Spencer” di Pablo Larraín non è la classica favola in cui vissero tutti felici e contenti. La sua principessa detestava il protocollo e lo snobbismo della famiglia reale in cui era capitata. Sebbene Diana fosse popolare e amata, la bolla di cristallo in cui era costretta a vivere la soffocava. Kristen Stewart sbalordisce in un ruolo che sembra esserle stato cucito addosso. Elegante, a tratti goffa, sbadata, ironica e angosciata: la sua versione di Diana Spencer è coraggiosa e rivelatrice. 

“Spencer”, un ritratto (non troppo) inedito di Lady D

Ci sono poche donne che hanno avuto un’impatto fondamentale nella storia del 20° secolo e Lady D è stata sicuramente una di queste. Il regista di “Jackie” torna a svelare la storia più segreta di un personaggio femminile. Lo fa dopo una ricerca storica che non lascia nulla al caso, seppur, come lui steso ha dichiarato: “I membri della Famiglia Reale sono estremamente discreti. Non appena concludono le apparizioni pubbliche, le porte del palazzo si richiudono e non si sa più nulla di loro. Questo ha alimentato la nostra fantasia e ci siamo messi al lavoro. Non aspiravamo a realizzare un docudrama, bensì a creare una storia basata su elementi reali che sull’immaginazione”. 

“Spencer” prende le distanze dai pettegolezzi e dall’immagine caritatevole che i media erano soliti dare della principessa, per concentrarsi sui giorni più bui della sua esistenza. Diana è vicina al divorzio con il principe Carlo (Jack Farthing) e l’idea di passare tre giorni di vacanza scanditi dalle rigide tradizioni della Famiglia Reale crea in lei ulteriore angoscia. La donna vuole abbandonare definitivamente la maschera da principessa e sentirsi nuovamente libera, nubile, essenzialmente Spencer. Ritarda l’arrivo alla Sandringham House, dove i reali trascorrevano il Natale, alimentando così la cattiva reputazione che si era creata ormai tra i parenti. Disubbedisce agli usi e ai costumi e la voglia di scappare si fa sempre più forte.

Diana, la fine della Lady per ritrovare la Spencer

Tra gli ampi spazi della casa si sente soffocare, incastrata negli unici due tempi che la famiglia conosce, ovvero il passato delle tradizioni e il presente delle ripetizioni. Non esiste più futuro per Spencer. Gli unici a comprenderla sono i figli Henry e William, che notano la tristezza della madre, nonostante il suo affetto da genitore sia onnipresente. Il principe Carlo è ormai distante dalla moglie, sia fisicamente che empaticamente. Il Natale di Diana è bulimico, metaforicamente e realmente parlando. 

La donna sogna e ricorda il suo passato da Spencer. Si allontana dai suoi demoni, seppur la strada verso la felicità sia ardua e sofferente. Nel personaggio interpretato da Kristen Stuart c’è tanta voglia di vivere quanto di abbandonarsi all’autolesionismo. Come ha ricordato il regista: “Per il personaggio di Diana, non volevamo trovare semplicemente qualcuno che le somigliasse; il nostro lavoro è stato quello di utilizzare gli strumenti del cinema, quali il tempo, lo spazio e il silenzio, per creare un mondo interiore di una persona connotata da mistero e fragilità”. E quale miglior interprete avrebbe potuto trovare il regista se non la giovane attrice? Come lui stesso ha dichiarato: “ Kristen ha ottenuto il successo perché possiede una qualità fondamentale per il cinema, e cioè, il mistero”.

La favola tratta dal dramma reale ha comunque un suo lieto fine, se così lo si può chiamare. A sottolinearlo l’eccezionale colonna sonora curata da Jonny Greenwood, che si alleggerisce e si rallegra man mano che ci si avvicina alla conclusione. Spencer ha un momento di gloria. Lei e i suoi figli seduti su una panchina mentre mangiano il pollo comprato da KFC sono un’immagine finale commovente. La fotografia che immortala il loro essere persone comuni. Probabilmente anche Spencer avrebbe voluto che quel momento potesse perpetuarsi e diventare tradizione della sua nuova famiglia non reale, ma realistica. 

Marta Millauro

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Ph: Giulia Martinez Press