Stephen King: 5 fantasy horror movies tratti dai suoi romanzi

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Stephen Edwin King, scrittore e sceneggiatore statunitense, tra i più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo.
Stephen Edwin King, scrittore e sceneggiatore statunitense, tra i più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo.

Misticità in relazione al prezzo della violenza occultata dietro maschere di felicità, grettezze nascoste dietro le apparenze, tutte morali di un’unica favola: la sensazione che prima o poi dovremo fare i conti con un qualcosa di malefico, mutevole e in grado di farci visita dando sostanza alle nostre paure. Queste le opere altrettanto buie del genio infinito di Stephen King, capace di condurre il lettore in un regno dove l’angoscia si fa padrona sovrastando ogni cosa.

Il rapporto tra Stephen e la paura ha radici molto profonde, legate alla sua infanzia, ancorate ai luoghi in cui è cresciuto, associate a molti altri ricordi, alcuni probabilmente frutto di un’immaginazione messa in moto in correlazione a quelle giornate interminabili e penose. Costretto a ricorrere a lavori saltuari per potersi mantenere, King dedicò il proprio tempo libero alla scrittura. Ecco 5 film liberamente ispirati ai romanzi del grande genio.

IT (2017)

Il primo capitolo di “IT” girato da Andrés Muschietti, remake del film del 1990, si è proposto fin dall’inizio come una versione estremamente fedele del romanzo horror best seller “It” di Stephen King, trasportata agli anni ‘80 da che era ambientato nei ‘50, pellicola in cui prendono vita su una serie di elementi, primo dei quali la resa dell’incarnazione più famosa di IT, il clown Pennywise, con una carica così tangibile da far sembrare plausibile qualsiasi violenza o presenza demoniaca e con il compito di cibarsi dei bambini immagazzinando abbastanza cibo per andare in “letargo” per una durata di 27 anni. Pellicola che sfronda quasi tutta la parte coming of age per concentrarsi solo sulla battaglia tra i Losers e Pennywise.

Inutile dire che a vincere sono proprio i “Losers“(perdenti) bambini, protagonisti di questo primo capitolo, ad averla vinta su un Pennywise  caratterizzato davvero divinamente da un inquietante Bill Skarsgard; secondo lo stesso regista, comunque, il secondo capitolo esplorerà a fondo la natura di Pennywise e la dimensione cosmica, quindi ci sarà modo da ammirare in tutte le molteplici seguenti sfaccettature della terrificante nemesi più avanti in “IT 2“.

Quello dei Perdenti cinematografici è uno dei migliori casting degli ultimi anni come nel caso di “IT“, non solo gli attori sono le copie dei personaggi descritti nel romanzo, da Jaeden Lieberher a Finn Wolfhard fino alla bravissima Sophia Lillis, ma sopratutto perché questi giovanissimi ma sorprendenti interpreti sono riusciti ad instaurare tra di loro un feeling incredibile, trasmettendolo in ogni scena di gruppo come fossero davvero stati uniti da un potere superiore.

Il cinema è un grande mezzo di comunicazione capace di trasmettere tanti messaggi e morali, ma la domanda è, un film horror è capace di farlo? Chiunque non abbia paura di IT è salvo dalla morte. L’unica possibilità per sconfiggere la sete di sangue di Pennywise è stare uniti. I ragazzi del film sono definiti appositamente per lanciare una messaggio profondo infatti vengono descritti come un gruppo solido, unito dall’amore che hanno l’uno dell’altro, ritrovandosi a combattere contro cose più grandi di loro, cose che fanno paura ma di cui non hanno colpa e soprattutto il controllo.

L’unica cosa che questi ragazzi vivono con allegria e positività è la loro amicizia. La paura, come si evince chiaramente nel film, è l’elemento che divide tutto. Se ci si ferma a riflettere un attimo ci si rednerà conto che tutto quello che viene raccontato, non è poi così tanto diverso da quello che si vive ogni giorno.

The Mist (2007)

The Mist” di Frank Darabont, conosciuto in Italia come “La nebbia”, è un film tratto dalla raccolta “Scheletri” che è diventato un film e recentemente anche una serie TV.

