Oggi 9 gennaio ricordiamo la nascita di Simone de Beauvoir, femminista francese. Figura femminile poliedrica, di fondamentale importanza sul piano culturale, viene generalmente ricordata come la compagna di Jean Paul Sartre. Infatti, i due scrittori hanno condiviso la loro gioventù, restando legati sentimentalmente fino alla morte dello scrittore. Nata il 9 gennaio 1908 a Parigi, e morta sempre nella Ville Lumière il 14 aprile 1986, ha vissuto una vita lunga. Questo infatti le ha permesso di vivere tanti eventi storici importanti, a cui non è mancato il suo contributo.
Simone proviene da una famiglia agiata, che però, poco dopo la sua nascita, ha subito la bancarotta del nonno. Nonostante la povertà però, l’intelligenza di Simone le ha permesso di andare a scuola e laurearsi alla Sorbonne con il massimo dei voti. Riceve poi l’agrégation, ovvero l’idoneità all’insegnamento in filosofia. In seguito, comincia la sua carriera di insegnante nel 1930, interrotta nel 1943. La causa sarà una relazione con la sua allieva diciassettenne Nathalie Sorokin. Come si è detto, vive i più importanti eventi storici del secolo, dirigendo per esempio la radio collaborazionista di Vichy.
Simone de Beauvoir e il femminismo
La de Beauvoir è considerata la madre del femminismo. Nel contesto delle rivoluzioni sociali del ’68, che ha seguito attivamente, si inserisce con un manifesto. Il manifesto infatti, Manifesto delle 343 puttane, o Manifeste des 343 salopes in francese, è considerato il punto di partenza del femminismo moderno. Firmato da 343 intellettuali, scrittrici e personaggi francesi, denunciava la legge antiabortista francese, che prevedeva dal 1920 l’esecuzione di chi avesse fatto ricorso o procurato l’aborto.
Oltre alle questioni sociali, la Simone de Beauvoir femminista era fermamente decisa a rompere lo stereotipo della donna relegata a schemi prettamente patriarcali. Come per esempio l’impossibilità di poter essere donna e scrittrice, di doversi mostrare alla società in un certo modo; o ancora, che la sua immagine professionale dovesse essere condizionata dal suo aspetto estetico (come riportato in La forza delle cose).
La produzione letteraria
Il primo romanzo che inaugura la sua carriera di scrittrice è L’inviata, del 1943. Nonostante lo scenario romantico, inserisce abilmente il tema della responsabilità, che verrà ripreso nel 1945 con Il sangue degli altri. Più maturo, racconta la storia del dilemma di scelta tra la propria libertà e quella degli altri, lasciando il lettore con un interrogativo. Importante per la sua carriera poi è Il secondo sesso, del 1949. Infatti, considerato un punto di svolta femminista, racconta la condizione biologica, sociale e antropologica della figura femminile, anticipando i moti femministi.
Il suo pensiero filosofico inoltre era legato a quello del compagno Jean Paul Sartre, esistenzialista. Simone de Beauvoir però, compie una profonda riflessione sulla condizione della donna, condannando il matrimonio. Inoltre, per lei l’uomo vive in un’ambiguità ontologica: l’unico modo per realizzarsi è quello di accettare tale ambiguità e non cercare di eliminarla. Deriva da qui la sua affermazione “donna non si nasce, ma si diventa”.
La libertà per Simone
Nasce da qui una costante riflessione sulla libertà, tema molto caro alla scrittrice. Grande sostenitrice della libertà individuale e sociale, affermava che la libertà è sia un privilegio che una condizione. Nell’affermazione della libertà poi, era fondamentale il ruolo della parola. La parola infatti è libera, ma al tempo stesso è un concetto permanente: per questo è un’arma a doppio taglio. Si occupa poi di temi come la riflessione, il ruolo dell’uomo, della distinzione uomo-animale.
Insomma, la produzione filosofica e letteraria di Simone de Beauvoir la rende una figura estremamente attuale. Fondamentale è anche la sua autobiografia in quattro volumi, che si conclude con la Cerimonia degli Addii, scritta dopo la morte del suo amato Jean Paul. La sua morte invece, è riportata nel suo ultimo scritto, dove viene definita “Une morte très douce“, ovvero una morte dolcissima. La ricordiamo oggi con grande ammirazione.
Marianna Soru
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