Mogadiscio è stata vittima di una violenta esplosione di un’autobomba. Rivendicato da Al Shebaab, vicini ad Al Quaeda, ha per ora causato almeno 76 morti
Il risveglio di Mogadiscio, capitale della Somalia, è stato traumatico. Un’autobomba, guidata da un ex membro di al-Shabaab, è esplosa presso un posto di controllo nella periferia della città. L’esplosione, avvenuto in mattinata, ha provocato 76 morti e almeno 70 feriti (cifre che potrebbero salire nelle prossime ore). Tra le vittime ci sono numerosi bambini, che si stavano dirigendo a scuola, studenti universitari e persone dirette verso il centro città. In particolare un minibus, che trasportava numerosi studenti dell’Università di Benadir, sarebbe stato travolto dall’esplosione e non avrebbe lasciato superstiti.
Il sindaco Omar Mohamud Mohamed ha confermato, presso l’emittente locale Radio Dalsan, che le forze governative non hanno ancora accertato con sicurezza il numero delle vittime, e tra queste sono stati confermati due ingegneri turchi. A questi ultimi il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dedicato un post pubblicato su Twitter poche ore dopo l’attentato.
La ricostruzione operata dal portavoce del governo Ismael Mukhtar Omer descrive l’esplosione come l’azione di un attentatore suicida affiliato ad al-Shabaab. Quest’ultimo è un gruppo terroristico jihadista sunnita attivo dal 2006, che nel 2012 ha stretto un alleanza con al-Quaeda, risultandone di fatto una sorta di emissario nell’Africa Orientale. L’attentato aveva come obiettivo il posto di controllo presso Afgoye Road, nella periferia di Mogadiscio.
Un paese in ginocchio
Mogadiscio riassume in sé tutte le tragedie che la Somalia si trova costretta ad affrontare. Dopo la fine della dittatura di Mohammed Siad Barre, nel 1991, il paese, già in stato di guerra civile, è piombato nell’anarchia. Infatti da quell’anno nessuna autorità è riuscita a imporre il proprio controllo sull’intero Paese, ottenendo come risultato una profonda frammentazione. Ad oggi i due schieramenti contrapposti sono il Governo federale della Somalia, riconosciuto formalmente a livello internazionale, e la stessa al-Shabaab, che de facto controlla ancora un quinto del territorio somalo, e che nel 2017 si era resa protagonista di un altro attentato terroristico presso il Safari Hotel di Mogadiscio. In quel caso i morti furono più di 500.