Finalmente gli Stati Uniti d’America possono tirare un sospiro di sollievo: Joe Biden è ufficialmente il 46° Presidente eletto.
Dopo le prime frenetiche ore, con la rimonta di Donald Trump sempre più pressante, si era arrivati infatti ad una situazione di stallo dalla quale sembrava sempre più duro e complicato uscire.
Con la vittoria prima in Pennsylvania e poi in Nevada, due degli ultimi cinque stati in bilico da assegnare, lo sfidante democratico ha raggiunto 279 grandi elettori, superando quindi la fatidica soglia di 270 che vale la presidenza.
Se dovesse prevalere alla fine anche in Arizona e Georgia potrebbe superare addirittura quota 300, numero che allontanerebbe di non poco ogni possibilità di contestazione.
Nel discorso di accettazione alla presidenza Joe Biden richiama ancora una volta all’unità nazionale: “”
Ma Donald Trump non ha nessuna intenzione di arretrare di un millimetro rispetto alle dure posizioni espresse nelle ore scorse.
E manda un messaggio tramite il suo avvocato personale Rudolph Giuliani: “a causa di frodi elettorali di vario tipo sono svaniti 700.000 voti a nostro favore, non riconosceremo l’esito di queste elezioni”.
Il presidente uscente Donald Trump non farà nessun discorso di concessione della vittoria a Joe Biden che non verrà nemmeno invitato alla Casa Bianca come vorrebbe la tradizione. Sarebbe la prima volta e un precedente pericoloso per la democrazia statunitense, anche se va ricordato che non c’è l’obbligo di concessione nella costituzione americana.
Mentre Donald Trump viene immortalato giocando a golf nel momento in cui gli viene comunicata la notizia della vittoria del rivale, il nuovo Presidente Joe Biden si prepara a tenere il primo discorso ufficiale di accettazione dal suo quartiere generale di Wilmington, Delaware.
Discorso
l’America resta divisa, non bisogna dimenticarlo.
Ma a guardare le immagini di festa e commozione che arrivano da ogni angolo degli Stati Uniti sembra che prevalga un senso di liberazione per la parabola discendente di un personaggio, comunque la si pensi, troppo ingombrante e divisivo.