Quante volte, prima di vedere Spider Man No Way Home l’ho sentito dire: “questo non è più Cinema”. O anche “Il giocattolo si è rotto”, “Marvel ha esaurito le buone idee”; “Nessun eroe sarà all’altezza di Iron Man”, “End Game è insuperabile”. Qualche volta, persino, mi è capitato di pronunciare io stesso queste parole. Di vederle comparire nel mio campo visivo come… fantasmi. Ma Spider-Man: No Way Home non lascia spazio a dubbi o incertezze. Avvinto come mai prima di oggi, o come sempre lo ero stato fino a oggi (fate voi) mi allontano dalla proiezione frastornato; atterrito; emozionato. Perché no, “il giocattolo” non si è rotto! Il Marvel Cinematic Universe sta, invece, addentrandosi nella nube del multiverso più sicuro di sé che mai. Che significa più dubbioso, incerto, misterioso che mai.
Sono entrato al cinema The Space Moderno di Roma il 14 dicembre 2021 per visionare l’anteprima del film con il telefono in una busta di spessa plastica nera. Solo al termine del film, fuori dalla sala, mi sarà consentito di recuperarlo. Mi guardo intorno: sono circondato da colleghi, influencer, e varie personalità di spicco nel mondo Nerd. Dietro di me era seduto Michele Zero(Calcare), per farvi capire l’antifona. Comunque: ogni altro dispositivo elettronico in nostro possesso era stato previamente controllato all’ingresso, per evitare fughe di immagini, spoiler o leak. L’atmosfera era densa, il silenzio assordante: tutti i presenti attendevano solo la prima luce del proiettore. E le maschere, numerosissime, tutte in giacca nera e cravatta stile Man in Black, erano dotate di occhiali infrarossi per fendere le tenebre della sala, e impedire che qualcuno sapesse… che scoprisse… che non venisse loro la tentazione di rivelare che… *CENSURA*. Poi, luce, motore… azione. E che azione…
Spider Man No Way Home non è più Cinema, sei stato tu? Oppure tu?? O MAGARI TU???
Ma è vero: ormai basta poco: un personaggio che pronuncia una frase sbagliata. Una motivazione labile, una convinzione poco… convinta. Basta poco, e la credibilità del film può andare in frantumi, portandosi appresso tutta la baracca. Il Marvel Cinematic Universe è così, e dopo ogni pellicola la trama si infittisce, la tela si allarga, e i fili si tendono sempre di più. Shang Chi ha sfiorato, volutamente, solo lateralmente il cataclisma di eventi multi-cosmici che Eternal, invece, ha deliberatamente ignorato (concentrandosi sulle vicende spaziali di un solo universo). Tutto mentre su Disney+ WandaVision prima, e Loki poi, si prendevano la briga di lanciare la vera bomba atomica le cui onde, oggi, sono giunte fino a New York.
Spider-Man: No Way Home riprende a raccontare esattamente da dove Far From Home aveva terminato. Peter Parker e M.J. sono accerchiati di persone sconvolte, nel mondo regna il panico: un filmato contraffatto di Mysterio ha resa pubblica l’identità di Spider Man, il quale ora deve difendersi dalla legge, dalla folla, e… dai suoi acerrimi nemici provenienti da altri universi? OK FERMI UN ATTIMO: come faccio adesso a spiegarvi la trama senza spoilerare?
Sappiamo tutti, grazie ai trailer, che è un incantesimo atto a far dimenticare l’identità di Parker/Spider-Man, lanciato dal Dottor Strange, a dare il “la” alla frattura del multiverso. Tutti, tranne coloro che hanno visto Loki, e sanno benissimo che in realtà è stata Silvie a fare la frittata. O magari è colpa di Wanda, e della sua ricerca dei figli scomparsi che non ha mai avuto, oppure forse sì, da un morto, non proprio morto, Visione (a proposito, dove è finito White Visione??).
In equilibrio sulla quarta fase
Capite adesso? Mentre tutti in sala si chiedevano e si chiederanno “Ok Strange, cosa cacchio stai facendo?” le reali responsabilità della matassa ingarbugliatissima su cui Marvel ci ha tuffati nella fase post-Thanos si perdono nel multiverso cine-televisivo della casa delle idee. E se da un lato è evidente che per cavalcare l’onda fino in fondo non potrete mai, a questo punto del racconto, uscire dalla sala di Spider-Man: No Way Home con delle risposte certe, è altrettanto vero che l’arrampicamuri non ha perso smalto. Tre reboot cinematografici dopo, con le innumerevoli comparse animate e fumettistiche che l’hanno plasmato, formato e s-formato, fino a dargli la forma di Spider-Ham persino (senza che nemmeno in quel caso diventasse meno epico) è ANCORA un funambolo eccezionale.
