che accendere i riflettori sull’Olimpico di Roma dove si è disputato uno dei match più belli ed emozionanti della stagione 2017/18. Un finale thrilling che nemmeno Dario Argento avrebbe mai potuto immaginare. L’Inter ribalta ogni pronostico e conquista in casa della Lazio i tre punti necessari ad agguantare i capitolini al quarto posto in classifica che, complice il vantaggio nello scontro diretto di ieri, li catapulta tra le stelle, laddove i meneghini mancano da sei anni a questa parte. Si parlerà molto di un De Vrij già nerazzurro colpevole di aver steso in area Icardi, si parlerà tanto di uno Strakosha colpevole di un rinvio azzardato proprio in quell’occasione ma forse si parlerà della cosa più importante: un Inzaghi che ci ha fatto divertire con la sua squadra allestita in un periodo di saldi ma che non è riuscito i suoi nell’Olimpo con due matchpoint consecutivi; senza contare i cambi troppo difensivisti che hanno causato un drastico abbassamento di baricentro.
TOP PLAYER – Il top player della settimana non può che essere il capitano di mille battaglie che, con una prestazione da urlo e una doppietta al bacio, ha trascinato i suoi verso una salvezza quasi insperata in autunno: stiamo parlando di Mirco Antenucci. L’attaccante molisano, però, dovrà condividere questo piazzamento con altre due sorprese del nostro campionato: Cutrone e MIlinkovic-Savic. Il primo ha siglato una doppietta da vero nueve nonostante giocasse da esterno alto, scongiurando le paure dei suoi tifosi a proposito di un altro preliminare sicuramente condizionante per la stagione che verrà. Il secondo, invece, non ha aiutato i suoi nella conquista dell’obiettivo stagionale, ma ha fatto vedere quanto il suo valore sia schizzato verso le tre cifre; dribbling, cambi di gioco e un palo clamoroso che testimoniano quanto il gigante serbo sia stato per distacco il miglior centrocampista della championship tricolore.
GOAL PARADE – Al gradino più basso del podio il tiro al volo di Kownacki a Ferrara, utile a rendere meno amare la sconfitta per i doriani protagonisti di un finale di stagione orrendo. Al secondo posto lo scavino di Pandev, anch’esso poco utile ai fini del risultato, ma utile a riassumere la grande stagione del macedone. Infine, svetta su di tutti il terzo tempo di Vecino, un goal di rabbia del peggiore in campo capace di far rivedere la luce a tifosi che troppo hanno brancolato nel buio nelle ultime stagioni.