È l’album più venduto della cantantessa. Stato di necessità racconta l’essenza di Carmen Consoli. Uscito in concomitanza con la partecipazione della cantautrice al Festival di Sanremo 2000, proprio quest’anno compie 20 anni. Descrive ancora nitidamente il percorso artistico della Consoli: il rapporto con la madre, quello travagliato con l’amore e la voglia di riscattarsi da quell’immagine troppo rock che aveva dato con i precedenti lavori. Un modo tutto “consoliniano” che prende per mano l’ascoltatore e lo porta all’interno di mondi musicali inesplorati.
La descrizione di un successo: Stato di Necessità
Il disco nasce e si sviluppa in un periodo artistico molto proficuo per la cantautrice siciliana. Il desiderio è quello di distaccarsi dalle melodie rock degli ultimi album e di identificarsi in qualcosa di maggiormente quieto e ordinato. La svolta è evidente sin dalla presentazione del primo singolo al Festival di Sanremo del 2000. Con In bianco e nero la cantantessa presenta un quadro emotivo forte e reale. Il testo fa riferimento al rapporto, fatto di alti e bassi, con la madre, figura centrale all’interno della vita di Carmen Consoli.
Stato di necessità ha da subito conquistato l’Italia, ricevendo ben tre dischi di platino, e anche la Francia, dove l’artista ha pubblicato una versione in lingua francese, État de necessité. Di grande successo anche i singoli successivi: Parole di burro e L’ultimo bacio. Il primo è uno dei migliori motivi melodici dell’artista siciliana, vincitore del Premio Italiano della Musica come migliore canzone dell’anno. L’ultimo bacio, invece, è il brano più ricordato della Consoli, grazie soprattutto alla scelta fatta dal regista Gabriele Muccino che decise si inserirla come colonna sonora nell’omonimo film.
Il disco più apprezzato, una nuova Carmen Consoli
Testi e melodie più lavorate, meno istintive e particolarmente ricercate. Carmen Consoli è una delle artiste più apprezzate in Italia proprio grazie al modo delicato e attento dell’uso delle parole. Mai banalizzate, incisive e spesso riflessive. La sua vocalità all’interno dell’album permette di alleggerire anche i temi più roventi. L’arrangiamento elettronico, dedito al rock, delle pubblicazioni precedenti lascia spazio all’uso di un’orchestra a pieno suono, con grande rilevanza data agli archi.
“C’è anche un elemento che io chiamo “di identificazione” nel senso che cerco di identificarmi in realtà circostanti filtrandole e facendole solo mie” – racconta Carmen. A un certo punto sembrava stessi impersonando un personaggio, quello dell’artista che fa sempre e solo rock, quindi ho cercato di cambiare. Mi sono accorta di aver raggiunto il limite con Mediamente isterica e ho voluto imprimere sonorità diverse al nuovo album.“
A cura di Maria Zanghì
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