La sparizione di Mirella Gregori riguarda la scomparsa di una ragazza italiana di 15 anni avvenuta il 7 maggio del 1983 a Roma. L’avvenimento fu collegato alla sparizione di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana anch’ella quindicenne, che scomparve un mese più tardi. Nessuna delle due ragazze è mai stata ritrovata

Mirella Gregori nata a Roma il 7 ottobre 1967, figlia minore dei titolari di un bar in via Volturno a Roma, viveva con i suoi genitori in via Nomentana ed era descritta da tutti come una ragazza normale, che studiava con profitto presso un istituto tecnico della capitale. Il giorno della scomparsa, la ragazza si recò regolarmente a scuola e tornò a casa attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta in un bar vicino a casa assieme all’amica Sonia De Vito, che fu poi ascoltata nell’ambito delle successive indagini. Quest’ultima dichiarò che lei e Mirella avevano parlato del più e del meno e non seppe fornire altre informazioni.

Tornata a casa, Mirella fu chiamata al citofono da un presunto amico, tale “Alessandro”, alle cui richieste di uscire avrebbe esclamato: “Se non mi dici chi sei, non scendo!”, per poi prendere tempo e proporre di vedersi attorno alle ore 15. A quell’ora, la ragazza effettivamente uscì, dicendo alla madre che aveva un appuntamento presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, il quale, ascoltato poi dagli inquirenti, dichiarerà che quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza…

Sparizione di Mirella Gregori: perché è collegata con Emanuela Orlandi?

Sono uscite di casa un giorno e non sono mai più tornate. Svanite nel nulla in una Roma 1983 senza lasciare traccia. Ma le loro famiglie non hanno mai smesso di cercarle e di chiedere a gran voce che fosse fatta luce sulle misteriose scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Le vite delle due sembravano scorrere su binari paralleli.

Anche la Procura di Roma sin dall’inizio aprì un fascicolo unico sul caso delle due scomparse. Cosa ha spinto tutti a pensare che dietro le due sparizioni ci fosse la stessa mano? Il Corriere ricostruisce che nei mesi successivi alla scomparsa alle famiglie, al Vaticano e ai giornali arrivò una oscura richiesta di scambio. Emanuela e Mirella sarebbero state liberate a patto che venisse scarcerato Alì Agca, il killer turco condannato all’ergastolo per l’attentato contro Wojtyla compiuto due anni prima (13 maggio 1981). Qui il primo punto di congiunzione: i rapitori sembravano essere gli stessi, apparsi via via sotto mutate sembianze (“Pierluigi” e “Mario”, l’Amerikano, il Fronte Turkesh, il gruppo da Boston, tutti legati – attenzione – dalla conoscenza di dettagli non noti delle ragazze, oltre che da perizie grafiche e dall’esame delle voci), ad abbinare i due casi di scomparsa.

Poi c’è il muro di reticenze mai spiegato da parte delle amiche di Emanuela e Mirella. Prima di sparire le amiche delle due diventarono loro malgrado depositarie di segreti che hanno cambiato la loro vitaEmanuela confidò a Raffaella, compagna della scuola di musica di Sant’Apollinare, e che fu l’ultima a vederla, di aver ricevuto una proposta per la ditta Avon, 375 mila lire in un pomeriggio, per distribuire volantini nella Sala Borromini a una sfilata delle Sorelle Fontana. In realtà non c’era nessuna sfilata, forse un codice per i rapitori per trasmettersi informazioni dopo che la ragazza fosse stata rapita. Raffaella, prima e dopo il 22 giugno, fu pedinata, minacciata, fotografata per strada e ne rimase profondamente turbata. I genitori, per proteggerla, la trasferirono in Nord Italia.

Stessa situazione per Sonia, l’amica di Mirella figlia del titolare del bar di via Nomentana, sotto casa Gregori, frequentato da quel gendarme vaticano, Raoul Bonarelli, che venne indagato dalla Procura e poi prosciolto dopo che la mamma di Mirella, in un “faccia a faccia” tenuto nel 1993, non riconobbe in lui l’uomo della sicurezza notato vicino al Papa in visita nel 1985 alla parrocchia di quartiere. Ebbene, fu Sonia a indirizzare le prime ricerche (“Sarà andata a Villa Torlonia a suonare la chitarra”) in senso opposto rispetto al luogo detto da Mirella alla madre (“vado a Porta Pia”). “Pur essendo la sua più cara amica, da quel giorno non si è fatta più vedere, dandoci un grande dolore”, ha raccontato Maria Antonietta, la sorella maggiore. Il Corriere cita un documento riservato dl Sisde tirato in ballo dal giornalista Tommaso Nelli che attribuisce a Sonia una frase riferibile al frequentatore del bar: “Certo, lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo… Come ha preso Mirella, poteva prendere me…”.

Secondo la testimonianza di Mehmet Ali Ağca, la scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi sarebbe collegata a quella del giornalista sovietico Oleg G. Bitov, avvenuta il 9 settembre dello stesso anno presso il Festival del Cinema di Venezia. In diversi comunicati del 1983 e del 1984 l’organizzazione di estrema destra turca dei Lupi Grigi dichiarò di custodire entrambe le ragazze. In realtà secondo quanto dichiarato da Günter Bohnsack, ex-ufficiale della Stasi (il servizio segreto della Germania Est), a un giornalista del quotidiano la Repubblica, sarebbero stati i servizi della Germania Est, assieme a quelli bulgari e ai sovietici del KGB, a servirsi del caso Orlandi (al quale quello Gregori è stato collegato) confezionando falsi comunicati provenienti da sigle diverse (tra cui il Fronte Turkesh, collegabile ai Lupi Grigi) proprio per deviare le indagini parallele sulla pista russo-bulgara, per l’attentato a Giovanni Paolo II.

Nell’ottobre del 2015 il GIP, su richiesta della Procura e per mancanza di prove consistenti, ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Nel 2018 Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, durante un’intervista radiofonica all’emittente Radio Cusano Campus dell’Università degli Studi “Niccolò Cusano” ha invitato chiunque possa dare informazioni sul caso a contribuire, affermando di esser in contatto con alcuni studi legali per ottenere una riapertura delle indagini.