Tutti puntano su Sophia. È dagli inizi della sua carriera che registi, fotografi, truccatori, sono sicuri di vederla vincere. Il cinema l’ha conosciuta giovane, un cavallo di razza da domare, selvaggio quanto la sua bellezza. Battezzata sul set Sofia Lazzaro, per inventare un diversivo dal troppo napoletano Scicolone. E per lanciarla in alto, “perché la faccia ce l’ha”, “mi raccomando, non con la ‘f’ ma con ‘ph’, così farà strada”. Oggi, la diva di Pozzuoli, Sophia Loren, fa coppia di ferro con suo figlio Edoardo Ponti nel film di grande successo, “La vita davanti a sé“, al 13 novembre 2020 disponibile su Netflix.
Un film discusso che, già nei giorni precedenti all’arrivo sugli schermi, aveva suscitato voci attorno alla protagonista Sophia Loren, come destinata alla stagione dei premi più ambiti. Madame Rosa, un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto, ex prostituta, è un’interpretazione diversa per Sophia, abituata ad essere il desiderio di celluloide degli italiani. La luce impressa nel suo volto, a cui ci ha abituato, quei lineamenti ben esaltati dal trucco, studiato appositamente per lei, sono impietosamente cambiati. Un fisico invecchiato, un viso rugoso e stanco senza imbelletti di scena, sono le nuove sfide in cui si cimenta la Loren. C’è la curiosità di vederla. Di scrutarla, per capire se, realmente anziana, l’attrice sia in grado di riempire l’obiettivo. Risultato, lei sembra non avere nome. Immersa nel personaggio, ne da il meglio.
La vita davanti a sé, ha un messaggio
“La vita davanti a sé“ è un libro che conosco molto bene e il personaggio mi ha intenerito moltissimo, facendomi ritornare ai tempi di quando ho iniziato a fare il cinema”. Dichiara la Loren in un’intervista. Il romanzo è di Romain Gary, in cui Rosa, il numero tatuato sul braccio, per sopravvivere ospita nel piccolo appartamento di Bari bambini in difficoltà. Edoardo l’ha convinta a tornare a recitare. E lei è tornata per interpretare “personaggi che mi ricordano la guerra”. “Madame Rosa mi ricordava mia madre, anche lei era così. Una donna che parlava molto e si faceva sentire, un’artista, che suonava il piano. Quando sono arrivati gli americani ha fatto le cose belle che poteva fare, con la sua bellezza e il suo talento”.
Due anime apparentemente lontane, per cultura, religione e vissuto, si ritrovano uniti, con la reciproca sensazione di proteggersi, di chi ha conosciuto la sofferenza. Così la mano di Sophia Loren stringerà quella del piccolo Momò. Il ragazzo di origini senegalesi, che si troverà a vivere sotto lo stesso tetto della signora che pochi giorni prima aveva tentato di derubare. Un film che ha sbancato anche la critica statunitense, ottenendo l’alta percentuale del 93% dell’approvazione su Rotten Tomatoes, noto sito web di recensioni. L’America è vinta dal fascino di Sophia!
Un altro Oscar da far brillare nella teca
Qualcuno già parla di un terzo Oscar per la diva: “Il mio Oscar è stato lavorare in questo film. Al resto non ci voglio pensare”. Sono lontani quei giorni del 1961, quando vinse il premio come miglior attrice per “La Ciociara” di Vittorio De Sica: quando i festeggiamenti che consacrarono la Loren nell’Olimpo del cinema internazionale, passarono anche per le cittadine del basso Lazio. Che in un inno di gioia cumulativa, si fecero percorrere da un brivido d’eccitazione mondana. Perché, la sua, fu la prima interpretazione in una lingua diversa dall’inglese a venire premiata. Un riconoscimento epocale, unico, che solo Marion Cotillard è riuscita a replicare, con la sua Édith Piaf in “La Vie en Rose“.
La candidatura al premio, la farebbe risultare come la contendente più anziana di sempre. E il film sarebbe anche il primo caso negli Academy Award in cui un figlio dirige la propria madre. Di sicuro, “La vita davanti a sé” ha riscosso un successo in termini di visioni già nella sua prima settimana di apertura sulla piattaforma Netflix. Come nessun altro film di Sophia Loren in settant’anni di carriera. Ma tutto torna, anche nel cinema; e, c’è una scena girata su una terrazza, che sembra un omaggio a quella, celebre, di “Una giornata particolare” con Marcello Mastroianni. Pare, sia proprio creata per onorare il film di Scola. Quella terrazza con i panni stesi è il ricordo preferito di Edoardo Ponti, girato dalla madre, la quale, scopre il riferimento all’iconica pellicola solo adesso. Nel corso di un’intervista in cui madre e figlio si tengono la mano, e non si lasciano mai.
Sophia ha tutta “La vita davanti a sé”
“Proprio quando non ci credi più succedono le cose più belle”. Lo dice Madame Rosa nel film. “Era una frase a cui era molto attaccata mia mamma, mi è sempre rimasta impressa“, rivela Sophia. Noi, l’abbiamo amata nei momenti di gloria, o nella sua popolaresca irruenza dialettale. Perché le radici non si dimenticano e, anche se deve cantare una canzone, quella sarà napoletana. Se deve cucinare, sarà una pizza. Come quando ne “L’oro di Napoli“, tra un grembiule allacciato e mani di farina, la promessa era fare la merenda e pagare dopo otto giorni. Chi se le scorda le ‘pizze a credito‘? E quegli occhi all’insù, una riga nera tirata in alto, come se Leonardo dovesse ridisegnare la Giocanda. Tutto creato per lei, che fece impazzire i fotografi d’assalto a via Veneto, nelle insonni notti. E, da Pozzuoli, a Los Angeles, a Ginevra, noi abbiamo amato Sophia Loren.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguiteci!