L’audio di un socio di Renatino De Pedis, boss della banda della Magliana, riapre per la scomparsa di Emanuela Orlandi la pista sessuale. Un sex gate in Curia come sconvolgente movente del rapimento.
La registrazione è avvenuta all’insaputa di chi stava parlando e forse proprio per questo è una vera e propria confessione. Dell’esistenza di questo nastro alcuni erano già a conoscenza, si tratta di una registrazione effettuata di nascosto durante una conversazione in un luogo pubblico. Il sodale di De Pedis, riferendosi alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex compagna di ‘Renatino’, che aveva cominciato a parlare con i magistrati romani del caso Orlandi, si sente in dovere di fare alcune precisazioni che, ad oggi, ancora non si conoscono
Dunque la scomparsa della 15enne cittadina vaticana non sarebbe cioè dovuto a trame internazionali per la liberazione dell’attentatore del Papa Alì Agca, bensì ad uno scandalo pedofilia tragicamente concluso per coprire il quale sarebbe poi stato inscenata una gigantesca opera di depistaggio. La registrazione del blog Notte Criminale chiama in causa direttamente Giovanni Paolo II e il segretario di Stato Agostino Casaroli a cui si dovrebbe il coinvolgimento del capo della mala romana per mettere a tacere una sconvolgente vicenda di abusi in Curia. Di una inconfessabile matrice del caso Orlandi interna al Vaticano aveva già parlato dieci anni fa il fondatore dell’associazione internazionale degli esorcisti, padre Gabriele Amorth.
Audio choc su Emanuela Orlandi
Dopo gli audio sotto la lente di ingrandimento arriva un misterioso comunicato, scritto a penna e in stampatello, che arrivò all’Ansa di Milano il 17 ottobre 1983 in cui sembrerebbe che fosse chiamata in causa la banda della Magliana come responsabili di quel sequestro con parole cifrate e fantasiose che oggi, dopo le novità sul caso, sembrerebbero avere un nuovo significato.
Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, il comunicato citato conterrebbe una rivendicazione del sequestro della figlia del messo pontificio di Wojtyla. Il testo, un misto di parole deliranti e all’apparenza senza senso, fin dalle prime righe tirava in ballo un misterioso personaggio, “Aliz”. Sarebbe stato lui il rapitore assassino della “ragazza con la fascetta”. All’epoca gli investigatori considerarono la lettera inattendibile. Ma quell’indizio rivisto oggi alla luce degli audio recentemente resi noti, l’accresciuta credibilità di Marco Accetti e le dichiarazioni di Sabrina Minardi, sembra trovare una nuova collocazione.
Fin ora la banda della Magliana era stata chiamata in causa per la scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori in testimonianze rilevanti ma controverse dalla Minardi (ex amante del boss “Renatino” de Pedis e ex moglie del calciatore Bruno Giordano, e da Marco Accetti, fotografo che nel 2013 consegnò il flauto di Emanuela e un lungo memoriale. Le loro versioni erano in gran parte sovrapponibili ma non sono mai state confermate da altri elementi. In questo contesto si accendono i fari sul comunicato dell’83. La lettera è firmata da una sorta di pentito, tal “Dragan di Slavia”, e sul bordo della seconda facciata appaiono le parole “morte” e “Sergio”. Il comunicato esordisce dicendo che “Aliz”, nome già fatto in una telefonata fatta all’avvocato della famiglia Orlandi, ha ucciso l’ostaggio: “Emanuela era brava ragazza, noi la volevamo salvare, ma voi siete stati cattivi, lei non meritava.