L’impiego massiccio dei cosiddetti ‘forchettoni’ durante la corsa della funivia del Mottarone potrebbe avere scaricato una tensione eccessiva sulla fune e, quindi, la rottura all’altezza dell’attacco del carrello. E’ una delle numerose ipotesi al vaglio dei consulenti della procura di Verbania che devono fare luce sulle cause dell’incidente del 23 maggio costato la vita a 14 persone.
Gli accertamenti tecnici sono piuttosto laboriosi e richiederanno, fra l’altro, un accesso all’interno della cabina, che è ancora sul posto e che potrà essere rimossa solo con una serie di accorgimenti. Lunedì è prevista una seconda ispezione.
I ‘forchettoni’ sono dei ceppi che impediscono al freno di emergenza di scattare, interrompendo la corsa. Durante il normale orario di servizio debbono essere rimossi ma il 23 maggio sono stati lasciati sulla cabina 3. Le indagini hanno appurato che questo espediente – non consentito – era stato adottato diverse volte nel corso del mese e forse anche in precedenza.
Non è insolito che i ‘forchettoni’, una volta disinseriti, restassero posati sul tetto della cabina della funivia del Mottarone. E’ quanto si legge nelle carte del procedimento giudiziario avviato dalla procura di Verbania sull’incidente del 23 maggio costato la vita a 14 persone. L’emittente tedesca Zdf ha fatto avere agli inquirenti le immagini realizzate da uno svizzero, appassionato di funivie, che mostrano le cabine in movimento e, ben visibili, i forchettoni. Non è ancora del tutto chiaro, però, se siano applicati alle ganasce del freno di emergenza. “Una volta rimossi – aveva spiegato giorni fa un dipendente ascoltato come testimone, E.R. – i ceppi (così vengono anche chiamati tra i lavoratori – ndr) andrebbero depositati per terra, ma per comodità e consuetudine vengono lasciati sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina e percorrono quindi i vari tragitti insieme ad essa”.
Video del Mottarone “Freni bloccati da anni”
La Procura di Verbania ha ricevuto i video girati, tra il 2014 e il 2018, da uno svizzero dai quali emergerebbe l’utilizzo anche in quegli anni dei forchettoni per disattivare i freni di emergenza della funivia del Mottarone. Lo conferma la procuratrice Olimpia Bossi che chiarisce che al momento preferisce evitare “ogni valutazione”.
Le immagini erano state inviate all’emittente tv tedesca ZDF, dopo l’incidente, e la Zdf ha comunicato di averle girate ai pm di Verbania. Quei filmati ora dovranno essere analizzati dagli inquirenti per capire se davvero già almeno 7 anni fa venivano usati i “ceppi” per bloccare il sistema frenante di emergenza. Il caposervizio Tadini ha detto che i forchettoni venivano usati perché c’erano anomalie ai freni. Anche in relazione a queste lamentate anomalie sono in corso indagini.
Alla linea della funivia del Mottarone i freni di emergenza potrebbero essere stati bloccati già da anni? E’ quanto emergerebbe da alcuni video girati dal 2014 al 2018 da uno svizzero, il quale ha inviato il materiale all’emittente tv tedesca ZDF, dopo l’incidente. In queste immagini sono visibili i cosiddetti “forchettoni”, che bloccano i freni di emergenza, spiega la tv in un comunicato, riferendo delle immagini del videoamatore Michael Meier. Per interessi di tipo tecnico, si legge nella nota, filmò la funivia del Mottarone tre volte: nel 2014, nel 2016 e nel 2018. Le registrazioni sono state inviate alla procura di Verbania.
Dopo l’incidente accaduto nella domenica di Pentecoste, Maier ha riguardato il materiale dell’epoca: “Mi sono accorto che anche in queste immagini questi forchettoni già si vedono. Già nel 2014 questi forchettoni erano usati con persone a bordo della cabina”, ha affermato alla ZDF. La tv tedesca manderà in onda un servizio a riguardo stasera, nell’ambito della trasmissione Frontal 21.
Continua anche il braccio di ferro tra la procura e la gip, che ha disposto per i tre indagati la scarcerazione sabato: “Il pericolo di fuga non esisteva per le motivazioni per cui l’ho detto. Non ho ritenuto per due persone la sussistenza di gravi indizi, non perché non abbia creduto a uno ma perché ho ritenuto non riscontrata la chiamata in correità” ha spiegato la gip Donatella Banci Buonamici, interrogata dai giornalisti. “La chiamata in correità in fase cautelare deve essere dettagliata e questa non lo era ed era smentita da altri risultati” ha aggiunto. E poi ha chiarito: “Dovete essere felici di vivere in uno stato dove il sistema fa giustizia o è una garanzia, invece sembra che non siate felici”. Ma a non esserlo sembra essere la procura, che non sembra aver digerito la decisione di mandare Tadini ai domiciliari e mettere in libertà gli altri due, e che potrebbe fare appello al Tribunale delle libertà.
Intanto Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia, oggi è uscito dalla rianimazione dell’ospedale Regina Margherita di Torino per essere trasferito in un normale reparto di degenza.
Fonte Ansa