Mediaset Channel porta stasera nelle case italiane Split, film del 2016 diretto da M. Night Shyamalan. L’opera è il secondo capitolo di una trilogia, composta da Unbreakable – Il predestinato (2000) e Glass (2019). Il regista, per questo film intermedio, si è ispirato alla vera storia di Billy Milligan. Scopriamone assieme qualche dettaglio in più.
Split: tra fiction e realtà
La trama di Split
La storia vede come protagonista Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), un uomo a cui è stato diagnosticato il disturbo dissociativo dell’identità. Ciò vuol dire che, nel suo solo corpo, convivono più personalità (in questo caso 23), ognuna con caratteristiche personali, anagrafiche e caratteriali differenti. Ognuna di queste può prendere in qualsiasi momento il controllo di Kevin, che si comporta dunque, imprevedibilmente, di conseguenza.
È infatti il freddo, enigmatico e calcolatore Dennis che, preso il controllo del corpo che lo ospita, rapisce la giovane Casey (Anya Taylor-Joy) e due sue amiche, rinchiudendole in un seminterrato e tenendole lì prigioniere. Mentre le due ragazze si disperano cercando la fuga, Casey, memore dei pomeriggi passati a caccia con il padre, impara ad osservare l’uomo che ha di fronte: chi dei due è la vera preda?
Billy Milligan: la storia vera che ha ispirato M. Night Shyamalan
La storia di Billy Milligan, uomo che con la sua sfortunata vita ha ispirato Shyamalan, è tanto cruda quanto triste. Accusato di aver rapito e violentato tre studentesse, l’uomo fu assolto, nonostante la colpevolezza, poiché dichiarato mentalmente infermo a causa della propria patologia, e perciò condotto in una clinica riabilitativa.
Con la sentenza, il disturbo dissociativo dell’identità venne perciò riconosciuto come un vero problema clinico e non come una semplice nevrosi.
I problemi di Billy iniziarono fin da piccolissimo. A quattro anni emerse la prima delle personalità, mentre a nove, a causa delle violenze continuamente inflittegli dal patrigno, emersero le altre ventitré. Di ciò che accadeva quando le sue personalità “uscivano sul posto” Billy non aveva memoria, tanto da trovarsi in situazioni sgradite e pericolose una volta ripresa coscienza di sé (come, appunto, i casi per cui fu condannato).
Billy iniziò perciò ad utilizzare queste personalità come una difesa: subivano le violenze e i soprusi al posto suo, così da non soffrire.
Durante il periodo trascorso in carcere e in clinica, Billy incontrerà Daniel Keyes, uno scrittore che racconterà la sua esperienza e la sua storia nel libro Una stanza piena di gente (1981). A tal proposito, si vocifera di una produzione cinematografica omonima in uscita per l’anno corrente, con protagonista, nel ruolo di Billy, Leonardo DiCaprio.
Billy Milligan muore nel 2014, all’età di 59 anni, a causa di un sarcoma per il quale aveva rifiutato le cure.
Chiara Cozzi
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