Boom dei prezzi: il grano ha raggiunto i 405 euro a tonnellata. I listini delle Camere di commercio e Borse Merci parlano chiaro, la spesa continua ad essere sempre meno conveniente. Il conflitto tra Russia e Ucraina sta mettendo in ginocchio l’esportazione e il commercio di grano, lasciando l’Europa a secco. E i portafogli anche.

Il problema più grave di questo conflitto è sicuramente la devastante perdita di civili. Senza voler mettere in ombra questo punto, la guerra ha scatenato altre complessità, con inevitabili influenze negative sull’economia europea, strettamente legata alla produzione di grano ucraina.

Nei listini delle Camere di Commercio e Borse Merci nazionali è registrato un aumento di quasi 80 euro/t in più rispetto alla scorsa settimana, che in ogni caso non andrà a migliorare nelle prossime, se la situazione non cambia. I dati sono forniti dalla Borsa Merci Telematica Italiana e parlano chiaro: la spesa sta diventando un’impresa sempre più difficile per molte persone e famiglie, con un non indifferente aumento dei prezzi di pane, pasta e prodotti legati ai cereali e al mais, dunque farine, oli e semi. Come se non bastasse, dato che non è solo il grano che lega l’Europa alla Russia e all’Ucraina, una grande impennata è da contare anche sul versante gas e luce, che stanno generando bollette spaventose.

Si scherza goliardicamente su come le modelle ora preferiscano i benzinai ai calciatori, ma c’è pochissimo da ridere. Il blocco delle esportazioni potrebbe mettere l’Europa in condizioni difficili da mantenere, con l’Ungheria e la Bulgaria che stanno rispettivamente bloccando le esportazioni e aumentando i prezzi di queste ultime. Rincari record nei listini delle Borse Merci italiane, che sono stati registrati nelle giornate del 7 e dell’8 marzo.

A quanto riportato dall’AGI, “l’analisi compiuta da Bmti sui prezzi dei cereali scambiati sulla piazza di Milano, mostra pesanti aumenti per tutto il comparto. Per il mais di produzione nazionale la crescita rispetto a sette giorni fa è di ben 87 euro/t, con i prezzi giunti alla cifra record di 400 euro/t, mai toccata in precedenza”.

L’Ungheria e l’Ucraina sono una fonte di approvvigionamento immensa per l’Italia, che conta su di loro per il 50% delle importazioni. Ora non più, e tocca rifare i conti in tasca perché anche la farina si sta trasformando in un bene di lusso, con rialzi di 100 euro/t per tutte le varietà quotate di farina 00 e un prezzo che attualmente è superiore di oltre il 70% rispetto allo scorso anno.

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