Sfruttamento dei lavoratori: la bufera social per lo spot del Parmigiano Reggiano

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Di Redazione Metropolitan

Bufera social scatenata a causa del nuovo spot pubblicitario del Parmigiano Reggiano. Sotto l’accusa le parole di Renatino, protagonista fittizio dello spot che afferma di lavorare 365 giorni all’anno e di esserne felice. Parte immediatamente la polemica sui social: accusato il Parmigiano Reggiano di sfruttare i propri lavoratori. Interviene l’attore Stefano Fresi: “Perché reagire in questo modo ad una opera di finzione?”.

Dallo spot pubblicitario della Parmigiano Reggiano allo sfruttamento dei lavoratori è un attimo

“Nel Parmigiano Reggiano c’è solo latte, sale e caglio. Nient’altro. Nel siero ci sono i batteri lattici. L’unico additivo è Renatino, che lavora qui da quando aveva 18 anni, tutti i giorni. 365 giorni l’anno”. A questo punto una ragazza chiede a Renatino: “Ma davvero lavori 365 giorni l’anno e sei felice?” e lui felicemente risponde: “Sì”. Queste le parole dell’ormai famoso spot della Parmigiano Reggiano che ha destato tanto scalpore sui social.

Trenta secondi di spot, sotto la direzione di Paolo Genovese, che hanno scaturito una vera e propria bufera. In un secondo tutti i finti buonisti che portano alta la bandiera del politicaly correct sono scesi in piazza nei social urlando allo sfruttamento dei lavoratori: lavorare 365 giorni all’anno ed esserne pure felice.

Davanti a tutti i messaggi di insulti ricevuti interviene Stefano Fresi, attore che ha preso parte allo spot spiegando il lavoro di Renatino e presentandolo ad un gruppo di giovani che rimangono estasiati dalla dedizione al lavoro del piccolo omino.

I commenti dei protagonisti dello spot

“E’ una pubblicità, un’opera di finzione e quando Renatino, che non si chiama così nella vita, racconta di essere felice di non andare a Parigi e di non vedere mai il mare perché lavora 365 giorni al Parmigiano Reggiano, è una cosa che serve allo sceneggiatore per magnificare il prodotto”. Quindi, Fresi si pone giustamente una domanda “Perché reagire in questo modo ad una opera di finzione? Si può dire che è brutta, che è bella, ma non farne una lotta di classe, di politica, di diritto del lavoro, di sfruttamento dei lavoratori, perché non è un documentario, è una finzione. E’ una pubblicità che deve vendere un prodotto, tutto qua. Non credo siano stati fatti dei torti ai lavoratori facendo questo spot pubblicitario”.

Carlo Mangini, direttore comunicazione, marketing e sviluppo commerciale del Consorzio Parmigiano Reggiano ha voluto commentare lo “scandalo” scusandosi per l’accaduto: “Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari è stata letta con un messaggio differente, che non abbiamo avuto la sensibilità di rilevare e che, grazie al dibattito accesosi in rete, raccogliamo con grande rispetto. Questa la ragione che ci conduce a modificare lievemente la pianificazione della campagna, potendo intervenire sul quarto spot apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso”.

Ma come sempre, si sa, i social sono il posto perfetto per gente un pò frustrata di dar sfogo ai propri pensieri liberamente, per urlare “Al lupo, al lupo” senza un minimo di senso critico.

Cristina Caputo

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