È stato recentemente pubblicato, sulla rivista scientifica Environmental Science and Pollution Research lo studio “Analytic modeling and risk assessment of aerial transmission of SARS-CoV-2 virus through vaping expirations in shared micro-environments”, il quale indaga sulla possibilità che l’utilizzo della sigaretta elettronica al chiuso possa incrementare la trasmissione del virus responsabile del Covid-19.

Un argomento molto dibattuto, specialmente nelle prime fasi della pandemia. Ad occuparsi della ricerca sono stati diversi esperti del settore, Riccardo Polosa, parte del Centro di eccellenza per l’accelerazione della riduzione del danno (Coehar) dell’Università di Catania, Eliana Golberstein di Myriad Pharmaceuticals Limited e Roberto A. Sussman membro dell’Istituto di scienze nucleari della Universidad Nacional Autonoma de Mexico.

In particolare, per stimare il rischio di trasmissione del virus associato alle esalazioni di sigaretta elettronica usa e getta, i ricercatori hanno adottato un modello teorico. È stato utilizzato anche per analizzare i rischi collegati ad altre attività respiratorie negli spazi interni condivisi, come ad esempio ristoranti o scenari domestici.

Dallo studio, emergono risultati molto rassicuranti. Infatti, se un individuo infetto utilizza un’e-cig in casa o in un ristorante, l’aumento del rischio di contagio per le altre persone raggiunge soltanto l’1%, anche se non indossano mascherine.

Perfino nel caso di svapo intensivo le percentuali sono molto basse (tra il 5 e il 17%), specialmente se si considera che il semplice atto di parlare comporta un rischio compreso tra il 44 e il 176%, mentre tossire lo fa balzare oltre il 260%.

Secondo l’opinione degli autori, inoltre, non è necessario adottare misure preventive aggiuntive al fine di proteggere persone terze dal contagio (oltre a quelle classiche, come una separazione interpersonale di 1,5 m). Perentorio è anche il messaggio finale di Riccardo Polosa: “È ora di smettere di stigmatizzare gli svapatori”.