L’imprenditore romano, coinvolto nell’indagine riguardo il giro di “mazzette” per la costruzione dell’impianto sportivo della squadra della capitale, ha ammesso le sue responsabilità. 

“Ho pagato tutti i partiti”: Luca Parnasi ha confessato le sue azioni agli inquirenti dopo 11 ore di interrogatorio, durante le quali il costruttore avrebbe collaborato con i pm di Roma ammettendo di aver elargito denaro per rimuovere gli ostacoli burocratici e mantenere buoni rapporti con i politici in generale.

L’imprenditore ha passato le ultime due settimane nel carcere di Rebibbia essendo stato arrestato  il 13 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo Investigativo su un giro di “mazzette” messo in piedi attorno alla costruzione del nuovo stadio della Roma.

Ieri si è svolto l’interrogatorio del Parnasi, durato ben 11 ore suddiviso in due giorni: ieri pomeriggio alle 16 si è bloccato alle 21 e 30 dopo oltre 5 ore ed è ripreso questa mattina alle 9 e 30 per finire poi all’ora di pranzo. Il costruttore nel corso dell’atto istruttorio ha fatto ammissioni in merito alle dazioni di denaro date ai politici.  

Questo lungo colloquio è stato utile agli investigatori che auspicano di chiarire il “sistema Parnasi”, ovvero quel meccanismo di finanziamento ai partiti, organizzazioni, associazioni e onlus che il costruttore ha reso una sorta di “core business” della sua attività imprenditoriale. Sono state affrontate le contestazioni presenti nell’ordinanza di custodia cautelare, il suo ruolo nella società Eurnova e il rapporto con Luca Lanzalone, l’ex presidente di Acea, e consulente “di fatto” del Comune di Roma nella trattativa, datata gennaio-febbraio del 2017, per l’abbattimento delle cubature nel progetto stadio.

Domani l’atto istruttorio potrebbe approfondire la pulviscolare attività di erogazione di denaro al mondo della politica, che avveniva spesso in modo del tutto tracciabile ma sulla quale i pm vogliono andare fino in fondo.

Lo stesso imprenditore in alcune intercettazioni degli atti ha ammesso:”Io pago tutti”. In un altro dialogo intercettato confessa:”Un investimento molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto pero’ la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…”.

In base all’impianto accusatorio, il gruppo Parnasi avrebbe garantito finanziamenti a molte formazioni politiche o ad organizzazioni ad esse vicine. Nelle carte vengono citati i 250 mila euro erogati, tramite una societa’ del gruppo, all’associazione “Piu’ Voci” vicina alla Lega.

E’ lo stesso Parnasi ad ammettere nelle intercettazioni il suo modus operandi. In un dialogo si lamenta del fatto di dover “elargire somme ai politici” per avere “le autorizzazioni”.

In un’ informativa, i carabinieri scrivono che “nella conversazione sul finanziamento ad esponenti politici, Parnasi indica nominativi e quote da corrispondere: Francesco Giro 5 (5000 euro), Ciocchetti 10 (10 mila euro), Buonasorte 5 (5000 euro): allo stato non e’ chiaro se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno, anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa”, annotano gli investigatori.

In un passaggio il costruttore precisa: “domani c’ho un altro meeting dei Cinque stelle, perche’ pure ai Cinque Stelle glie l’ho dovuti dare”.

 

Claudia Colabono