Sabato 22 ottobre è la data da cerchiare in rosso sul calendario per tutti gli appassionati di sport invernali. In quell’occasione, infatti, la Fis (Federazione internazionale sci e snowboard) dovrebbe pronunciarsi in merito alla partecipazione degli atleti russi e bielorussi alla prossima stagione delle discipline invernali. Ovviamente, gli sport più interessati dalla decisione sono lo sci di fondo, lo snowboard e il freestyle, poiché in questi ambiti uomini e donne provenienti dai Paesi in questione possono recitare ruoli da protagonisti.
I dettagli della decisione che potrebbe investire gli sport invernali

Fra 18 giorni, infatti, la Federazione Internazionale dello Sci e dello Snowboard ha in programma una sessione del proprio consiglio, durante la quale dovrà essere ratificata tutta una serie di faccende amministrative. La più importante, però, è quella venutasi a creare in seguito al conflitto armato in corso nell’Europa orientale. Nelle scorse settimane, per bocca del proprio segretario generale Michel Vion, l’organo di governo di gran parte delle discipline della neve si era detto “possibilista” sul tema della reintegrazione. Una dichiarazione meramente ufficiosa, sufficiente per generare la forte reazione da parte delle nazioni nordiche, Norvegia in testa.
La reazione della Norvegia
Non a caso, proprio i norvegesi stanno picchiando duro, chiedendo di arrivare a una decisione prima del 22 ottobre. Il general manager del settore nordico norsk Torbjørn Skogstad ha affermato a Nrk che la data “è troppo vicina all’inizio della Coppa del Mondo di sci di fondo di Ruka” (programmata per il 25 novembre, ndr) e la Fis dovrebbe accelerare le proprie procedure. Ovviamente, è anche palese quale debba essere la posizione della federazione internazionale secondo gli scandinavi. Questi ultimi difficilmente accetteranno un ritorno di russi e bielorussi, neppure con un eventuale status neutrale.
Si attendono lumi da FIL e IBSF, ovverosia le federazioni internazionali di slittino, bob e skeleton anche se il clima internazionale è decisamente cupo. Difficile, dunque, che dallo sport, sempre più soggetto a pressioni politiche, possa arrivare quel segnale di distensione (o almeno di speranza) che dovrebbe essere insito alla sua stessa essenza.
Gabriele Viespoli
(Photo credit: Beijing 2022)
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