Sharrif Floyd, la fine di un sogno

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Di Redazione Metropolitan

Il Draft del 2013

I Minnesota Vikings, alla ricerca di un puntello per la propria linea difensiva, scelgono al primo giro Sharrif Floyd. 23esimo assoluto nel draft.

Floyd insime al commissioner, Roger Goodell, il giorno del draft del 2013 (credit vikings territory)

Floyd gioca sia da defensive tackle che da defensive end, ha 22 anni ed ha davanti a sé un radioso futuro. Gioca un primo anno interlocutorio, alla ricerca della posizione ideale; la sua carriera prosegue fino al 2016 quando, dopo un lieve infortunio alla prima partita contro i Tennessee Titans, si deve sottoporre ad un intervento chirurgico al ginocchio destro. “Tranquillo ragazzo, una semplice artroscopia, un mese scarso e sarai di nuovo in piedi”. Floyd va alla Andrews Institute for Orthopedic Surgery, Florida.

Qualcosa però va storto

Durante l’intervento, sorgono delle complicazioni ed i medici sono costretti ad una procedura più invasiva, un piccolo foro sull’osso e la somministrazione di antidolorifici sulla zona. Tendini e muscoli vengono sottoposti al trattamento farmacologico contro il dolore. Il recupero è lento, troppo lento. Esami clinici, uno dopo l’altro. Dentro e fuori dagli ospedali. Nel frattempo i Vikings mettono il giocatore nella lista degli infortunati, perde tutta la stagione ed anche quella del 2017. Alla fine, il referto è una sentenza: paralisi tendinea, paralisi del muscolo.

Carriera finita

Floyd durante una partita del 2014 (credit USA today)

A 26 anni, non è più in grado di correre. Il mondo che ti crolla addosso. Poi però te lo scrolli e decidi di passare all’attacco. Il ragazzo è cresciuto nell’area nord di Philadelphia. Un quartiere difficile: povertà, criminalità, depressione economica. Da piccolo, spesso saltava la colazione perché in casa non c’era da mangiare. Sharrif cresce con la nonna, che lo manda a scuola e cerca per lui un futuro migliore. Quando inizia a giocare a football, si prospetta una speranza di riscatto, la possibilità di un domani diverso. Una clinica negligente ed uno staff medico discutibile, gli tolgono tutto. E lui vuole dare battaglia, come quando sui campi di gioco cercava di placcare il quarterback avversario. Tramite il suo avvocato, Floyd decide di intentare una causa di risarcimento contro l’ospedale, il dottor James Andrews, l’anestesista, gli assistenti di sala e chiunque possa avere avuto una parte nell’intervento.

180 milioni di dollari di risarcimento

Una cifra astronomica che si basa su una media degli stipendi annuali previsti per i migliori giocatori nella posizione di Floyd, moltiplicati per gli anni di carriera medi. Per ora Floyd non ha citato i Vikings, che comunque, nel 2017, gli hanno versato la cifra di 2 milioni di dollari, nonostante fosse in lista infortunati, presentando un semplice reclamo alla NFL Player Association, richiedendo lo stipendio intero, pari a 6.7 milioni di dollari. La sentenza è prevista per la fine del 2019 ed il suo avvocato è convinto di vincere la causa. Comunque vada, non potrà restituire il sogno di riscatto di un bambino povero, cresciuto nel quartiere nord di Philadelphia.