La strage di Brandizzo, che è costata la vita a cinque operai, sta piano piano venendo ricostruita. La Procura di Ivrea sta ricostruendo l’accaduto attraverso le varie testimonianze. Tra queste c’è quella dell’impiegata delle FS 25enne che sostiene “L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”.

Brandizzo, i testimoni

Strage di Brandizzo- Photo Credits Open
Strage di Brandizzo- Photo Credits Open

Video delle telecamere della stazione, telefonate registrate dal server di Rfi e testimonianze davanti ai magistrati, tutto serve per ricostruire l’accaduto e dare una spiegazione a ciò che è successo nel Torinese. Emerge una prassi utilizzata dagli operai per aggirare i divieti e finire prima i lavori. Intere squadre si mettevano al lavoro sui binari prima degli orari concordati e studiavano un sistema di allarme “a vista”. Un collega aveva il compito di guardare la ferrovia e lanciare l’allarme: “Se c’è un treno, io vi avviso e voi vi togliete”.

La ferrovieria che avvertì al telefono

Una giovane dipendente delle Ferrovie di 25 anni è emersa come figura chiave nella tragedia che ha coinvolto l’incidente ferroviario. La donna era al telefono con Antonio Massa, il referente di Rfi, quando ha visto un treno merci proveniente da Alessandria arrivare a tutta velocità sui binari in cui stavano lavorando gli operai. Inoltre, è stata sulla stessa linea telefonica quando Massa ha contattato ripetutamente la sala controllo di Chivasso per ottenere l’autorizzazione all’inizio dei lavori. La donna ha confermato la sua versione dei fatti alle autorità investigative, dichiarando: “L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”. Purtroppo, questi avvertimenti sembrano essere stati tragicamente ignorati, portando all’incidente ferroviario.

Errore umano?

Non sappiamo se l’atto di entrare sulla sede dei binari in attesa dell’autorizzazione (mai arrivata) sia stato un episodio tragico isolato o una pratica più diffusa di quanto si pensi. Questa è una questione importante e di interesse per molte aziende ferroviarie. L’ufficio diretto dalla Procuratrice Gabriella Viglione sta cercando di verificare le procedure di sicurezza e i sistemi di protezione dei binari. Per questo motivo, sono state effettuate perquisizioni da parte della Guardia di Finanza di Vercelli, dove ha sede la Sigifer. Inoltre, sono stati acquisiti documenti dagli uffici di Rfi, che ha dichiarato la massima collaborazione con gli investigatori. Sono previsti anche interrogatori con persone informate sui fatti, compreso il fratello di Kevin, una delle cinque vittime, che è un operaio nella stessa ditta.

Giulia Simonetti

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