Dall’inizio alla fine No Way Home si destreggia tra lore, detti e non detti, tetti e pareti, alleati e nemici con eleganza. Riesce a essere coerente persino quando è EVIDENTE che alcune scelte derivano dalla intensissima volontà di far spuntare un sorriso a 32 denti sui volti dei fan. E non delude quando colpisce nei sentimenti senza guardare in faccia a niente e nessuno. Conscio che Spider Man può cadere e rialzarsi infinite volte. Tecnicamente eccezionale, narrativamente una piacevole sorpresa; complici i trailer montati AD ARTE quasi fossero un film del tutto diverso da quello visibile in sala.
Spider-Man: No Way Home è un capolavoro che senza se e senza ma sconfigge il mostro sacro End Game e mette al tappeto Thanos, Captain America, Iron Man e tutto il circondario senza sforzo. Con un ritmo incalzante, una perfetta sospensione dell’incredulità, e un bilanciamento senza pari di screen-time per tutti i protagonisti di questa grandiosa opera; tanto corale, quanto intimamente, personalmente, dedicata al solo e unico Spider Man.
Spider Man No Way Home non è più Cinema, beccati!
Più che un ennesimo filo di un interminabile arazzo senza fine, Spider-Man: No Way Home è il taglierino che con decisione traccia un solco e stacca tutto quanto abbiamo visto fino a oggi dal telaio. Lanciandoci senza reti o protezioni nel vuoto, in attesa del prossimo spettacolo funambolico che Marvel ha predisposto per noi. E a chi si lamenta dell‘ eccessivo Hype montato da Marvel e Sony, imputate di “non dare abbastanza informazioni” o di “giocare con i sentimenti dei fan” dico: beccati! Marvel vi ha preso in pieno, e nemmeno ve ne siete accorti.
Mentre vi limitate a penzolare inconsapevoli, sospesi dal grattacielo altissimo dei colpi di scena non risolti, dei dubbi che solo il prossimo film potrà sciogliere (per attanagliarvi con molti altri subito dopo) io preferisco seguire la corrente con coscienza. Dondolarmi placido nella comfort zone dei personaggi che amo, coccolarmi tra certezze inattaccabili; facendo attenzione al momento esatto in cui stanno per esplodere colpite dal cactus dell’effetto sorpresa. Abbandonarmi, infine, allo scorrere velocissimo dei minuti di una pellicola; riuscitissima, sotto ogni punto di vista. I cui difetti VERI, proprio a volerli enumerare, si contano forse sulle dita di una mano. Ma se vi dicessi quale mano, poi sarebbe spoiler.
A proposito, la nostra (ciao Dario!) recensione completa, FULL SPOILER, è disponibile >QUI<.
“Spider-Man e i film Marvel non sono più Cinema” ha detto qualcuno che conosco. Vero. Sono qualcos’altro, ormai. Qualcosa di più grande. Sono un multiverso. In cui una sinestesia di emozioni e immagini, rivelazioni e personaggi nuotano, cadono, volano e corrono liberi di esprimersi come meglio credono. Ma se non si può pretendere di capire Harry Potter leggendolo solo dal quinto libro, così non si chieda Spider-Man: No Way Home di essere per tutti: non è più possibile. Non è più nemmeno giusto, ormai.
Quello Marvel è un multiverso orgoglioso e “storico”, che solo gli appassionati possono leggere fino in fondo. Che parla una lingua autoctona tutta sua, redatta da 24 film e 3 serie TV (quasi 4). Ora equilibrato, ora in bilico. Ora fortissimo e sicuro, ora in procinto di collassare su sé stesso come un castello di carte con una colonna fuori posto. Ma è questo, io credo, il bello dei castelli di carte. Finché non hai messo l’ultima piramide non sei mai sicuro di quando, e se cadranno. Sai solo che vuoi andare sempre più in alto. Perché è da lì che si ammira il panorama migliore. Non è emozionante?