C’è chi dice che Darabont debba la sua carriera a Stephen King, dato che i suoi maggiori successi sono stati “Le Ali della Libertà” e “Il Miglio Verde“, entrambi tratti da opere del Re del Brivido infatti Darabont è il più fedele adattatore di King e della sociologia dei suoi personaggi. Il romanzo barra racconto di Stephen King ha un finale sospeso, che si interrompe quattro giorni dopo la tempesta senza sviscerare il destino dei protagonisti, nel film invece verranno aggiunti dal regiata 5 minuti visionari rispetto al romanzo.

David Drayton e suo figlio Billy fanno parte di un numeroso gruppo di abitanti di una piccola città, terrorizzati e intrappolati in un supermercato da una strana nebbia soprannaturale. David è il primo ad accorgersi che qualcosa si aggira nella nebbia, qualcosa di letale e spaventoso: creature di un altro mondo.

Una scena tratta dal film “The Mist

Il film di Frank Darabont si spinge oltre di appena 5 minuti, ma si tratta di 5 minuti in grado di fare la differenza, non un semplice finale cliffhanger ma un “The end” che non darà né scampo né speranza. Quello di “The Mist” è uno dei finali senza tempo della storia del cinema, che ricordi e ricorderai sempre. D’un tratto non si capisce più chi siano i mostri. Sono orribili creature o le affabili persone che abbiamo di fianco? 

L’acchiappasogni (2002)

Dal romanzo di Stephen King, “L’acchiappasogni” diretto da Lawrence Kasdan. Pellicola con la più complessa commistione dei generi mai vista: c’è la fantascienza, l’horror, la commedia, il film drammatico, il thriller, un po’ di western, insomma davvero di tutto.

Quattro amici si ritrovano come ogni anno per passare il weekend in baita. Si tratta di un evento commemorativo in onore del loro amico di infanzia Duddits, un ragazzo con poteri straordinari con il quale avevano stretto un rapporto speciale. Durante il weekend però succede qualcosa di inaspettato: un uomo moribondo  bussa alla loro porta e una strana muffa rossa si diffonde su ogni cosa.

Pet Sematary (2019)

Edito nel 1983, Pet Sematary è una pietra miliare nella carriera dello scrittore di Portland. Un romanzo che fonde tutti gli elementi fondamentali dell’horror secondo King: antichi cimiteri indiani, una famiglia che nasconde l’ombra di un dolore antico, animali dall’inspiegabile ferocia, strade statali attraversate da giganti camion killer. Romanzo ispirato a sua volta ad un breve racconto horror di William Wymark Jacobs, “The Monkey’s Paw“.

Racconto horror di William Wymark Jacobs, “The Monkey’s Paw
Racconto horror di William Wymark Jacobs, “The Monkey’s Paw

Pet Sematary trasposto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, è la storia di una famigliola nel Maine che si dovrà confrontare con una terribile entità : il wendigo, che impregna con il suo potere il cimitero degli animali nascosto dentro al bosco. Il tema della morte pervade tutto il romanzo nonchè il film, e come questa viene affrontata da chi invece resta in vita in quanto la morte è comunque un elemento imprescindibile che prima o poi ci riguarda da vicino. Film dal finale strepitoso, terrificante e angosciante.

Brivido (1986)

Brivido” segna la prima e al momento unica regia di Stephen King, che ha adattato per il cinema uno dei migliori racconti “Camion” contenuti nella sua raccolta “Night Shift” (“A volte ritornano”) scrivendone ovviamente la sceneggiatura e concedendosi persino un cameo in apertura. Una spaventosa ribellione i cui drammatici effetti vengono posti in evidenza soprattutto nella prima parte dell’operazione, con l’evidente fine di fornire l’indispensabile quantità di situazioni d’intrattenimento proto-disaster movie, a metà strada tra la spettacolarità da blockbuster hollywoodiano e la semina di cadaveri tipica dello slasher.

A dominare, nella pellicola, sono da un lato il mitico bestione a quattro ruote caratterizzato dal volto di Goblin e dall’altro l’ottima colonna sonora a firma degli AC/DC, con le splendide “Who made who e You shook me all night long“, senza dimenticare i chiari sottotitoli relativi al pericoloso effetto del potere legato alla benzina, un messaggio con una semina simbolica di denuncia decisamente interessante e profetico.

Giuliana Aglio

Continua a seguire la redazione di Cinema e tutto Metropolitan Magazine e resta in contatto con noi su Facebook ed Instagram!